Il sindacato degli autotrasportatori statunitensi ha mollato i Democratici
L’International Brotherhood of Teamsters ha scelto di non sostenere né Harris né Trump, facendo un favore al secondo
Mercoledì l’International Brotherhood of Teamsters, il più grande sindacato statunitense degli autotrasportatori e uno dei principali del paese, ha detto che non sosterrà nessuno dei due candidati alle presidenziali di novembre. È la prima volta dal 1996 che il sindacato non si schiera (e la terza nella sua storia): in tutte le elezioni successive, incluse le ultime nel 2020, aveva indicato di votare i Democratici. Questa decisione è una buona notizia per il candidato dei Repubblicani, l’ex presidente Donald Trump, e non lo è per quella dei Democratici, la vicepresidente Kamala Harris.
L’International Brotherhood of Teamsters, fondato nel 1903, ha 1,3 milioni di iscritti tra Stati Uniti e Canada ed è considerato, tra i sindacati, uno di quelli di orientamento più conservatore. La scelta è stata presa durante una riunione a Washington del direttivo, con 14 voti (su 17): tre componenti hanno votato per sostenere Harris, nessuno per Trump. Il segretario Sean O’Brien, in carica dal 2021, ha sostenuto che il sindacato non era soddisfatto degli impegni presi dai candidati, ma soprattutto ha citato i risultati di una consultazione interna, pubblicati mercoledì: «Hanno mostrato che non c’era un sostegno maggioritario per Harris né un sostegno universale per Trump», ha detto O’Brien con una formula un po’ criptica.
La ragione è che, prima del ritiro di Joe Biden, il sindacato aveva chiesto alle sue sezioni di condurre un sondaggio tra gli iscritti. In questa prima consultazione Biden era risultato il candidato preferito con il 44,3 per cento, seguito da Trump con il 36,3 per cento. Dopo che il presidente ha rinunciato a ricandidarsi, però, il sindacato ha fatto altri due sondaggi – uno online e uno telefonico – nei quali il candidato più apprezzato è stato Trump, rispettivamente con il 59,6 e il 58 per cento. Il sindacato non ha comunicato quante persone hanno partecipato agli ultimi due sondaggi né il margine d’errore, ma O’Brien ha detto a Politico che a quello online hanno risposto circa 40mila iscritti. I risultati di tutti e tre questi sondaggi sono stati resi pubblici insieme, mercoledì.
Secondo i dati citati da O’Brien, insomma, gli iscritti ai Teamsters non hanno una posizione netta ed era quindi meglio non dare indicazioni di voto. In questi mesi O’Brien ha incontrato tutti i candidati, incluso Robert Kennedy Jr., e da ultima Harris lunedì. Trump lo aveva invitato nella sua residenza di Mar-a-Lago. Il sindacato aveva poi donato 45mila dollari a entrambe le convention politiche della scorsa estate: la mossa voleva mostrare equidistanza ma è stata irrituale, visto che erano anni che il sindacato non dava fondi ai Repubblicani.
O’Brien, che in alcune occasioni aveva espresso apprezzamento per Trump, a luglio era stato criticato per il suo intervento sul palco della convention dei Repubblicani, a cui aveva chiesto di difendere meno le grandi corporation: una cosa in linea con il populismo economico del candidato vicepresidente J.D. Vance. O’Brien aveva poi chiesto di poter fare un discorso anche a quella dei Democratici, ma invano.
Mercoledì sera Trump ha detto a Fox News che considera «un grandissimo onore» la decisione del sindacato. «I Democratici non possono crederci. È sempre stato automatico che i Teamsters stessero con i Democratici», ha detto l’ex presidente. I media statunitensi concordano con questa lettura: la loro capacità organizzativa e di mobilitazione avrebbe potuto aiutare la campagna di Harris nelle ultime settimane, soprattutto in stati come Michigan, Nevada e Pennsylvania, dove il sindacato è molto presente e attivo.
Al tempo stesso, però, i Teamsters sono l’unico dei dieci maggiori sindacati statunitensi a non aver appoggiato la vicepresidente, che può contare invece sul sostegno dell’AFL-CIO, la più grande federazione sindacale del paese, a cui fanno riferimento 60 sindacati e 12,5 milioni di lavoratori.
Nel 2020 il 56 per cento degli iscritti ai sindacati votò per Biden; negli ultimi sondaggi relativi a questa categoria Harris è data in vantaggio di 10 punti su Trump. È complicato dire oggi quanto influirà sulle elezioni l’annuncio dell’International Brotherhood of Teamsters, anche perché non è chiaro se rifletta le idee di O’Brien, se sia il risultato di una base spaccata in due, o entrambe le cose.
La decisione del segretario, peraltro, è stata contestata da diverse sezioni del sindacato. Per esempio quelle della costa Ovest degli Stati Uniti (di California, Nevada e Hawaii) hanno detto che invece sosterranno Harris. «Le sezioni locali saranno autonome e faranno quello che vogliono. Il nostro lavoro è dare consigli ai nostri membri, non dare loro ordini», ha detto O’Brien mercoledì. «Mentre Trump dice che i lavoratori che scioperano andrebbero licenziati, la vicepresidente Harris si è letteralmente unita ai picchetti ed è stata al fianco dei sindacati per tutta la sua carriera», ha replicato lo staff di Harris.
In questa campagna elettorale i Repubblicani stanno cercando di presentarsi come il partito più vicino alla classe operaia, ma la cosa non ha riscontri concreti. Quando l’amministrazione Biden e il Congresso qualche anno fa stanziarono oltre 80 miliardi di dollari per salvare le pensioni degli autotrasportatori, per esempio, tutti i Democratici votarono a favore e tutti i Repubblicani votarono contro. Nel 2023 Biden era stato anche il primo presidente in carica a unirsi a un presidio sindacale, in Michigan. Il sindacato però gli ha contestato l’uso del Railway Labor Act, una legge che consente di impedire uno sciopero forzando l’adozione di un nuovo contratto di categoria nazionale, come fatto nel 2022 dall’amministrazione per sventare uno sciopero del settore ferroviario.
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