La disputa territoriale tra Spagna e Portogallo che va avanti dal 1815
Il ministro della Difesa portoghese ha rievocato il Congresso di Vienna per rivendicare la sovranità sulla città di Olivenza, occupata dagli spagnoli più di 200 anni fa
In questi giorni il ministro della Difesa portoghese, Nuno Melo, ha rischiato di aprire una crisi diplomatica con la Spagna per una disputa territoriale vecchia di oltre duecento anni. Venerdì Melo ha rivendicato la sovranità del suo paese su Olivenza/Olivença (il primo è il nome in spagnolo, il secondo in portoghese), una città di circa 12mila abitanti che l’esercito spagnolo occupò nel 1801 senza poi restituirla al Portogallo, come invece era stato in seguito deciso al Congresso di Vienna del 1815. Da allora Olivenza fa parte della provincia spagnola di Badajoz, nella comunità autonoma dell’Estremadura, nel sud-ovest del paese.
Storicamente il Portogallo non ha mai rinunciato a Olivenza: la linea ufficiale è che la città sia portoghese per diritto (de iure) ma spagnola di fatto (de facto). I toni di Nuno Melo – che fa parte dei Popolari (CDS), il partito più a destra nella coalizione di centrodestra Alleanza Democratica – però sono stati piuttosto inusuali. Melo si trovava a Estremoz, nella regione portoghese dell’Alentejo, per una commemorazione del Terzo reggimento di cavalleria, anche noto come Dragões de Olivença (“draghi di Olivenza”), in cui lui stesso fece il servizio militare. «Olivença è portoghese e non è affatto una provocazione», ha detto Melo.
«Si sa, la realpolitik è la realpolitik», ha detto il ministro ribadendo però che quando «i diritti sono giusti, non possono essere abbandonati». Melo ha anche ricordato di essersi occupato del caso quand’era europarlamentare: nel 2003 ci fu un’interpellanza, a cui il Consiglio europeo rispose che la questione era fuori dalla sua portata. La base di quella richiesta era la stessa a cui si è rifatto Melo venerdì, e cioè gli accordi del Congresso di Vienna, che ristabilirono l’ordine europeo dopo l’età napoleonica e che la Spagna firmò nel 1817.
Le frontiere attuali del Portogallo sono molto antiche: furono stabilite nel 1297 con il trattato di Alcanizes, firmato dal re Dionigi con il re di Castiglia Ferdinando IV, in base al quale Olivenza faceva parte del Portogallo. Nel 1801 la città fu però occupata dalle truppe spagnole e ceduta, sotto la minaccia di un’invasione, con il trattato di Badajoz dello stesso anno che però fu violato nel 1807, quando le forze franco-spagnole attaccarono il paese (il Portogallo era un alleato del Regno Unito, nemico di Napoleone). Negli accordi del Congresso di Vienna – su insistenza del rappresentante portoghese, il duca di Palmela – la Spagna si impegnò a restituire Olivenza, senza però poi farlo.
La questione di Olivenza non è mai stata una priorità per i governi portoghesi: nel 2003 l’allora ministro degli Esteri, António Martins da Cruz, la definì «congelata». Anche per questo, le dichiarazioni di Melo hanno imbarazzato il primo ministro Luís Montenegro, che vorrebbe evitare tensioni inutili con un altro stato dell’Unione Europea e della NATO, l’alleanza militare che raggruppa buona parte dei paesi occidentali. Il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha rifiutato di commentarle, e lo stesso ha fatto finora il governo spagnolo.
Venerdì il sindaco della città, Manuel José González Andrade, ha detto che i discorsi sui confini «appartengono ai secoli passati» e che pensa che Melo «abbia questioni più urgenti e importanti di cui occuparsi». Anche il leader dell’opposizione e del Partito Socialista, Pedro Nuno Santos, ha criticato le uscite del ministro, definendole «molto gravi». Melo gli ha risposto piccato sui social: «“Molto grave” è che in più di 200 anni, Pedro Nuno Santos sia forse il primo leader di un partito politico a negare la sovranità del Portogallo su Olivença».
«La Costituzione dice che il territorio portoghese è quello storicamente definito, e questo viene interpretato come comprendente Olivença», ha spiegato alla CNN portoghese Francisco Pereira Coutinho, professore associato di Diritto internazionale all’università NOVA di Lisbona. Secondo il professore, l’unica soluzione per risolvere la controversia sarebbe una mediazione della Corte internazionale di Giustizia dell’Aia, nei Paesi Bassi, ma non è un’ipotesi verosimile al momento.
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