Come arriva lo Sri Lanka a queste elezioni
Si vota oggi, per la prima volta dalle grosse proteste che avevano fatto cadere il governo responsabile di un disastro economico: da allora le cose vanno un po' meglio ma non per tutti
In Sri Lanka si vota oggi, sabato 21 settembre, per le elezioni presidenziali, le prime dalle grosse proteste che nel 2022 portarono alle dimissioni dell’ultimo presidente eletto, Gotabaya Rajapaksa, e di suo fratello, il primo ministro Mahinda Rajapaksa (oltre che di vari ministri e parlamentari).
Negli ultimi due anni lo Sri Lanka è stato governato da Ranil Wickremesinghe, che era subentrato ad interim al governo dimissionario: queste elezioni sono considerate un voto su di lui e sulle scelte fatte per cercare di far uscire il paese da una grave crisi economica. Negli ultimi due anni l’economia si è stabilizzata, ma questo non si è tradotto in un benessere generale della popolazione. I prezzi troppo alti, gli stipendi troppo bassi e una massiccia emigrazione continuano a rendere lo Sri Lanka un posto in cui buona parte della sua popolazione fatica a sopravvivere.
«Per milioni di nuovi poveri, e per le persone della classe media in difficoltà, gli effetti positivi della stabilizzazione economica rimangono evanescenti», hanno scritto gli analisti del Crisis Group, secondo cui ci vorranno anni affinché il miglioramento degli indicatori macroeconomici si traduca in un effettivo miglioramento delle condizioni di vita della maggior parte delle persone.
Lo Sri Lanka è un’isola a sud dell’India in cui vivono circa 22 milioni di persone, indipendente dal Regno Unito dal 1948. Per decenni l’economia dell’isola è stata sbilanciata, con il paese che importava più di quanto esportasse e il governo che finanziava un avanzato sistema di welfare accumulando debito pubblico. La situazione si aggravò nel 2019, quando tornò al potere la famiglia Rajapaksa, una potente e antica dinastia politica che si spartì alcuni importanti ruoli di potere, favorendo la corruzione. Negli anni del loro ultimo governo (tra il 2019 e il 2022) i Rajapaksa peggiorarono ulteriormente la situazione economica del paese tagliando le tasse senza diminuire la spesa pubblica. La crisi provocata dalla pandemia e poi la carenza di grano e cereali provocata dalla guerra in Ucraina complicarono la situazione. Nel 2022 una serie di scelte politiche ed economiche sbagliate fece iniziare una crisi senza precedenti, la peggiore nella storia dello Sri Lanka indipendente.
Il risultato fu che il PIL del 2022 si contrasse quasi dell’8 per cento; all’inizio del 2023 ci furono carenze di cibo, carburante e medicine, e mancò la corrente per diverse ore al giorno. Tutto questo generò inevitabilmente anche un’impennata dei prezzi di diversi beni, tra cui anche quelli essenziali, e fece scivolare milioni di persone nella povertà.
I Rajapaksa vennero accusati dalla popolazione srilankese di aver aggravato la crisi e ci furono estese e violente proteste antigovernative. I manifestanti chiedevano le dimissioni del presidente Gotabaya Rajapaksa e degli altri membri della famiglia, oltre a riforme sistemiche per contrastare il nepotismo, la corruzione e per risanare l’economia del paese. I Rajapaksa furono quindi costretti a lasciare le posizioni di governo e fu eletto presidente Wickremesinghe (tramite il parlamento, non con voto diretto) e nominato l’attuale primo ministro Dinesh Gunawardena.
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Per prima cosa a marzo 2023 il governo di Wickremesinghe riuscì a farsi approvare un prestito da quasi 3 miliardi di dollari (circa 2,8 miliardi di euro) dal Fondo Monetario Internazionale, in cambio di una serie di riforme economiche e fiscali di austerity che hanno effettivamente fatto migliorare alcuni importanti indicatori economici: l’inflazione è scesa, la banca centrale ha abbassato i tassi di interesse (un indicatore del fatto che l’economia si è normalizzata) e sono aumentate anche le riserve di valuta straniera, cioè quella necessaria a fare acquisti sul mercato internazionale (lo Sri Lanka è un paese importatore, e la carenza di valuta straniera nel 2022 aveva contribuito all’incapacità del governo di acquistare carburante e altri beni).
