Il bombardamento israeliano in una zona residenziale di Beirut
L'attacco ha colpito un palazzo nella capitale libanese: le persone uccise sono almeno trentuno, tra cui un importante leader militare di Hezbollah
Venerdì pomeriggio Israele ha compiuto un attacco aereo su un quartiere di Beirut, la capitale del Libano, poco dopo che Hezbollah, potente gruppo paramilitare e partito politico libanese, aveva lanciato circa 150 razzi nel nord di Israele. Secondo il ministero della Salute libanese il bombardamento ha ucciso almeno 31 persone, tra cui 3 bambini, e ne ha ferite decine.
Il bombardamento di Israele ha colpito un grosso edificio residenziale a Dahieh, un quartiere della città con una forte presenza di Hezbollah. Le forze armate israeliane avevano commentato la notizia limitandosi a dire di avere compiuto un «attacco mirato» in città: dalle foto circolate sulle agenzie dopo l’attacco però è evidente che il bombardamento è avvenuto in una zona piena di civili. Le autorità locali ritengono che il numero delle persone uccise possa aumentare, man mano che si scava tra i detriti.
Diversi giornali israeliani fra cui Haaretz scrivono che secondo proprie fonti il bombardamento aveva come obiettivo Ibrahim Aqil, un importante leader militare di Hezbollah, che secondo un portavoce dell’esercito israeliano è stato ucciso assieme a una decina di comandanti del gruppo che aveva pianificato gli attacchi contro Israele. In tarda serata Hezbollah ha confermato l’uccisione di Aqil.
Attacchi del genere di Israele su aree densamente abitate in Libano sono piuttosto rari, ma negli ultimi tempi sono diventati più frequenti: a fine luglio Israele aveva bombardato un edificio nella periferia della città nell’ambito di un’operazione in cui venne ucciso Fuad Shukr, importante leader di Hezbollah. Anche Dahieh non si trova nel centro della città (in giallo nella mappa qui sotto) ma nella periferia sud.
Il lancio dei razzi di Hezbollah era stato compiuto in più momenti a partire dalle 14 locali (le 13 italiane). Gran parte dei razzi era stata intercettata da Israele, e altri erano caduti in zone disabitate. L’attacco di Hezbollah era a sua volta una risposta al grosso bombardamento israeliano di giovedì sera nel sud del Libano.
Il bombardamento israeliano era stato compiuto a poche ore dal discorso in cui il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva definito una «dichiarazione di guerra» gli attacchi esplosivi compiuti da Israele nel paese nei giorni precedenti, in cui erano state uccise 37 persone e ferite migliaia, e aveva promesso una «ritorsione», senza specificarne le modalità. Giovedì sera i caccia israeliani avevano colpito 52 obiettivi, distruggendo un centinaio di postazioni di lancio di Hezbollah.
Il bombardamento israeliano di giovedì si era concentrato su obiettivi militari, come depositi di armi e postazioni di lancio, dove c’era un migliaio di razzi. Sempre giovedì il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, aveva annunciato che gli attacchi contro Hezbollah sarebbero continuati: «Il nostro obiettivo è consentire il ritorno degli abitanti delle città del nord nelle loro case. Hezbollah pagherà un prezzo sempre più alto».
Dall’inizio del conflitto, più di 160mila tra israeliani e libanesi hanno lasciato i centri urbani di confine, su cui si sono concentrati gli attacchi. Il governo degli Stati Uniti ha espresso «preoccupazione per una potenziale escalation» e auspica una soluzione diplomatica, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre.
Ormai da giorni sta aumentando la tensione fra Israele e Hezbollah. Giovedì sera il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha ripetuto l’invito ai cittadini del Regno Unito di lasciare il Libano, perché «la tensione è alta e la situazione potrebbe deteriorarsi rapidamente». Il presidente francese Emmanuel Macron invece ha parlato al telefono con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e con alcuni leader politici e militari libanesi. In un messaggio pubblicato sui social, Macron ha detto che «la guerra va evitata» e che la Francia è «al fianco» della popolazione libanese.
Venerdì il Consiglio di sicurezza dell’ONU si riunirà per parlare degli attacchi non convenzionali di Israele compiuti martedì e mercoledì, in cui sono esplosi prima i cercapersone e poi i walkie-talkie. Il primo ministro libanese Najib Mikati ha chiesto di fermare la «guerra tecnologica» di Israele, che – come sempre – non ha né confermato né smentito ufficialmente di aver compiuto gli attacchi, anche se lo hanno confermato ai media molte fonti anonime dentro ai servizi d’intelligence.
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