L’ultima comunicazione proveniente dall’equipaggio del sommergibile Titan, prima che implodesse
È stata resa pubblica durante un'udienza voluta dalla Guardia costiera statunitense, che da mesi sta lavorando per ricostruire l'incidente
Lunedì sono cominciate due settimane di udienze indette dal Marine Board of Investigations della Guardia costiera statunitense con l’obiettivo di stabilire cosa sia successo esattamente il 18 giugno 2023, quando il sommergibile Titan dell’azienda OceanGate implose, uccidendo le cinque persone che erano a bordo. L’implosione fu un enorme caso mediatico perché per giorni il sommergibile fu dato per disperso quando era invece già imploso, e si parlò quindi a lungo della sorte delle persone a bordo, esperti e turisti che avevano pagato moltissimi soldi per vedere ciò che resta del Titanic, il noto transatlantico affondato nell’aprile del 1912.
Subito dopo l’individuazione dei resti del sommergibile furono aperte varie inchieste, per individuare eventuali responsabilità nell’incidente: quella della Guardia costiera è una delle principali. I funzionari hanno detto che l’inchiesta servirà ad aggiornare i protocolli di sicurezza da seguire in casi simili, ma anche a determinare se l’incidente sia stato causato da qualche tipo di negligenza ed eventualmente segnalarlo al dipartimento di Giustizia. Tuttora non ci sono certezze sulle cause dell’incidente: le indagini sono complicate dalla particolarità delle tecnologie utilizzate sul sommergibile, dalla difficoltà di estrarre dati dai sistemi elettronici e dal luogo del disastro, al largo del Canada ma in acque internazionali, cosa che crea problemi di giurisdizione.
Tra i testimoni che parleranno nelle prossime due settimane ci saranno vari ingegneri e dirigenti di OceanGate, tra cui uno dei fondatori. Dopo l’implosione del Titan l’azienda ha sospeso tutte le operazioni commerciali e di esplorazione, e al momento non ha più personale a tempo pieno: ai fini dell’inchiesta sarà rappresentata da un avvocato.
Durante la prima giornata di udienze sono stati condivisi dettagli che finora non erano noti al pubblico: per esempio è stata mostrata per la prima volta un’immagine scattata da un veicolo telecomandato che mostrava un pezzo del sommergibile sul fondo dell’oceano dopo l’implosione. Nei giorni successivi all’incidente, peraltro, online erano circolate moltissimo quelle che avrebbero dovuto essere le trascrizioni degli ultimi allarmi inviati dal Titan prima dell’implosione, che si erano però rivelate false. Durante l’udienza di lunedì sono invece state condivise alcune parti delle effettive ultime comunicazioni inviate dall’equipaggio del Titan alla base da cui erano partiti, la nave Polar Prince: il personale di supporto aveva chiesto loro informazioni sulla profondità a cui si trovavano, e se riuscissero ancora a vedere qualcosa sul display di bordo. Loro avevano risposto «Qui tutto a posto» quasi un’ora dopo.
Introducendo l’indagine, i funzionari della Guardia costiera hanno ricordato che prima di implodere il sommergibile aveva già mostrato di non essere molto sicuro. Nel corso di 13 immersioni tra il 2021 e il 2022, hanno detto, aveva avuto 118 problemi legati all’attrezzatura: a volte le batterie si spegnevano lasciando i passeggeri bloccati sott’acqua per ore, altre volte i propulsori si erano rotti a migliaia di metri di profondità.
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