Il mito di Moana Pozzi
La più famosa attrice italiana di film porno morì il 15 settembre del 1994 in circostanze di cui si discute ancora oggi, dopo una vita piuttosto unica
In una delle sue ultime interviste televisive Moana Pozzi diceva di ritenersi «un’artista» che sapeva «dare delle emozioni»: era l’inizio del 1994 e parlando della sua carriera in un programma condotto da Pippo Baudo la celebre attrice porno raccontava di aver scelto quello che faceva, e di non essersi mai pentita di averlo fatto. Nata il 27 aprile del 1961, Anna Moana Rosa Pozzi fu molte cose, ma è ricordata soprattutto per aver sdoganato il tema della pornografia in Italia grazie ai suoi film e ai suoi interventi in televisione, spiritosi e provocanti, riflessivi e intelligenti. Ma si torna ciclicamente a parlare anche delle circostanze della sua morte, avvenuta il 15 settembre di trent’anni fa e al centro ancora oggi di alcune teorie del complotto.
Nelle parole di Rosanna Alloisio, sua madre, Moana Pozzi era «una ragazza fuori dal comune, un enigma. Faceva del bene pure ai sassi». Da bambina era tranquilla e curiosa, e a scuola «una meraviglia»; da ragazzina studiava chitarra classica e faceva immersioni al lago di Bracciano, ha raccontato al Corriere della Sera lo scorso novembre. Per il lavoro di suo padre Alfredo, ricercatore nelle centrali nucleari, la famiglia si trasferì prima in Spagna, poi in Brasile e in Canada, per poi tornare a Genova, dove era nata e dove trascorse l’adolescenza: «Leggeva tanto, amava i classici, poi non so cosa è successo», ha detto Alloisio.
Alta 178 centimetri, bionda e prosperosa, a diciott’anni Pozzi si trasferì a Roma per studiare recitazione, e nei primi anni Ottanta cominciò a lavorare come modella e attrice, ottenendo piccole parti in film come La patata bollente con Renato Pozzetto, Borotalco di Carlo Verdone e Vacanze di Natale, dove interpreta una delle amanti dell’attore comico Jerry Calà. Nel 1981 partecipò a Miss Italia e l’anno seguente le venne affidata la co-conduzione di un programma per bambini su Rete 2, l’attuale Rai 2: al contempo tuttavia aveva girato i suoi primi film porno, con vari pseudonimi.
Il primo fu Erotic Flash, in cui comparve con il nome Margaux Jobert, a cui sempre nel 1981 seguì Valentina, ragazza in calore, dove recitò come Linda Heveret. In un’intervista data a Giampiero Mughini per L’Europeo nel 1987 Pozzi spiegò di essere entrata nel giro rispondendo a un annuncio su un giornale e che le era sembrata «una cosa del tutto naturale». Nel giro di pochi mesi tuttavia fu riconosciuta e la voce cominciò a circolare grazie agli articoli pubblicati sul Secolo XIX, il principale giornale ligure. Inizialmente negò, e quando ammise di essere lei fu allontanata dalla conduzione del programma.
Dopo altre parti minori e qualche pubblicità, nel 1986 Pozzi entrò a far parte di Diva Futura, la prima agenzia di casting specializzata in pornografia in Italia, fondata dal regista di cinema porno Riccardo Schicchi e dalla pornostar ungherese Ilona Staller, meglio nota come Cicciolina. Proprio con Schicchi girò Fantastica Moana, che le diede popolarità in tutto il paese e trasformò il suo nome in un mito del cinema erotico: nei film successivi interpretò proprio se stessa, recitando con alcuni dei più noti attori porno del tempo, tra cui Rocco Siffredi e la stessa Staller, nella parodia Cicciolina e Moana Mondiali (1990).
Il periodo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta fu per lei il più intenso nel cinema porno, ma anche come modella, autrice, personaggio televisivo e politica. Recitò in diversi film prodotti negli Stati Uniti e sfilò per Fendi; al tempo stesso era considerata l’unica attrice di film porno a poter apparire nei programmi televisivi destinati al grande pubblico, sia sulla Rai che sui canali privati. Pur facendo lo stesso lavoro Moana Pozzi era più sofisticata ed elegante di Cicciolina, frequentava intellettuali come Massimo Troisi e Roberto Benigni, e per via della sua cultura e della sua capacità di comunicare le veniva chiesto di parlare tra le altre cose di erotismo ed educazione sessuale.
Disse in diverse occasioni che le piaceva provocare, che fare sesso la divertiva e che il suo era «un erotismo consapevole». Nel programma del 1994 con Pippo Baudo una donna del pubblico le aveva chiesto quale fosse la differenza tra il suo lavoro e quello di una prostituta. Lei rispose di non avere niente contro quel mestiere, aggiungendo però: «Io scelgo quello che faccio, la prostituta in fondo si fa soltanto scegliere».
