Un nuovo record nel baseball, ovviamente di Shohei Ohtani
Il giapponese è diventato il primo giocatore di sempre a battere 50 fuoricampo e a rubare 50 basi in una sola stagione
Giovedì il giapponese Shohei Ohtani è diventato il primo giocatore nella storia della MLB (Major League Baseball, la lega che organizza il campionato di baseball professionistico statunitense) a realizzare più di 50 home run, ossia fuoricampo, e più di 50 basi rubatein una sola stagione: una base si dice “rubata” quando un giocatore riesce a percorrere una delle quattro tappe del giro necessario a ottenere a un punto correndo con grande tempismo in un momento fermo del gioco (e non nel corso dell’azione conseguente a una battuta), prima che gli avversari se ne accorgano e lo eliminino.
È successo nella partita contro i Miami Marlins, vinta dai Dodgers – la squadra di Ohtani – con il punteggio di 20 a 4, durante la quale Ohtani ha battuto 3 home run e rubato due basi, superando così la soglia di 50 in stagione in entrambi (attualmente ha segnato 51 home run e rubato altrettante basi). Ohtani ha stabilito anche un nuovo record interno alla propria squadra, diventando il primo giocatore dei Dodgers di sempre a totalizzare 10 RBI (un punteggio che viene attribuito al battitore quando il suo turno di battuta consente alla squadra di realizzare uno o più punti) in una sola partita.
Il record di Ohtani era atteso e i Dodgers hanno fatto in modo di celebrarlo in modo piuttosto solenne. Durante il settimo inning (i tempi in cui è divisa una partita di baseball), prima della battuta che poteva valere il 50esimo home run, i dirigenti della MLB hanno portato in campo delle palle da baseball autenticate dalla lega.
Nel baseball è infatti piuttosto comune che le palle con cui un battitore ha raggiunto un record vengano poi vendute all’asta, a volte per cifre che superano il milione di dollari, e autenticarle è un modo per farne aumentare il valore di mercato.
Il giornalista sportivo Juan Toribio ha scritto che quella di Ohtani è «probabilmente la migliore prestazione in una singola partita che questo sport abbia mai visto», e ha aggiunto che «in un gioco che esiste da secoli, non c’è mai stato un giocatore come Ohtani».
Ohtani ha 30 anni e gioca nei Los Angeles Dodgers, che attualmente sono una delle squadre più competitive della MLB. Per caratteristiche e stile è considerato un two-way player, ossia quel tipo di giocatore molto raro che non solo è capace sia di battere che di lanciare, ma che fa entrambe le cose con rendimenti altissimi: nel suo caso paragonabili soltanto a quelli di Babe Ruth, uno dei più importanti giocatori della storia del baseball.
La particolarità di Ohtani si era già resa evidente quando giocava in Giappone, dove una volta riuscì a battere un fuori campo che bucò il tetto del Tokyo Dome, lo stadio nazionale del baseball. È per questo che si parla molto di lui fin da prima del suo arrivo negli Stati Uniti, sei anni fa, quando lasciò gli Hokkaido Nippon-Ham Fighters, la squadra in cui era cresciuto, per firmare il suo primo contratto professionistico in MLB con i Los Angeles Angels (l’altra franchigia di baseball di Los Angeles, meno ricca e blasonata).
Da allora Ohtani è stato eletto esordiente dell’anno alla sua prima stagione di Major League, due volte miglior giocatore dell’American League (una delle due leghe che formano la Major League) e uomo copertina di The Show, il videogioco che sta al baseball come FIFA (ora FC) sta al calcio. Nella primavera dello scorso anno aveva pure vinto i Mondiali di baseball con il Giappone battendo in finale proprio gli Stati Uniti e venendo peraltro eletto miglior giocatore del torneo.
Ohtani è stato per il baseball una novità così grande ed è diventato talmente dominante in campo che tra il 2021 e il 2022 la Major League ha introdotto una regola appositamente per lui — rinominata la Shohei Ohtani rule — per consentire a una squadra di usare un lanciatore titolare anche come battitore designato, lasciandolo quindi battere anche dopo il suo turno da lanciatore, cosa che fino a lì non era mai stata concessa.
Prima di allora questa regola non era stata considerata necessaria perché i giocatori non avevano rendimenti così alti in entrambi i fondamentali. La MLB ha introdotto questa novità anche per accontentare il pubblico facendo restare Ohtani in campo per più tempo (in molti pagano il biglietto soprattutto per vedere giocare lui), e anche per stimolare altri giocatori a migliorare le loro prestazioni sia nei lanci che nelle battute.
Oltre che per le sue caratteristiche tecniche, Ohtani è già considerato un giocatore di culto anche per il suo modo insolito di gestire le pubbliche relazioni. Da quando è arrivato negli Stati Uniti è sempre rimasto lontano dai divismi e dalle celebrazioni di cui può essere protagonista un giocatore della MLB. Ha mantenuto una grande riservatezza sugli aspetti della sua vita professionale e privata, a costo di rinunciare alla simpatia di buona parte della stampa sportiva americana.
Lo scorso anno, durante la cosiddetta free agency (ossia il periodo in cui un giocatore è svincolato ed è libero di accordarsi con la squadra che offre le condizioni contrattuali migliori) nessuna testata sportiva era riuscita a contattarlo e a sapere in che squadra sarebbe andato fino all’annuncio ufficiale del passaggio ai Dodgers, con cui ha firmato il contratto sportivo più ricco nella storia dello sport nordamericano (700 milioni di dollari in dieci anni).
Pochi giorni prima dell’annuncio, avvenuto a dicembre, su ESPN il giornalista sportivo Buster Olney aveva evidenziato come il comportamento di Ohtani fosse un caso quasi unico nella storia della MLB, e che la sua free agency fosse stata gestita con una certa «paranoia» dal suo staff. «Le più grandi star dello sport – Michael Jordan, Derek Jeter, Patrick Mahomes e altri – hanno capito che parlando con i media parlano ai sostenitori del loro sport: i tifosi, i clienti paganti», aveva sottolineato Olney per criticare l’atteggiamento di Ohtani nei confronti della stampa.
Ma la riservatezza di Ohtani ha generato attenzione anche in altri casi riguardanti la sua vita privata. Sempre lo scorso anno, aveva rifiutato di dire ai giornalisti il nome del suo cane, che poi aveva rivelato lui stesso durante un’intervista. A febbraio scorso poi si era rifiutato anche di rivelare l’identità di sua moglie (Mamiko Tanaka, una giocatrice di basket giapponese), che aveva sposato alla fine del mese e di cui fino a quel momento non si sapeva nulla. Anche diversi compagni di squadra che hanno giocato con lui per anni non sapevano che dovesse sposarsi: intervistati da Sports Illustrated, Brett Phillips e Mike Trout – che erano stati compagni di squadra di Ohtani ai Los Angeles Angels – dissero che non sapevano neppure che avesse una fidanzata.
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