È iniziato il processo per il ricorso presentato da ByteDance contro la legge che le impone di vendere TikTok negli Stati Uniti
Alle 9 del mattino di oggi (le 16 italiane) a Washington è cominciato il processo per il ricorso presentato dalla società cinese ByteDance, proprietaria del social network TikTok, contro la legge che le impone di vendere entro nove mesi la sua divisione statunitense a un investitore non legato al governo cinese. L’udienza di oggi è l’inizio annunciato di un processo che, secondo molti esperti, sarà lungo e arriverà fino alla Corte Suprema.
La legge era stata approvata dall’amministrazione di Joe Biden lo scorso aprile per rispondere ad alcune preoccupazioni diffuse da tempo nella politica americana sulla pervasività di TikTok e sui suoi legami col governo cinese: la principale è che la Cina possa sfruttare il rapporto molto stretto che ha con ByteDance per raccogliere dati sugli utenti statunitensi e utilizzarli per motivi di intelligence, ma anche che possa usare l’algoritmo per influenzare il dibattito, promuovendo alcuni contenuti o censurandone altri. Questi saranno anche i principali argomenti che i procuratori del dipartimento di Giustizia presenteranno oggi di fronte ai tre giudici della Corte d’appello di Washington.
ByteDance ha sempre negato di condividere informazioni sugli utenti con il governo cinese e ha presentato ricorso basandosi sulla presunta incostituzionalità della legge, che violerebbe la libertà di espressione. Secondo la società cinese, la cessione della divisione statunitense implicherebbe la sostanziale chiusura della piattaforma negli Stati Uniti, e questo preoccupa anche molti utenti che attualmente lavorano anche grazie a TikTok. Durante l’udienza di oggi gli avvocati di ByteDance porteranno davanti ai giudici anche la testimonianza di alcuni di loro, ovvero otto creator statunitensi che sfruttano la piattaforma per promuovere il proprio business.