I cercapersone spiegati a chi non li ha mai visti

Una tecnologia ormai superata, e poco usata in Italia, è tornata di stretta attualità dopo il sorprendente attacco coordinato contro Hezbollah

(SIP)
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L’attacco esplosivo condotto sui cercapersone utilizzati dai membri di Hezbollah, il gruppo radicale libanese sostenuto dall’Iran, e che si ritiene sia stato organizzato da Israele, ha riportato attenzioni e curiosità su una tecnologia che sembrava essere ormai stata soppiantata completamente dai telefoni cellulari. I cercapersone ebbero infatti un discreto successo tra gli anni Ottanta e Novanta, ma finirono poi in disuso man mano che i telefonini diventarono meno costosi. Sembra però che Hezbollah li utilizzasse per coordinare le proprie attività, riducendo i rischi di intercettazioni e di essere spiati soprattutto dai servizi segreti israeliani.

Il cercapersone ebbe una grande diffusione negli Stati Uniti, mentre fu utilizzato meno in Europa e in particolare in Italia, dove era più raro vedere qualcuno per strada che lo utilizzasse. Il dispositivo era comunque abbastanza conosciuto grazie ai film e alle serie televisive fino alla prima metà degli anni Novanta, nelle quali i protagonisti lo utilizzavano spesso per ricevere avvisi su chi li avesse cercati al telefono. Erano soprattutto visibili nelle serie televisive ambientate negli ospedali, come per esempio ER – Medici in prima linea, una delle serie medicali di maggior successo nella storia della televisione, o ancora Scrubs e Dr. House.

Un cercapersone in una scena di Dr. House

Un cercapersone (o “pager” in inglese) è un dispositivo elettronico, grande più o meno quanto un pacchetto di sigarette, collegato a una rete senza fili. La sua funzione è di attivarsi quando riceve un particolare segnale, producendo un semplice segnale acustico oppure mostrando un’informazione su uno schermo, nelle sue versioni meno rudimentali. In questo modo chi riceve l’avviso sa di essere stato cercato al telefono da qualcuno con cui si potrà mettere in contatto in un secondo momento (possono esisterne anche a uso interno per la ricezione di segnali a corto raggio, per esempio per inviare notifiche al personale in un ospedale).

I primi modelli di cercapersone furono introdotti negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e chi li utilizzava pagava una quota mensile, pari a circa 150 dollari dei giorni nostri, alla compagnia telefonica per il servizio. L’idea era di avere una sorta di estensione della suoneria del proprio telefono fisso, in un’epoca in cui non esistevano ancora i telefoni mobili per come li intendiamo oggi. I primi modelli emettevano unicamente un suono e ci si doveva poi mettere in contatto con il centralino del fornitore del servizio per risalire a chi avesse chiamato. Le successive evoluzioni resero più pratico l’impiego dei cercapersone soprattutto grazie all’introduzione degli schermi.

I modelli con gli schermi consentivano di visualizzare il numero di telefono che aveva cercato di mettersi in contatto con la propria linea fissa senza ricevere risposta. In questo modo il proprietario del cercapersone poteva sapere chi lo avesse cercato e decidere se fosse il caso o meno di richiamarlo, non appena trovato un telefono fisso da cui farlo, per esempio quello di una cabina telefonica.

Inizialmente i cercapersone erano unidirezionali: potevano quindi solo ricevere e non c’era modo per chi gestiva il servizio di sapere se la notifica fosse arrivata a destinazione. Se il dispositivo era scarico o comunque spento, la notifica cadeva sostanzialmente nel vuoto e non c’era la possibilità di riceverla in un secondo tempo, come avviene adesso con un comune SMS o con le applicazioni per la messaggistica sugli smartphone. In seguito furono introdotti cercapersone più elaborati, che permettevano non solo di ricevere, ma anche di inviare dati.

In Italia un servizio completo di cercapersone fu introdotto negli anni Ottanta dall’allora SIP, che aveva il monopolio nei sistemi di telecomunicazione e che sarebbe poi diventata Telecom Italia. Il servizio fu chiamato Teledrin ed ebbe successo soprattutto tra i professionisti, in una fase in cui i telefoni mobili erano ancora decisamente costosi. Anche grazie alla pubblicità, i cercapersone divennero abbastanza noti e visto che erano disponibili tramite un unico servizio il nome commerciale Teledrin divenne il modo per riferirsi a quella tecnologia.

Nel corso degli anni il servizio Teledrin ebbe diverse evoluzioni, in parte guidate dai miglioramenti tecnologici resi possibili dalla miniaturizzazione di alcuni componenti dei dispositivi. Furono introdotti schermi che oltre ai numeri davano anche la possibilità di mostrare brevi messaggi di testo, in modo che la persona cercata potesse avere qualche informazione in più rispetto al solo numero di telefono di chi aveva provato a chiamare.

Se si chiamava il numero di telefono di una persona che aveva il Teledrin, e questa non rispondeva, ci si poteva mettere in contatto con il 168, un numero per inviare comunicazioni a un cercapersone. Il servizio automatico richiedeva di inserire il numero del Teledrin della persona con cui ci si voleva mettere in contatto oltre a informazioni aggiuntive, come il tipo di avviso da inviare. Se il Teledrin aveva uno schermo alfanumerico, che quindi poteva mostrare messaggi testuali, era necessario seguire una procedura piuttosto elaborata per compilare un testo al massimo di 80 caratteri.

A partire dalla seconda metà degli anni Novanta i telefoni cellulari ebbero una rapida evoluzione, complice l’introduzione di una maggiore quantità di ripetitori e di un miglioramento delle reti digitali, rendendo sempre più marginale l’impiego del Teledrin in Italia e più in generale dei cercapersone in molte parti del mondo. La riduzione dei prezzi dei cellulari e l’introduzione dei sistemi per ricevere e inviare SMS accelerarono ulteriormente la fine dei cercapersone, anche se in alcuni paesi il loro utilizzo rimase diffuso ancora fino ai primi anni del nuovo millennio.

La maggior parte degli operatori telefonici ha ormai dismesso i servizi cercapersone, anche se alcuni sistemi che si basano su principi simili vengono ancora impiegati in condizioni di emergenza, per esempio in caso di disastri naturali. Il servizio Teledrin in Italia fu disattivato nel 2005 quando il suo impiego era ormai marginale; anche nel Nordamerica – dove i cercapersone avevano avuto un importante successo – i servizi di questo tipo sono ormai quasi completamente in disuso.

Giappone e Russia sono stati tra gli ultimi grandi paesi a dismettere i propri servizi di cercapersone, rispettivamente nel 2019 e nel 2021. In alcuni paesi il sistema è comunque ancora disponibile, con alcuni operatori che gestiscono i ripetitori, come nel caso del Libano. Hezbollah ricorreva da tempo ai cercapersone per ridurre i rischi per i propri membri di essere localizzati dai servizi segreti israeliani. Questi dispositivi sono relativamente più rudimentali rispetto a uno smartphone, le cui attività e la posizione possono essere tracciate con maggiore facilità.