Non mancarono comunque le critiche legate al suo mestiere e alla sua popolarità: dovette per esempio ritirarsi dal programma Jeans 2 condotto da Fabio Fazio, mentre il programma Matrjoska di Antonio Ricci fu censurato perché lei attraversava lo studio televisivo nuda. Il programma andò infine in onda nei primi mesi del 1988 con il titolo L’araba fenice, in cui lei compariva sì nuda, ma coperta di cellophane.
Nel 1991, ormai conosciutissima, Pozzi pubblicò da sola La filosofia di Moana, un libro che tutti gli editori interpellati si erano rifiutati di pubblicare e che alla fine fu distribuito in 20mila copie nelle edicole. Nel libro Pozzi raccontava dei personaggi famosi con cui diceva di aver avuto rapporti sessuali: dal comico Beppe Grillo al calciatore Marco Tardelli, dall’attore Andrea Roncato all’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi, che non era citato esplicitamente, ma con cui aveva avuto una relazione quando era segretario del Partito Socialista.
A proposito di politica, fu anche una delle principali sostenitrici del Partito dell’Amore assieme a Staller, che nel 1987 era stata eletta alla Camera con i Radicali. Fondato nel 1991 da Schicchi e Mauro Biuzzi, il partito aveva un logo con un cuore rosso al centro del quale c’era proprio una foto di Moana Pozzi, che tra il 1992 e il 1993 si candidò sia per le elezioni politiche che per quelle comunali a Roma. Come candidata del partito fu ospite del programma tv Tribuna elettorale e attirò anche l’attenzione della stampa estera: non venne eletta, ma alle elezioni dell’aprile del 1992 ottenne 12.393 preferenze, il doppio di quelle ottenuti da Umberto Bossi della Lega Nord e duemila in più di quelle per Francesco Rutelli, eletto con i Verdi.
Parlando sempre con Il Corriere della Sera, Alloisio ha detto che sua figlia era molto religiosa, che non fumava, non beveva e non aveva mai preso droghe. Ha anche raccontato di quando, all’inizio del 1994, le aveva detto di avere la nausea da quasi due mesi e che secondo i medici aveva «un’epatite mal curata». Secondo il racconto della madre Pozzi scoprì di avere un tumore al fegato in seguito ad accertamenti svolti da un medico amico di famiglia a Lione.
Morì a 33 anni il 15 settembre dello stesso anno dopo cinque mesi di ricovero in un ospedale della città francese per un carcinoma epatocellulare, la forma più comune di tumore al fegato, probabilmente aggravato da un virus che aveva contratto durante un viaggio all’estero. La notizia della morte fu data due giorni dopo proprio dalla madre, come aveva voluto lei.
Negli anni le circostanze della morte dell’attrice hanno favorito la circolazione di varie teorie del complotto. Già nei primi anni Novanta appariva dimagrita rispetto al passato, motivo per cui c’è chi sostiene che fosse morta di AIDS, una ricostruzione sempre smentita da amici e familiari. C’è poi una teoria basata sulle dichiarazioni rilasciate in forma anonima da un agente dei servizi segreti italiano secondo cui sarebbe stata una spia del KGB, e quindi uccisa per aver saputo cose che le avevano riferito politici importanti.
Visto che non venne svolta un’autopsia e che non c’erano foto della sua salma, qualcuno ipotizzò inoltre che avesse inscenato la sua morte, e che in realtà fosse ancora viva: Schicchi però spiegò a Repubblica che Pozzi aveva voluto essere cremata, mentre Alloisio ha detto di aver ritirato lei le ceneri, e di non voler dire a nessuno dove siano. C’è infine la versione data nel 2013 dalla ex pornostar Eva Henger, ex moglie di Schicchi, secondo cui Moana Pozzi non era morta il 15 settembre del 1994, ma alcuni mesi dopo: forse per trascorrere gli ultimi mesi con le persone più care ed evitare l’attenzione dei media.
Della sua morte si parlò di nuovo nel 2007, quando Antonio Di Ciesco raccontò di averla aiutata a morire, come a suo dire gli aveva chiesto lei stessa. I due si erano sposati nel 1991 a Las Vegas, ma sempre secondo quanto riferito da Di Ciesco lei aveva tenuto nascosta la relazione perché il pubblico non avrebbe accettato l’idea che era sposata. Anche queste informazioni sono state contestate (Alloisio ha definito Di Ciesco tra le altre cose «sedicente marito […] un nullafacente che le faceva da autista»).
La morte di Moana Pozzi è stata analizzata tra gli altri dalla procura di Roma e dal programma Chi l’ha visto?, mentre a tutta la sua vita sono stati dedicati numerosi speciali televisivi e la serie del 2009 Moana, con protagonista Violante Placido. Il suo personaggio compare in Supersex, la serie di Netflix sulla vita di Rocco Siffredi, dove è interpretata dall’attrice Gaia Messerklinger, e in Diva Futura, film sull’omonima agenzia presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia, in cui a interpretarla è Denise Capezza.
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