L’enorme bombardamento di Israele in Libano
È andato avanti lunedì per molte ore causando almeno 492 morti: è stato l'attacco israeliano in territorio libanese più violento dall'ultima guerra tra i due paesi, nel 2006
Lunedì mattina l’esercito israeliano ha ripreso a bombardare il Libano, dove dall’inizio dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza si sono intensificati gli scontri con il gruppo politico e militare Hezbollah, alleato di Hamas. Secondo il ministero della Salute libanese 492 persone sono state uccise e 1.645 sono state ferite. È l’attacco israeliano in territorio libanese più violento dall’ultima guerra tra i due paesi, nel 2006.
Lunedì sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso un messaggio in inglese in cui si rivolge alle persone libanesi dicendo loro «Israele non è in guerra con voi, ma con Hezbollah». Rimane il fatto che i bombardamenti israeliani siano stati piuttosto indiscriminati: hanno colpito aree urbane molto dense e distrutto interi edifici, e per questo sono morti moltissimi civili. Al momento sono 492, ma per tutta la giornata il numero è progressivamente aumentato.
I bombardamenti di Israele hanno colpito decine di posti nel sud e nell’est del Libano: in tutto secondo l’esercito israeliano sono stati colpiti più di 1.300 obiettivi. Lunedì pomeriggio alcune testimonianze hanno raccontato di nuovi attacchi anche a Beirut, la capitale del Libano, dopo quelli di venerdì scorso che colpirono il quartiere periferico di Dahieh.
L’attacco israeliano è iniziato dopo che lunedì mattina la città israeliana di Safed e i suoi dintorni erano stati colpiti da diversi razzi lanciati dal Libano. Secondo il servizio nazionale di primo soccorso israeliano, cinque persone sono state ferite lievemente da un razzo che è esploso nel nord di Israele in mattinata, a est del lago di Tiberiade. Hezbollah ha detto di aver colpito alcuni obiettivi militari dell’esercito israeliano, ma non ha specificato quanti o quali. L’esercito israeliano ha detto che lunedì Hezbollah ha lanciato in tutto 165 razzi in territorio israeliano.
Poco prima di iniziare a bombardare, Israele aveva detto ai civili libanesi che abitano vicino a edifici utilizzati da Hezbollah a scopi militari di lasciare le loro case, per ragioni di sicurezza. Questa mattina i residenti della capitale Beirut e di altre zone del paese hanno ricevuto un avviso telefonico con cui l’esercito li esortava ad andarsene. Il ministro dell’Informazione Ziad Makary ha detto che anche il suo ufficio ha ricevuto l’avviso, che ha definito uno strumento nella «guerra psicologica» condotta da Israele.
Nel pomeriggio il portavoce arabofono dell’esercito israeliano Avichay Adraee ha ordinato anche agli abitanti della valle della Beqaa, nel centro nord del Libano, piuttosto lontano dal confine, di lasciare le proprie case in vista di una operazione israeliana contro le attività «terroristiche» di Hezbollah. Adraee ha scritto che entro le 17 ora locale (le 16 da noi) le persone che abitano vicino a una sede operativa del gruppo avrebbero dovuto allontanarsi e che non sarebbero dovute tornare «fino a nuovo ordine». L’esercito israeliano ha poi detto di aver colpito diversi obiettivi militari di Hezbollah nella valle: non è ancora chiaro esattamente quanti dei morti e dei feriti annunciati dal governo libanese provengano da lì.
Anche a Beirut il ministero dell’Istruzione ha ordinato la chiusura di alcune scuole pubbliche e private, mentre quello dell’Interno ha deciso di adibirne alcune a rifugio per gli sfollati. Domani le scuole resteranno chiuse. Molte persone infatti hanno abbandonato o stanno abbandonando la propria casa in seguito agli ordini di evacuazione dell’esercito israeliano. Per far spazio ai feriti, il ministero ha ordinato agli ospedali nel sud e nell’est di sospendere tutte le operazioni non urgenti.
Dal Libano arrivano foto e video di moltissime persone che stanno cercando di scappare dalle proprie case, per rifugiarsi in zone del paese che considerano più sicure. Il corrispondente a Beirut per il New York Times aveva scritto già lunedì mattina che più di 110mila libanesi avevano lasciato i comuni vicino al confine, alcuni dei quali sono ora quasi deserti.
Gli attacchi reciproci tra Israele e Hezbollah si sono intensificati negli ultimi giorni, dopo che Israele aveva fatto esplodere migliaia di dispositivi elettronici in Libano appartenenti a Hezbollah, uccidendo almeno 37 persone e ferendone migliaia. Tra sabato sera e domenica Hezbollah aveva lanciato circa 150 missili verso il nord di Israele, colpendo anche Haifa, a 50 chilometri dal confine con il Libano.
Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano, ha sostenuto che Israele non avrebbe intenzione per il momento di iniziare un’operazione di terra, ma vorrebbe continuare a colpire il Libano con attacchi aerei, come avvenuto negli ultimi mesi e in modo più esteso nei giorni scorsi.
L’obiettivo di Israele, secondo Hagari e altri funzionari israeliani che hanno fatto dichiarazioni in questi giorni, sarebbe di mettere in sicurezza il nord del paese, cioè la zona a ridosso del confine con il Libano, dove da mesi, a causa degli attacchi di Hezbollah, decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le proprie case. Lo stesso è avvenuto nella parte sud del Libano, al confine con Israele, a causa degli attacchi israeliani. «La serie di operazioni continuerà fin quando non raggiungeremo il nostro scopo: far rientrare i residenti del nord nelle loro case in sicurezza», ha detto lunedì mattina il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, riferendosi agli attacchi verso il Libano degli ultimi giorni.