Come sono esplosi centinaia di cercapersone dei membri di Hezbollah
Probabilmente con una piccola quantità di esplosivo inserita all'interno da Israele e fatta detonare a distanza: lo sostengono esperti e fonti di intelligence
Martedì centinaia di cercapersone usati da membri di Hezbollah, il gruppo radicale libanese sostenuto dall’Iran, sono esplosi simultaneamente, in quello che si ritiene sia stato un attacco organizzato e compiuto da Israele. Secondo il ministero della Salute libanese, quasi 3mila persone sono state ferite e almeno 12 sono state uccise, fra cui almeno sei membri di di Hezbollah e due bambini. I cercapersone potrebbero essere esplosi perché contenevano una piccola carica esplosiva, secondo fonti di intelligence statunitensi citate da vari media internazionali, compreso il New York Times.
L’esplosivo sarebbe stato inserito nei cercapersone prima che questi fossero venduti in Libano e sarebbe detonato grazie a un innesco attivabile a distanza, anche questo inserito in fase di costruzione. Gli esperti non ritengono invece credibile che i cercapersone siano esplosi per un surriscaldamento indotto delle batterie al litio, una delle ipotesi circolate martedì.
I cercapersone sono apparecchi elettronici capaci di ricevere brevi messaggi. Erano molto diffusi negli anni Ottanta e Novanta, ma sono poi stati sostituiti dai telefoni cellulari. Hezbollah li usa per le comunicazioni fra i suoi membri perché ritiene che non siano rintracciabili da Israele: a febbraio il gruppo aveva deciso di limitare o abbandonare l’uso dei telefoni cellulari perché spesso geolocalizzati dai servizi segreti israeliani, che usavano quelle informazioni per attaccare e uccidere i miliziani. Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, in un discorso andato in onda sulle televisioni locali il 13 febbraio aveva invitato i membri del gruppo a distruggere i propri telefoni. Hezbollah aveva quindi fornito circa 5mila cercapersone ai suoi membri: permettono di ricevere messaggi di testo, ma non di telefonare.
In particolare 5mila cercapersone erano stati ordinati dall’azienda Gold Apollo di Taiwan, principalmente del modello AR924. Sono questi quelli esplosi martedì, a partire dalle 15:30, in almeno tre zone del Libano: la capitale Beirut, la valle della Beqaa (nella zona orientale, vicino al confine con la Siria), e nel sud, tutte aree dove la presenza di Hezbollah è molto forte.
Secondo informazioni di intelligence all’interno dei cercapersone, vicino alla batteria, sarebbero stati inseriti 20-30 grammi di esplosivo (secondo altre fonti una quantità anche minore, pochi grammi), pressoché impossibili da identificare.
Prima delle esplosioni i cercapersone avrebbero ricevuto un messaggio che sembrava provenire dalla dirigenza di Hezbollah, e che invece avrebbe attivato gli esplosivi. I cercapersone avrebbero suonato per alcuni secondi prima di esplodere.
Nella mattinata di mercoledì l’azienda taiwanese Gold Apollo ha detto di non aver prodotto i cercapersone in questione, ma di aver solo concesso i diritti di produzione e apposto il proprio marchio sui prodotti. Secondo il presidente Hsu Ching-Kuang, i cercapersone sarebbero stati prodotti da una società chiamata BAC Consulting, che, secondo Gold Apollo, gestirebbe completamente la «progettazione e la realizzazione dei prodotti».
L’azienda si trova in Ungheria ed è attiva in settori molto diversi tra loro: avrebbe licenze per prodotti di gioielleria, ma anche per produrre apparecchi elettromedicali e per estrarre petrolio e gas naturale. Contattata dalla televisione britannica Sky News l’amministratrice delegata del gruppo Cristiana Barsony-Arcidiacono ha smentito che l’azienda sia responsabile della produzione: «Non facciamo i cercapersone, siamo solo degli intermediari. Penso che siate male informati».
Non è chiaro perché l’attacco sia stato compiuto proprio ieri, ma stanno circolando delle ipotesi. Una possibilità è che qualcuno all’interno di Hezbollah avesse scoperto la presenza di esplosivo nei cercapersone, e quindi Israele abbia deciso di agire velocemente per non rischiare di compromettere tutto il piano. Altre ipotesi sostengono che il Mossad, l’intelligence esterna israeliana, potrebbe aver condotto l’operazione per mettere in mostra le proprie capacità e cercare di ripulirsi la reputazione dopo il fallimento della risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre, oppure per creare caos all’interno di Hezbollah e indebolirlo.
Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, Hezbollah e Israele si stanno attaccando a vicenda con missili e razzi lanciati sul confine tra Libano e Israele. Negli ultimi mesi gli attacchi si sono intensificati, pur senza sfociare in una guerra di ampia scala.