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  • Domenica 22 settembre 2024

Gli attacchi di Hezbollah in Israele sono arrivati ad Haifa

La città portuale è il punto più a sud mai raggiunto in un anno di scontri: è la risposta all'attacco israeliano a Beirut

I danni di un attacco missilistico dal Libano in un quartiere residenziale di Kiryat Bialik, nel distretto di Haifa, nel nord di Israele (EPA/ABIR SULTAN)
I danni di un attacco missilistico dal Libano in un quartiere residenziale di Kiryat Bialik, nel distretto di Haifa, nel nord di Israele (EPA/ABIR SULTAN)
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Dopo il bombardamento israeliano di venerdì a Beirut, la capitale del Libano, sabato sono ricominciati con una certa intensità gli attacchi reciproci al confine tra i due paesi tra l’esercito israeliano e Hezbollah, potente gruppo paramilitare e partito politico libanese. Tra sabato sera e domenica Hezbollah ha lanciato circa 150 missili verso il nord di Israele, e anche se l’esercito israeliano ha detto di averne intercettato molti ci sono stati evidenti danni in alcune città israeliane (nessun morto però). L’attacco di Hezbollah è arrivato fino alla zona della città israeliana di Haifa, il punto più a sud mai colpito in quest’anno di scontri al confine.

Gli attacchi tra esercito israeliano e Hezbollah infatti vanno avanti ormai fin dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza a ottobre del 2023, in cui Hezbollah è alleato di Hamas: se però fin qui le conseguenze erano state tutto sommato limitate, dopo il bombardamento a Beirut e una serie di altri attacchi israeliani notevoli contro Hezbollah di questa settimana si teme che la situazione possa peggiorare rapidamente e aprire un conflitto più ampio.

Domenica il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso un video in cui si rivolgeva alla nazione e diceva che Israele compierà «qualsiasi azione necessaria per ristabilire la sicurezza» nel nord del paese e far tornare nelle proprie case i molti abitanti della zona che in questi mesi sono stati costretti ad andarsene. Già giovedì il ministro della Difesa, Yoav Gallant, aveva detto qualcosa di simile annunciando che Israele stava entrando in una nuova fase della guerra in cui si sarebbe concentrato maggiormente sul confine nord (e quindi sugli attacchi contro Hebollah). «Hezbollah pagherà un prezzo sempre più alto», aveva detto. Dall’inizio del conflitto, più di 160mila tra israeliani e libanesi hanno lasciato i centri urbani di confine.

Intanto tra sabato e domenica Hezbollah ha colpito alcune postazioni militari israeliane tra cui la base aerea di Ramat David, vicino alla città costiera di Haifa, a circa 50 chilometri dal confine col Libano. Ma soprattutto i missili di Hezbollah hanno colpito anche alcune città abitate nel nord di Israele e danneggiato edifici residenziali ad Haifa, una delle città più grandi d’Israele, di quasi 300mila abitanti, dove le esplosioni hanno provocato un incendio e ferito alcune persone. Sono zone in cui gli attacchi di Hezbollah finora non erano mai arrivati.

Israele ha diffuso il livello massimo di allerta per la popolazione in tutto il nord fino ad Haifa, limitando i raduni di persone. Già sabato mattina aveva chiuso lo spazio aereo nel nord del paese. Domenica per ragioni di sicurezza l’ospedale Rambam di Haifa ha iniziato a spostare i suoi pazienti in una struttura adibita in un parcheggio sotterraneo. Il ministro della Salute israeliano ha detto che tutti gli ospedali nel nord di Israele stanno operando in modo simile, cioè in posti considerati sicuri. Sempre nel nord del paese per lunedì il ministero della Salute ha ordinato la chiusura di tutte le scuole.

Lo spostamento di pazienti e attrezzature all’ospedale Rambam, con i lavoratori dell’ospedale aiutati da alcuni soldati (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

L’esercito israeliano a sua volta ha detto di aver distrutto circa 180 postazioni militari di Hezbollah nel sud del Libano e «migliaia di lanciarazzi». Il ministro della Salute libanese ha detto che gli attacchi israeliani hanno ucciso tre persone in tre diverse città, ma oltre a questo non si sa molto altro. Hezbollah ha comunicato l’uccisione di due suoi combattenti: non è chiaro se fossero compresi nei tre morti annunciati dal ministro della Salute.

Una casa colpita da un razzo proveniente dal Libano a Moreshet, nel nord di Israele (AP Photo//Ariel Schalit)

Nell’ultima settimana il livello dello scontro tra l’esercito israeliano e Hezbollah si è alzato notevolmente. Tra martedì e mercoledì Israele ha attaccato il gruppo con due operazioni eccezionali per estensione e modalità: il primo giorno aveva fatto esplodere simultaneamente migliaia di cercapersone in possesso di membri di Hezbollah, quello successivo centinaia di walkie-talkie. 37 persone sono state uccise e migliaia ferite. Come sempre in questi casi Israele non ha rivendicato gli attacchi, ma non ci sono particolari dubbi su chi li abbia compiuti e lo hanno confermato ai media anche molte fonti anonime dentro ai servizi di intelligence.

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva definito quegli attacchi «una dichiarazione di guerra» da parte di Israele e aveva promesso una «ritorsione», senza specificarne le modalità. Il bombardamento israeliano a Beirut di venerdì è avvenuto poche ore dopo: sono state uccise almeno 45 persone (ma il numero potrebbe ancora aumentare), tra cui sia leader militari di Hezbollah che persone civili.