La tempesta Boris potrebbe fare danni anche tra Romagna e Marche
Dopo le esondazioni nell'Europa centrale, si sta spostando in Italia e porterà piogge intense in aree già interessate da alluvioni negli scorsi anni
La tempesta Boris, quella che negli ultimi giorni ha causato estese alluvioni in diversi paesi dell’Europa centrale, si sta spostando verso sud e nel pomeriggio del 17 settembre arriverà in Italia. «Anche se un po’ attenuato rispetto all’Europa centro-orientale, il sistema porterà piogge abbondanti e persistenti», spiega Giulio Betti, meteorologo e climatologo del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e del Consorzio LaMMA: «Interesseranno tutta l’Italia centro-meridionale e insisteranno per più giorni sulla Romagna, l’Emilia orientale, le Marche centro-settentrionali e gli Appennini tra queste regioni e la Toscana. In queste zone bisognerà stare molto attenti».
Secondo i modelli meteorologici, la perturbazione riguarderà l’Italia fino a tutta la giornata di giovedì e causerà rovesci e temporali. Nell’Europa centro-orientale Boris ha causato vaste esondazioni e molti danni a ponti, dighe e coltivazioni, oltre alla morte di almeno 21 persone, tra Romania, Polonia, Repubblica Ceca e Austria. Nello spostarsi verso sud-ovest è previsto che la tempesta si riduca sia per estensione che per abbondanza delle precipitazioni, ma passando sull’Adriatico potrebbe raccogliere ulteriore aria molto umida per l’alta evaporazione dell’acqua marina.
«Questo periodo dell’anno è uno dei più delicati perché quando arrivano queste perturbazioni il mare è ancora molto caldo, quindi c’è energia che alimenta questi sistemi», aggiunge Betti. Proprio in questo periodo dell’anno, due anni fa, c’era stata un’alluvione nelle Marche che aveva causato la morte di 13 persone.
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È previsto che le piogge saranno particolarmente abbondanti, con misure di precipitazioni cumulate giornaliere che localmente supereranno anche i 150 mm, soprattutto sull’Appennino. «Sono quantitativi che possono mettere in difficoltà il reticolo fluviale minore e anche generare frane», precisa Betti, ripetendo che «ci vuole molta prudenza» anche perché tra le zone dove è previsto che pioverà di più ci sono quelle che nel 2023 erano state interessate dalle alluvioni di maggio e novembre: per questo sono territori particolarmente vulnerabili agli effetti delle piogge intense, il suolo è meno stabile.
Mercoledì le precipitazioni saranno particolarmente abbondanti sugli Appennini, per lo scontro tra le montagne e la massa di aria molto umida proveniente dall’Adriatico. Per la giornata di martedì 17 settembre sia la Regione Emilia-Romagna sia la Regione Marche hanno diffuso allerte per parte del loro territorio. Quella dell’Emilia-Romagna è un’allerta arancione, quella diramata per la «possibilità che si verifichi la combinazione di fenomeni più intensi e più diffusi, oppure la forte presenza di uno solo di essi, con un grado medio di pericolo e danni più estesi»: riguarda il rischio di piene dei fiumi e frane nelle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in particolare nelle zone di montagna e collina.
Nell’Europa centrale la tempesta Boris ha fatto grandi danni anche perché a causa due aree di alta pressione, una a est e una a ovest, è rimasta bloccata sullo stesso territorio molto a lungo. Un vortice isolato simile si era visto anche nel luglio del 2021, quando la Germania e il Belgio furono interessati da grandi alluvioni che causarono la morte di più di 200 persone.
Gli effetti devastanti di quella perturbazione furono ricondotti al cambiamento climatico causato dalle attività umane. Il World Weather Attribution (WWA), un gruppo internazionale di scienziati esperti di clima che dal 2015 collaborano perché la comunità scientifica possa rispondere il più velocemente possibile alla domanda “c’entra il cambiamento climatico?” quando si verifica un evento meteorologico estremo, concluse che il riscaldamento globale aveva aumentato l’intensità delle precipitazioni in quell’occasione.
Secondo Betti è probabile che verrà trovato un effetto similmente dovuto al cambiamento climatico anche nell’analisi della tempesta Boris: già sappiamo che le sue precipitazioni sono state rese intense dalle temperature molto alte delle acque del Mediterraneo e del mar Nero delle scorse settimane, ed è noto che è proprio il riscaldamento globale ad aumentare le temperature marine estive, quest’anno particolarmente elevate.
A giudicare dagli effetti che ci sono stati in molte zone della Romania, della Polonia e della Repubblica Ceca, le infrastrutture di questi paesi erano impreparate all’arrivo di quantità di pioggia come quelle portate da Boris (Vienna, in Austria, è stata un’eccezione notevole), ma questa non è una novità. Negli ultimi anni, sia in Italia che in Germania e altri paesi, ci sono stati grossi danni in occasione dei fenomeni meteorologici estremi: in generale, succede perché le infrastrutture fognarie e fluviali erano state progettate tenendo conto di precipitazioni massime minori rispetto a quelle che negli ultimi anni si sono viste con maggiore frequenza.