Starmer vuole copiare qualcosa da Meloni sull’immigrazione
Il primo ministro britannico, che vuole ridurre gli arrivi di migranti attraverso il canale della Manica, ha elogiato gli accordi dell'Italia con i paesi di origine e transito
Lunedì il primo ministro britannico Keir Starmer è stato in visita a Roma e ha elogiato i «progressi significativi» fatti dal governo italiano nel ridurre gli arrivi via mare di persone migranti. Starmer ha firmato insieme alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, una dichiarazione congiunta in cui i leader si impegnano a «promuovere insieme accordi con i paesi di origine e di transito» dei migranti. Libia, Tunisia e Albania non sono menzionati esplicitamente nel documento, ma è quello il «modello» di cui ha parlato Meloni durante la conferenza stampa.
Per Starmer contrastare l’immigrazione irregolare è una delle principali priorità di politica interna. Anche per questo, il primo ministro britannico ha visitato il Centro nazionale di coordinamento per l’immigrazione (NCC) del ministero dell’Interno italiano. Prima della visita, diversi media britannici avevano scritto che l’immigrazione sarebbe stato il principale argomento dei colloqui con Meloni, e domenica il ministro degli Esteri del Regno Unito, David Lammy, aveva detto a BBC News che il governo «è interessato» alle politiche italiane.
Non a caso Starmer era accompagnato da Martin Hewitt. Hewitt è l’ex comandante di polizia che domenica è stato nominato capo del Border Security Command, il nuovo ente creato dal governo dei Laburisti per coordinare il lavoro delle agenzie statali, tra cui anticrimine e servizi segreti, con lo scopo di contrastare la «gang criminali», cioè i trafficanti di esseri umani che organizzano le traversate dei migranti dalla Francia al Regno Unito attraverso il canale della Manica.
I funzionari britannici volevano vedere come in Italia – con il coordinamento dell’NCC, istituito nel 2012 – collaborino tra di loro Marina militare, Guardia Costiera, Capitaneria di porto e forze dell’ordine.
Durante la conferenza stampa, Starmer ha elogiato «il lavoro dell’Italia con i paesi lungo le rotte migratorie» e ha citato la diminuzione degli arrivi via mare che c’è stata nei primi sei mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023 (gli arrivi si sono ridotti del 63%). «I numeri sono calati significativamente: non è merito solo dell’accordo con l’Albania, che ancora non è partito, ma del lavoro alla radice della presidente con alcuni paesi d’origine», ha detto il primo ministro (in realtà la politica dell’Italia di fare accordi con i paesi di origine dei migranti risale a molto prima dell’insediamento di Giorgia Meloni).
Questa netta riduzione si spiega con l’aumento degli sforzi delle autorità tunisine e libiche per impedire con la forza le partenze di migranti: una pratica che di fatto costringe decine di migliaia di persone a rimanere nei centri di detenzione per migranti in Libia, dove le torture e gli stupri sono sistematici, e le persone subsahariane in Tunisia, un paese dove da un anno e mezzo subiscono discriminazioni e violenze.
Meloni ha sostenuto che il governo britannico «mostra molta attenzione» al protocollo d’intesa quinquennale firmato a novembre dell’anno scorso con il primo ministro albanese, Edi Rama, per la costruzione di tre centri per l’accoglienza delle persone migranti in Albania. I centri, che avrebbero dovuto aprire a maggio, ancora non sono pronti, e secondo Meloni occorre «ancora qualche settimana». Starmer ci è andato più cauto, dicendo che il protocollo non è partito e attenderà di vederne gli effetti, ma che ritiene possano essercene in termini di deterrenza.
Starmer e Meloni appartengono a campi politici opposti, ed è quindi piuttosto notevole che il primo prenda come esempio la seconda riguardo alle politiche migratorie da adottare; è anche vero che, soprattutto negli ultimi anni, le politiche per la gestione dei flussi migratori dei governi europei di centrosinistra e di centrodestra sono state piuttosto simili.
Starmer ha insistito su un approccio che ha definito «pragmatico»: cioè discutere con partner e alleati i problemi comuni, come l’immigrazione irregolare, rafforzando la cooperazione e la condivisione di dati con loro.
Per esempio lunedì ha rivendicato di aver abrogato il piano dei Conservatori per espellere i richiedenti asilo in Ruanda, ma lo ha fatto citando motivazioni economiche e non la necessità di prendere le distanze dal punto di vista politico dal suo predecessore. Il piano era costato 370 milioni di sterline (circa 440 milioni di euro), ha detto Starmer, ma era stato bloccato dai ricorsi legali e per questo solo 4 migranti erano stati trasferiti nel paese africano.
(La differenza tra il piano dei Conservatori e il protocollo d’intesa con l’Albania è che nel secondo caso i centri saranno sotto la giurisdizione italiana, e quindi europea, e in teoria le persone che avranno diritto all’asilo verranno poi trasferite nel nostro paese; nel piano dei Conservatori i richiedenti asilo, anche in caso di accettazione della richiesta, sarebbero potuti rimanere in Ruanda ma non avrebbero potuto comunque tornare nel Regno Unito).
Nelle ultime settimane, nel canale della Manica, ci sono stati due gravi naufragi: nell’ultimo, nella notte tra sabato e domenica, sono morte 8 persone. Nel 2024, in tutto, sono già morte così 45 persone: non erano mai state così tante dal 2018, da quando sono iniziate con frequenza le traversate dei migranti della Manica.
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