Le interviste in cui quelli della Silicon Valley si sentono a loro agio
Non sono quelle dei media tradizionali bensì quelle organizzate da alcuni podcaster molto seguiti, in cui non c'è il rischio di domande sgradite
Lo scorso martedì il fondatore di Facebook e amministratore delegato del gruppo Meta, Mark Zuckerberg, è stato ospite di Acquired, un podcast statunitense che racconta le principali acquisizioni e quotazioni in borsa. La puntata era un evento speciale, registrato dal vivo presso il Chase Center, un’arena al coperto a San Francisco. A partecipare all’evento c’erano circa 6mila persone, che hanno pagato 50 dollari per «il biglietto più desiderato di San Francisco», secondo il New York Times.
Nel corso dell’intervista, condotta dai presentatori Ben Gilbert e David Rosenthal, Zuckerberg ha parlato della sua carriera, di intelligenze artificiali e di metaverso, in quella che Rosenthal ha definito «una celebrazione della tecnologia». Acquired viene ascoltato da 800mila persone e in passato ha avuto come ospiti dirigenti di Uber, Sequoia Capital e Starbucks, tra gli altri.
L’evento è in linea con una tendenza in corso ormai da qualche anno, per cui imprenditori, investitori e fondatori di startup o grandi aziende preferiscono farsi intervistare in podcast o su canali YouTube di fiducia invece di passare per testate e reti televisive tradizionali. Il New York Times ha notato come podcast come Acquired siano ormai la destinazione preferita dai CEO perché qui possono parlare liberamente senza timore di dover rispondere a domande delicate e a sorpresa: «Molte di queste interviste sono come chiacchierate informali davanti a una birra tra amici».
È molto diverso da quanto accade, o meglio accadeva, con i media tradizionali: le enormi criticità emerse negli ultimi anni in relazione alla gestione delle grandi piattaforme e delle aziende di tecnologie hanno reso sempre più impegnative le interviste dei CEO con i giornalisti. Soltanto in estate, l’imprenditore Elon Musk aveva per esempio stralciato un accordo per un programma che avrebbe dovuto realizzare con l’ex conduttore di CNN Don Lemon, dopo un’intervista particolarmente ostile in cui Musk si era visibilmente arrabbiato per le domande. «Non devo rispondere alle domande dei giornalisti, Don. L’unica ragione per cui sono qui è perché tu sei su X [l’ex Twitter] e me lo hai chiesto. Altrimenti non avrei fatto questa intervista», aveva detto Musk.
Acquired non è l’unico podcast ad attirare sempre più CEO di rilievo nel settore. Uno dei podcast più gettonati in questo senso è il Lex Fridman Podcast, che negli ultimi anni ha avuto ospiti come Musk, Jeff Bezos e Jensen Huang di Nvidia. Fridman, informatico e ricercatore presso il MIT, ha intervistato recentemente anche Donald Trump, oltre che altri nomi affini alla destra statunitense, come l’ex giornalista di Fox News Tucker Carlson e Jordan Peterson.
In pochi anni il suo podcast è diventato «lo spazio sicuro per l’élite anti-woke», come lo ha definito il sito Business Insider, ma anche per quella tecnologica. Lo scorso anno, ad esempio, Zuckerberg ha concesso una lunga intervista a Fridman direttamente nel metaverso – l’ambiente virtuale che Meta sta sviluppando da anni – nella quale i due sono comparsi sotto forma di avatar. Lo scorso agosto Musk, ospite ricorrente del podcast, ha registrato con Fridman una discussione lunga più di otto ore su Neuralink, azienda da lui fondata che sta sviluppando interfacce per collegare il cervello umano ai computer.
Grazie a Fridman e a programmi simili, il settore tecnologico ha la possibilità di parlare direttamente e promuovere i suoi prodotti «senza dover avere a che fare con i media tradizionali, che alcuni considerano antagonisti e ingiustamente critici», come ha scritto Bloomberg. Un approccio che viene riassunto con l’espressione «Go direct», “vai diretto”, e che ha creato una rete di content creator, influencer, podcaster e youtuber con pubblici enormi, in grado di competere con i media mainstream. «In questo spirito, l’interlocutore è qualcuno che offre una piattaforma, e forse anche un insider del settore, e che non è un giornalista», conclude Bloomberg.
L’antesignano di questo sistema è Joe Rogan, comico e commentatore di arti marziali ma anche creatore del podcast The Joe Rogan Experience, programma di grande successo che è diventato un punto di passaggio obbligatorio per comici, attori, intellettuali e imprenditori americani. Rogan e Fridman hanno in comune molti ospiti e aree culturali di riferimento – da Peterson a Musk –, ovvero l’opposizione al politicamente corretto e alla cosiddetta “cultura woke”, ed entrambi hanno avuto come ospite Sam Altman, CEO di OpenAI. Fridman è stato inoltre ospite dello stesso Rogan.
– Leggi anche: Ora Mark Zuckerberg fa il figo
Sia i creatori di Acquired che Fridman, inoltre, hanno avuto esperienze nel settore digitale, come imprenditori o come informatici. Gilbert e Rosenthal hanno una carriera da investitori e startupper alle spalle, mentre Fridman ha avuto trascorsi diversi. Nel 2014 lavorò per pochi mesi a Google, che lasciò perché disse di preferire «il caos della ricerca e dell’ambiente accademico»; l’anno successivo passò al laboratorio AgeLab del MIT per studiare il comportamento degli automobilisti.
Nel 2019 pubblicò uno studio molto discusso sul servizio Autopilot di Tesla, la tecnologia di guida assistita dell’azienda, nel quale sosteneva che i guidatori di vetture semi-autonome riuscivano a restare concentrati, al contrario di quanto sostenuto da molti altri studi. L’articolo di Fridman non fu mai valutato secondo il sistema della peer review tipico dei paper accademici, e fu molto criticato da alcuni suoi colleghi, che lo definirono «profondamente errato». Lo studio attirò però le attenzioni di Musk, capo di Tesla, che invitò Fridman nella sede dell’azienda e gli concesse un’intervista per il suo podcast, contribuendo così alla sua crescita iniziale. Poco dopo lo studio di Fridman sull’Autopilot fu rimosso dal sito del MIT.
– Leggi anche: Cosa si intende per “woke”
La possibilità di parlare con colleghi o persone più affini alla scena tecnologica ha reso Acquired e il Lex Fridman Podcast molto ambiti nella Silicon Valley: anche per questo la puntata dal vivo di Acquired con Zuckerberg era molto attesa. Per l’occasione Zuckerberg è apparso più spontaneo del solito e ha indossato una maglietta che si è fatto fare per l’occasione dal designer Mike Amiri, con una scritta in greco che significa “imparare attraverso la sofferenza” (frase che ha definito «uno slogan di famiglia»).
Poco prima dell’inizio della sua intervista di Acquired, è stato proiettato un messaggio registrato di Jensen Huang, CEO di Nvidia, che commentava una sua frase pronunciata proprio in quel podcast qualche settimana prima, quando disse che non avrebbe mai fondato l’azienda se avesse saputo quanto difficile sarebbe stato. La frase, spiegò, era stata estrapolata dal suo contesto ed era stata molto commentata sia online che dai media. Poco dopo Zuckerberg ha commentato il video di Huang, scherzando sul fatto che avrebbe dovuto chiedere anche lui scusa per quello che stava per dire. Poi però ci ha ripensato: «Io non chiedo più scusa per niente».