Il 18 ottobre ci sarà uno sciopero generale dei lavoratori del settore auto

Una fabbrica di Stellantis vicino a Belgrado, in Serbia (AP Photo/Darko Vojinovic)
Una fabbrica di Stellantis vicino a Belgrado, in Serbia (AP Photo/Darko Vojinovic)

Martedì i sindacati Fiom, Uilm e Fim hanno convocato per il 18 ottobre uno sciopero nazionale per tutti i lavoratori del settore auto e hanno organizzato per lo stesso giorno una manifestazione a Roma, che si concluderà in piazza del Popolo. Lo sciopero durerà otto ore e riguarderà l’intero settore, ma è stato indetto in un momento di particolare crisi del gruppo automobilistico Stellantis: migliaia dei suoi operai sono attualmente in cassa integrazione o lavorano con contratti di solidarietà, senza percepire quindi uno stipendio pieno.

Fra il 2007 e il 2024 la produzione di auto di Stellantis negli stabilimenti italiani si è ridotta del 70 per cento, con gravi conseguenze per i suoi dipendenti. Secondo i sindacati «sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore automotive da parte della UE, mirate politiche industriali da parte del Governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica» (anche queste ultima saranno coinvolte nello sciopero). I sindacati hanno citato anche la crisi di Volkswagen, in Germania, che secondo loro rischia di avere effetti negativi anche sul settore automobilistico italiano ed europeo in generale.

Anche il governo italiano critica da tempo le scelte industriali del gruppo, soprattutto per via della progressiva riduzione del numero di auto prodotte negli stabilimenti italiani rispetto a quelle prodotte all’estero, nonostante l’azienda continui a beneficiare di aiuti pubblici sotto forma di incentivi al settore delle auto e di cassa integrazione. La scorsa settimana il governo aveva fatto sapere di aver destinato ad altri una parte dei fondi del PNRR assegnati a Stellantis per costruire un impianto di produzione di batterie per auto elettriche, sostenendo che l’azienda non avesse rispettato gli accordi presi e parlando di incertezze sui tempi di realizzazione dopo un primo rinvio dell’inizio del progetto.

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