È morto Totò Schillaci
Aveva 59 anni ed era malato da mesi; giocò nella Juventus, nell'Inter e fu soprattutto l'attaccante della Nazionale ai Mondiali di Italia '90
L’ex calciatore Salvatore Schillaci, conosciuto come Totò, è morto a 59 anni: era malato da diversi mesi e nei giorni scorsi era stato ricoverato all’ospedale di Palermo. Schillaci giocò a calcio tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, era attaccante e divenne famoso soprattutto durante i Mondiali del 1990, quelli che l’Italia giocò in casa. Ci arrivò senza essere il titolare, ma alla fine segnò 6 gol in 7 partite e fu il miglior marcatore del torneo, che l’Italia concluse al terzo posto. In quell’estate passò dal ruolo di riserva a simbolo della Nazionale italiana, diventando molto noto anche all’estero non solo per le sue prestazioni, ma anche per le sue strane espressioni in campo, per le sue esultanze e per il modo di parlare, molto genuini e molto vicini agli stereotipi sugli italiani ancora piuttosto diffusi.
Già due anni fa Schillaci aveva raccontato di essersi sottoposto a cure e operazioni per un tumore al colon, la stessa malattia che lo ha colpito nuovamente in questi mesi. Giorni fa la famiglia aveva confermato che fosse ricoverato, dicendo però che era in condizioni stabili.
Schillaci era nato a Palermo nel 1964 e aveva cominciato a giocare da professionista a 18 anni nel Messina. A Messina ebbe due allenatori che negli anni successivi sarebbero diventati poi molto noti e molto stimati, come Franco Scoglio, detto “Il Professore”, e Zdenek Zeman. Schillaci raccontò che il primo lo esaltava dicendogli che era «più forte di Pelé». Il secondo predicava un calcio offensivo che esaltava gli attaccanti: nella stagione 1988-89, con Zeman, Schillaci segnò 23 gol in Serie B con il Messina.
In estate la Juventus, allenata da Dino Zoff e alle prese con un ricambio generazionale, decise di puntare su di lui e su un altro attaccante italiano prelevato in Serie B, Pierluigi Casiraghi. Schillaci fu pagato 6 miliardi di lire (corrispondenti a circa 7,4 milioni di euro attuali) ed ebbe subito un ottimo rendimento con la Juventus: nel primo anno segnò 21 gol fra tutte le competizioni (15 in Serie A), vincendo la Coppa Italia e la Coppa Uefa, la seconda competizione europea per club (l’antenata di quella che oggi si chiama Europa League).
Quelle prestazioni convinsero il commissario tecnico dell’Italia, Azeglio Vicini, a convocarlo per i Mondiali di Italia ’90: cominciò come riserva di Andrea Carnevale, ma nel secondo tempo della prima partita con l’Austria, col risultato fermo sullo 0-0, entrò e fece gol di testa dopo 4 minuti. Cominciò così quella che spesso viene ricordata come la sua “estate magica”: un riferimento alla canzone di Edoardo Bennato e Gianna Nannini Un’estate italiana, più nota come Notti Magiche, che era l’onnipresente inno di quei Mondiali.
Segnò in cinque delle successive sei partite di quel torneo, compresa la semifinale persa ai rigori contro l’Argentina di Diego Armando Maradona e la finale per il terzo posto contro l’Inghilterra. Fece sei gol in sei partite diverse, dando l’impressione di vivere davvero un momento sportivamente incredibile, specialmente per un giocatore che giocava in Serie A da solo un anno. Schillaci disse poi: «Nemmeno un folle avrebbe mai potuto immaginare cosa mi stava per accadere. Ci sono periodi nella vita di un calciatore nei quali ti riesce tutto. Basta che respiri e la metti dentro. Per me questo stato di grazia è coinciso con quel Campionato del mondo».
Vinse il titolo di miglior marcatore del mondiale e a fine 1990 arrivò secondo nelle classifiche del Pallone d’oro, il premio che la rivista France Football dava al miglior giocatore europeo: lo vinse il tedesco Lothar Matthäus. Dalla stagione successiva, però, non riuscì a mantenere gli stessi livelli: nei successivi due campionati con la Juventus segnò 5 e 6 gol e finì al centro di alcune polemiche, per molte storie di gossip, per una lite con il compagno di squadra Roberto Baggio e per una minaccia a un avversario in campo: «Ti faccio sparare». Schillaci fu anche molto attaccato dai tifosi delle squadre avversarie: si diffuse in particolare una leggenda metropolitana che veniva molto usata nei cori e negli striscioni contro di lui, che lo accusavano di «rubare le gomme» delle auto. Era nata dal fatto che fra i vari lavoretti fatti in gioventù c’era stato anche quello del gommista.
La sua storia con la Nazionale finì nel settembre del 1991, dopo una decina di partite fra amichevoli e gare di qualificazione agli Europei; quella con la Juventus nell’estate del 1992: passo all’Inter per 8,5 miliardi di lire, quasi 9 milioni di euro di oggi. L’Inter era la squadra che tifava, ma non riuscì a tornare ai suoi livelli e meno di due anni dopo si trasferì in Giappone, per giocare con il Júbilo Iwata (con cui vinse il campionato). Erano anni in cui i giocatori italiani raramente andavano all’estero, essendo all’epoca la Serie A uno dei più ricchi campionati al mondo e probabilmente il più ambito e prestigioso. Schillaci fu il primo ad andare in Giappone, convinto anche da un ricchissimo contratto: trovò grande entusiasmo e tornò a giocare a buon livello, prima che un infortunio lo portasse al ritiro nel 1997, a 33 anni.
Dopo il ritiro gestì per alcuni anni un centro sportivo giovanile a Palermo, da cui uscirono diversi calciatori professionisti. Intraprese una breve carriera politica, venendo eletto nel 2001 come consigliere comunale a Palermo con Forza Italia, ma dopo due anni si dimise. Era molto conosciuto in Italia anche dai più giovani per alcune partecipazioni a programmi televisivi e reality show, tra i quali l’Isola dei famosi e più di recente Pechino Express.