Sfruttare l’Equatore per attirare turisti
In molte località equatoriali sono sorte statue, musei e attrazioni turistiche, in alcuni casi basate su false dimostrazioni scientifiche
A 26 chilometri circa dal centro di Quito, la capitale dell’Ecuador, c’è un posto che si chiama Ciudad Mitad del Mundo, la Città alla metà del mondo. Si chiama così per via della Missione geodetica francese, la prima spedizione internazionale con l’obiettivo di determinare la forma e la dimensione della Terra attraverso una serie di misurazioni scientifiche. La spedizione era guidata da astronomi, geografi e topografi provenienti da Francia, Spagna ed Ecuador, e si svolse tra il 1735 e il 1745. Tra le varie cose definì anche quella che, a loro avviso, era la posizione precisa dell’Equatore, ovvero il parallelo che divide la terra in due emisferi – quello boreale e quello australe – e che coincide con la latitudine 0°0′0″.
Secondo i loro calcoli, l’Equatore passava proprio per i terreni a nord di Quito dove oggi si trova la Ciudad Mitad del Mundo: per celebrare la missione e le sue scoperte il governo dell’Ecuador costruì un primo piccolo monumento nel 1936, e poi il grande Monumento all’Equatore, alto 30 metri e molto visitato anche oggi. Attorno al Monumento, dal 1972 in poi, si è sviluppata una discreta industria turistica, basata in larga parte sulla possibilità di scattare foto buffe “al centro del mondo”, individuato con una grossa linea gialla. La curiosità dei turisti non è calata neanche dopo che, qualche anno fa, usando le letture del World Geodetic System WGS84, utilizzato nei moderni sistemi GPS e nei prodotti GIS, si è scoperto che l’Equatore non passa davvero per la Ciudad Mitad del Mundo, ma addirittura 240 metri a nord della linea gialla in questione.
Quello che gira attorno all’Equatore è un tipo di turismo che non si trova soltanto in Ecuador, ma anche in vari altri paesi attraversati dall’Equatore: in decine di località tra Indonesia, Colombia, Brasile, São Tomé e Príncipe, Gabon, Congo, Repubblica democratica del Congo, Uganda, Kenya e Somalia si possono trovare statue, placche, monumenti e musei dedicati a questo riferimento convenzionale. Chi visita questi paesi non lo fa, ovviamente, per vedere l’Equatore, ma questi luoghi suscitano comunque un certo interesse in chi deve organizzare tour nella zona. Anche perché alcuni abitanti del luogo approfittano dell’interesse dei turisti e della loro scarsa comprensione dei fenomeni scientifici per mostrare, naturalmente in cambio di soldi, vari fenomeni “inusuali” che a detta loro sono possibili soltanto all’Equatore.
È il caso del Museo solare di Intiñan, che si trova 200 metri a nord del Monumento all’Equatore di Ciudad Mitad del Mundo. Appartenente a privati, il Museo espone alcuni manufatti prodotti dalle popolazioni indigene dell’Ecuador, ma soprattutto mette a disposizione una serie di guide pronte a mostrare ai visitatori tutti gli strani effetti provocati, secondo loro, dalla forza di Coriolis.
È infatti piuttosto diffusa la convinzione erronea secondo cui questa forza determinerebbe il senso di rotazione dei vortici che si creano nello scarico di un lavandino: secondo questa teoria nell’emisfero boreale (il nostro) la rotazione sarebbe in senso antiorario, in quello australe sarebbe orario. Usando dei trucchetti non dissimili da quelli impiegati negli spettacoli di magia, le guide cercano di dare credito a questa convinzione mostrando come l’acqua scenda senza creare vortici se ci si trova all’Equatore. In realtà, la forza di Coriolis non è osservabile su una scala così piccola e influenza semmai sistemi più grandi come quelli meteorologici o delle correnti oceaniche. Lo stesso succede in alcune cittadine del Kenya da cui passa l’Equatore.
A molti turisti, però, non è chiaro che si tratti di trucchetti: come ha scritto l’ingegnere Rob Palmer in un lungo articolo in cui critica i metodi del Museo solare di Intiñan, «tutta questa “scienza” fasulla e questi imbrogli venivano presentati da un museo che affermava di fare “turismo scientifico”. Ho tenuto la bocca chiusa mentre stavo lì, ma durante la crociera che ho fatto nei giorni successivi alle Galapagos le loro “dimostrazioni” sono tornate occasionalmente al centro delle nostre conversazioni, e alcuni passeggeri semplicemente non volevano credere che le guide turistiche potessero sbagliarsi, e ancora meno volevano credere che fossimo stati presi in giro di proposito».
Non tutti i musei dedicati all’Equatore, però, sono trappole per turisti. A Pontianak, in Indonesia, ce n’è uno costruito nel 1930 da un geografo olandese: al suo interno si possono trovare carte geografiche e informazioni sull’importanza storica dell’Equatore per la navigazione.
In Ecuador poi c’è un’attrazione 50 chilometri a nord di Quito, la meridiana di Quitsato: al centro di uno spiazzo c’è un palo arancione di 10 metri che funge da enorme meridiana. Trovandosi all’Equatore, quando il sole è alto l’ombra è quasi inesistente, e scompare del tutto se la si visita agli equinozi. Ma, soprattutto, vicino c’è la “Sala Ecuascope”, che sfida i visitatori a guardare il mondo da un punto di vista meno convenzionale. Quasi tutti siamo infatti abituati a pensare alla Terra come è disegnata nella rappresentazione cartografica inventata dallo scienziato e artista fiammingo Gerhard Kremer (1512-1594), noto in Italia come Gerardo Mercatore.
Poiché la Terra è sferica (più o meno: in realtà è un po’ schiacciata sui poli) e le carte geografiche piane, però, ogni rappresentazione crea delle deformazioni: sulle mappe di Mercatore i paesi più vicini all’Equatore sembrano per esempio più piccoli di quanto non lo siano rispetto a quelli più lontani, e negli anni sono stati sviluppati vari progetti che permettono di confrontare visivamente le dimensioni reali dei paesi. La “Sala Ecuascope” fa una cosa diversa: mette l’Equatore in verticale invece che in orizzontale, facendo così in modo che i continenti che siamo abituati a pensare come “del nord del Mondo” siano a est, e quelli “del sud del Mondo” a ovest.