La polizia francese ha ucciso due persone durante un’operazione in Nuova Caledonia legata alle proteste di maggio

Una stazione di polizia in Nuova Caledonia (Ludovic Marin/Pool Photo via AP)
Una stazione di polizia in Nuova Caledonia (Ludovic Marin/Pool Photo via AP)

Giovedì due persone sono state uccise durante un’operazione di polizia in Nuova Caledonia, arcipelago dell’Oceania governato dalla Francia, dove da mesi vanno avanti manifestazioni contro il governo centrale francese. L’operazione era stata condotta per arrestare alcune persone sospettate di aver partecipato alle violente proteste di maggio: da allora nell’arcipelago sono state uccise 13 persone, comprese quelle di giovedì, tra le quali due agenti di polizia.

Le proteste erano cominciate come risposta a una riforma costituzionale che porterebbe alla diminuzione del peso politico delle popolazioni indigene nella politica locale, ed estenderebbe il diritto di voto nelle elezioni locali ai nuovi abitanti trasferitisi dalla Francia continentale. La Nuova Caledonia è sotto il controllo della Francia dal 1853 (dal 1946 con lo status di “territorio d’oltremare”), ma esiste un nutrito movimento per l’indipendenza o quanto meno l’autonomia dell’arcipelago, secondo cui la riforma costituzionale sarebbe andata invece in direzione opposta, portando a un maggiore controllo dello stato centrale sul territorio. D’altra parte negli ultimi anni si erano tenuti tre referendum per l’indipendenza, e la maggioranza aveva sempre votato per restare territorio francese.

Da allora le proteste continuano nonostante Macron abbia promesso di posticipare l’approvazione della riforma perché nel frattempo vari attivisti per l’indipendenza, tra cui il leader delle proteste, sono stati arrestati e trasferiti nella Francia continentale, a 17mila chilometri di distanza.

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