Oggi l’economia in Sri Lanka va un po’ meglio rispetto al 2022. Il valore della rupia singalese rispetto al dollaro è aumentato e il rapporto tra debito pubblico e PIL è diminuito. Secondo i dati della Banca Mondiale l’economia dello Sri Lanka crescerà del 2,5 per cento nel 2025 e il miglioramento potrebbe durare anche nel medio termine.
Ma le riforme – tra cui l’aumento delle tasse e del costo dei servizi e la riduzione dei sussidi – non sono state concepite con un criterio di proporzionalità, e il risultato è che l’economia è migliorata ma le condizioni di una grossa fetta della popolazione sono peggiorate. Il tasso di povertà è più che raddoppiato dal 2019 a oggi; è diminuita l’occupazione, soprattutto tra le donne e nelle città, la malnutrizione infantile è aumentata e la frequenza scolastica è diminuita a causa del costo delle rette e degli spostamenti, che le famiglie non possono più permettersi; il sistema sanitario ha subìto dei tagli importanti e molte piccole e medie imprese hanno dovuto chiudere per l’aumento dei costi e la difficoltà di ottenere prestiti; a causa del taglio ai sussidi sul costo dell’energia, un milione di persone nella capitale Colombo non può più permettersi di pagare le bollette.
Queste condizioni hanno spinto molti srilankesi, tra cui anche persone con una formazione superiore, come medici e professionisti del settore informatico, a lasciare il paese. Secondo il ministero del Lavoro in media tra i 230mila e i 250mila lavoratori lasciano lo Sri Lanka ogni anno, ma dopo il 2022 il numero di emigranti è aumentato fino a superare i 300mila.
In questi due anni poi Wickremesinghe ha cercato di limitare il dissenso, dicendo che era necessario farlo per riportare stabilità nel paese: ha ridotto il diritto di manifestare, ha fatto arrestare diversi leader delle proteste e ha fatto approvare due leggi molto contestate perché considerate potenziali strumenti di repressione. Wickremesinghe, che governava anche con il sostegno del partito dei Rajapaksa, venne accusato di volerli proteggere, per esempio ostacolando indagini indipendenti sulle scelte che portarono alla crisi del 2022, o su altri scandali che coinvolsero membri della famiglia. Con la motivazione che sarebbe stato rischioso votare durante una crisi economica, le elezioni, che si sarebbero dovute tenere nel marzo del 2023, vennero posticipate a tempo indeterminato.
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Se a tutto questo si aggiunge il fatto che è associato con la vecchia classe politica e la famiglia Rajapaksa, che lo sostiene politicamente, le possibilità di vittoria per Wickremesinghe non sono altissime. «Invece di rimuovere l’élite politica che le persone disprezzavano» ha spiegato Manjula Gajanayake, dell’Istituto per le riforme democratiche e gli studi elettorali (IRES) di Colombo «le ha fornito una cima di salvataggio per consolidare il loro potere politico». Il movimento di protesta secondo gli analisti si è ammorbidito ma non è sparito, e gli srilankesi continuano a chiedere un grande cambiamento nel modello politico, che potrebbero esprimere con il voto di oggi. «Abbiamo visto voti di protesta, ma questa è la prima volta che un voto di protesta viene convertito in un voto consapevole per il cambiamento» ha detto Gajanayake.
Gli altri candidati sono Anura Kumara Dissanayake, del Partito nazionale del popolo, che ha puntato molto sulle misure anticorruzione; Sajith Premadasa, del principale partito di opposizione, il Potere del popolo unito, che alle elezioni del 2019 arrivò secondo dietro Rajapaksa e che promette di aumentare le tasse ai più ricchi e Namal Rajapaksa, il figlio maggiore dell’ex primo ministro Mahinda. Secondo un istituto di ricerca politica indipendente Dissanayake potrebbe ottenere il 48 per cento dei voti, seguito da Premadasa con il 25, Wickremesinghe con il 20 e infine Rajapaksa con il 5 per cento.