Traffico ad Addis Abeba, la capitale etiope, febbraio 2024 (Ed Ram/Getty Images)

Il tentativo dell’Etiopia di passare alle auto elettriche non sta andando benissimo

Il governo ha vietato l'importazione di veicoli diesel e a benzina, ma non si sa quante colonnine di ricarica ci sono e la rete elettrica è spesso soggetta a blackout

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All’inizio di quest’anno l’Etiopia è diventato il primo paese al mondo a vietare l’importazione di veicoli diesel e a benzina già a partire dal 2024. Il governo vorrebbe sostituire rapidamente le auto alimentate a combustibili fossili con quelle elettriche, ma negli ultimi mesi sono emersi vari problemi pratici che mettono in dubbio la possibilità di raggiungere questo obiettivo: nel paese non ci sono abbastanza stazioni di ricarica, mancano i meccanici specializzati e la rete elettrica è poco affidabile.

Il piano è stato promosso dal governo di Abiy Ahmed, primo ministro dell’Etiopia dal 2018. Nei primi mesi del suo mandato aveva avviato un processo di democratizzazione del paese e aveva raggiunto uno storico accordo di pace con l’Eritrea, due circostanze che lo portarono a ottenere il premio Nobel per la Pace nel 2019. In seguito però iniziò a governare in modo autoritario e le ultime elezioni, nel 2021, non sono state del tutto libere.

Il governo ha approvato il divieto di importare veicoli a diesel o a benzina per ragioni sia economiche che politiche. L’Etiopia non produce molto petrolio, e quindi deve importarlo dall’estero pagandolo in dollari. In questo modo però è costretta a spendere parte delle sue già scarse riserve di valuta straniera. Allo stesso tempo invece il paese produce molta energia elettrica da fonti rinnovabili: la diffusione dei veicoli elettrici da un lato permetterebbe di ridurre le importazioni di petrolio, e dall’altro di sfruttare l’energia rinnovabile prodotta internamente.

Da qualche tempo Ahmed sta inoltre cercando di crearsi una reputazione di leader interessato alle questioni ambientali: nel 2019 annunciò un importante piano per la riforestazione, e nel 2022 inaugurò una diga per la produzione di energia idroelettrica (un progetto che era stato molto contestato dall’Egitto). Anche il divieto all’importazione di auto a diesel e a benzina va in questa direzione, favorendo la diffusione di auto elettriche, più sostenibili dal punto di vista ambientale, a scapito di quelle alimentate a combustibili fossili.

Traffico ad Addis Abeba, la capitale etiope (AP Photo)

Da quando il divieto è stato annunciato, a fine gennaio, sono emersi alcuni problemi che mettono in dubbio la sua realizzabilità. Il primo e più evidente riguarda la capacità delle infrastrutture etiopi di alimentare i mezzi di trasporto elettrici. In Etiopia l’80 per cento della popolazione vive in aree rurali, dove le persone non hanno accesso alla rete elettrica e utilizzano per lo più legno o carbone per illuminare, riscaldarsi o cucinare. In tutto il paese solo poco più della metà della popolazione ha accesso all’elettricità, secondo i dati della Banca Mondiale, e la rete subisce frequenti blackout. È quindi difficile immaginare che gli abitanti vogliano acquistare un’auto elettrica, se poi non hanno la certezza di poterla ricaricare in modo continuo e affidabile.

Non sappiamo quante colonnine di ricarica ci sono in Etiopia, perché non esiste una mappatura completa. Yizengaw Yitayih, un funzionario del ministero dei Trasporti e della Logistica, ha detto che ce ne sono circa 50 in tutto il paese, ma non sono state censite in modo ufficiale. Il sito specializzato Rest of World è riuscito a verificare l’esistenza di 4 colonnine pubbliche, di cui soltanto due funzionanti; mentre Samson Berhane, esperto di economia ed ex direttore della rivista etiope The Reporter, ha detto a Le Monde che ce n’è «soltanto una». Alle colonnine pubbliche si aggiungono quelle private, installate dalle aziende o dai cittadini, ma nemmeno in questo caso esiste un dato preciso.

Un altro problema che è stato segnalato dalle persone etiopi che nell’ultimo periodo hanno acquistato un’auto elettrica è che nel paese non ci sono meccanici specializzati e mancano i pezzi di ricambio. Rest of World ha raccontato che molti stanno provando a riparare i guasti basandosi sui video tutorial di YouTube, anche perché la maggior parte delle auto elettriche presenti in Etiopia è di marchi cinesi e il libretto di istruzioni è in mandarino.

Il governo sta provando a favorire l’acquisto di veicoli elettrici anche tramite altre misure. Per esempio, già prima del blocco delle importazioni le auto a benzina avevano prezzi proibitivi perché erano soggette a tasse molto alte, che potevano superare anche il 100 per cento del valore del veicolo. Anche per questo il numero di macchine private nel paese è molto basso: circa una ogni 100 abitanti, secondo un rapporto dell’Agenzia del commercio statunitense. Per fare un paragone, in Italia sono più di 60 ogni 100 abitanti.

Al contrario, le tasse sull’importazione di auto elettriche sono molto basse, intorno al 15 per cento. Queste misure hanno già contribuito alla diffusione dei veicoli elettrici, e secondo il ministero dei Trasporti e della Logistica oggi ce ne sono circa 100mila. Il governo vorrebbe arrivare a 500mila in 10 anni.

A giugno è inoltre stata inaugurata a Debre Berhan, una città dell’Etiopia centrale, una fabbrica che prevede di produrre fino a mille veicoli elettrici all’anno.

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