In Bolivia ci sono stati scontri fra i sostenitori dell’ex presidente Evo Morales e quelli dell’attuale presidente Luis Arce

un uomo con un passamontagna e uno scudo antisommossa artigianale fatto con un pezzo di bidone, davanti a una schiera di manifestanti con bandiere
Manifestanti a El Alto, il 22 settembre 2024 (AP Photo/Juan Karita)

Domenica in Bolivia a El Alto, una grande città su un altopiano adiacente alla sede del governo di La Paz, ci sono stati violenti scontri fra i sostenitori dell’ex presidente Evo Morales e quelli di quello attuale, Luis Arce: ci sono stati lanci di pietre, petardi ed esplosivi artigianali, che hanno causato almeno otto feriti. Fino a un anno fa entrambi i politici appartenevano allo stesso partito di sinistra, il Movimiento al Socialismo (Mas), ma nell’ottobre del 2023 Arce si era autoespulso dal partito, in polemica con i sostenitori di Morales.

Gli scontri sono iniziati quando un gruppo di manifestanti sostenitori di Morales è arrivato alla periferia di El Alto, dove hanno trovato alcuni sostenitori di Arce che si erano riuniti in un municipio per cercare di fermare le manifestazioni a favore dell’ex presidente. Da martedì scorso circa 10mila sostenitori di Evo Morales stanno facendo una marcia a piedi di circa 190 chilometri dalla cittadina di Caracollo, nelle Ande boliviane, a La Paz, per chiedere al governo di autorizzare la candidatura di Morales alle presidenziali del 2025. Secondo il governo, Morales ha già raggiunto il limite di due mandati stabilito nel 2023 dalla Corte costituzionale. Secondo l’ex presidente invece la Costituzione non gli impedisce di candidarsi dato che limiterebbe solo i mandati consecutivi.

Morales era stato il primo presidente indigeno del paese dal 2006 al 2019, quando fuggì dal paese al termine di una grave crisi politica: aveva vinto le elezioni ma era stato accusato di brogli e ne erano nate proteste di massa in cui erano state uccise oltre 30 persone. L’anno successivo furono organizzate nuove elezioni, stravinte da Arce. Morales era tornato in Bolivia nel 2020, e nel 2023 aveva detto di volersi ricandidare alle elezioni del 2025.

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