In Svezia si vuole tornare all’insegnamento tradizionale
Dal 1998 bambine e bambini iniziano le elementari a 7 anni, ma ora il governo ha deciso di fare come nel resto d’Europa
Questa settimana, nel suo piano di bilancio per il 2025, il governo svedese ha incluso lo stanziamento di consistenti fondi per far iniziare ai bambini le elementari un anno prima, a partire dal 2028: oggi i bambini svedesi le iniziano a 7 anni, un anno dopo quelli di molti altri paesi, fra cui l’Italia. Entrano comunque nella scuola dell’obbligo a 6 anni, ma il primo anno è considerato una sorta di preparazione alle elementari, in cui vengono utilizzati metodi di insegnamento alternativi e basati sul gioco più simili a quelli della scuola dell’infanzia.
Secondo il ministro dell’Istruzione Johan Pehrson iniziare a concentrarsi prima sull’apprendimento della lettura, della scrittura e della matematica, aiuterebbe gli studenti a raggiungere gli obiettivi scolastici prefissati con più facilità. La proposta ha un largo appoggio politico ma divide gli esperti e non è apprezzata dai sindacati, dato che renderebbe necessaria la riqualificazione di migliaia di insegnanti specializzati in insegnamento prescolare con la possibilità di lasciarne molti senza lavoro.
La Svezia è un paese noto da anni per i metodi di insegnamento all’avanguardia e il suo livello di alfabetizzazione è superiore alla media europea e uno dei più alti al mondo. Da qualche anno però i governi stanno tornando indietro su alcune riforme.
La proposta di far cominciare le elementari un anno prima è sostenuta un po’ da tutti: sia dai partiti al governo, guidato dai Moderati di centrodestra, sia dai partiti che gli danno l’appoggio esterno, come il partito di estrema destra dei Democratici di Svezia, sia dal Partito Socialdemocratico, il principale partito di centrosinistra. L’appoggio dei Socialdemocratici si basa sul fatto che anche loro avevano presentato una proposta simile nel 2021, quando erano al governo. Åsa Westlund, una deputata responsabile del partito per l’istruzione, ha detto che il sostegno del suo partito al piano, che è probabile che verrà espresso formalmente a novembre, dipende dal mantenimento delle attività di gioco oltre a quelle di apprendimento.
Prima di iniziare la scuola primaria i bambini svedesi di 6 anni frequentano un anno di förskoleklass, una “classe prescolare” obbligatoria che ha lo scopo di prepararli al primo anno di scuola vera e propria: fu inserita nel 1998 sulla base di ricerche che dimostrano che lo sviluppo linguistico, matematico, emotivo, motorio e cognitivo a quell’età è favorito da metodi di insegnamento diversi da quelli tradizionali, basati più sul gioco, sulla curiosità e sul movimento. Funziona così anche negli Stati Uniti, dove però l’anno di prescuola si fa a 5 anni.
Nella förskoleklass sono presenti elementi di scrittura, lettura e calcolo, ma l’insegnamento non è strutturato per materie e per entrare nella scuola elementare non bisogna provare di aver raggiunto degli obiettivi di apprendimento.
Secondo il governo e alcuni esperti questo metodo finisce per svantaggiare gli alunni che provengono da contesti meno benestanti e che sono meno seguiti, con il risultato di rendere più complicato il loro percorso scolastico negli anni successivi. È d’accordo con la proposta anche il principale giornale svedese, il Dagens Nyheter, che martedì ha pubblicato un editoriale firmato dalla redazione in cui definisce la förskoleklass una «stazione intermedia» che non giova né ai bambini più brillanti e curiosi, né a quelli che fanno più fatica.
Altri esperti e professori sono però in disaccordo e sostengono che le ricerche su cui si basò la riforma del 1998 sono ancora molto attuali e i risultati sono stati in questi anni ulteriormente dimostrati. Christian Eidevald, professore di educazione prescolare all’Università di Södertörn, è per esempio uno di quelli che portano avanti una campagna a favore della förskoleklass, sostenendo che non ci sono prove del fatto che abolirla porti a migliori risultati nell’apprendimento durante le elementari. È comunque un dibattito che va avanti da qualche anno in Svezia: già nel 2021, insieme ad altri tre professori universitari, Eidevald aveva pubblicato un articolo sul Göteborgs-Posten in cui sconsigliava al governo di mettere in atto questo piano.
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