Le foto delle manifestazioni femministe in Francia
Migliaia di persone si sono radunate per esprimere solidarietà a Gisèle Pelicot, e ribadire l'importanza di un cambiamento culturale
Sabato in diverse città francesi si sono svolte manifestazioni femministe di solidarietà per Gisèle Pelicot, la donna di 72 anni il cui ex marito Dominique è stato accusato di averla sedata e fatta violentare da decine di uomini per anni. Il processo, che è iniziato il 2 settembre nel tribunale di Avignone, è uno dei più seguiti degli ultimi anni in Francia: gli imputati, accusati di averla stuprata a sua insaputa, sono 51.
A Parigi, Marsiglia, Bordeaux e Strasburgo si sono radunate alcune migliaia di persone e manifestazioni più piccole si sono svolte in totale in una trentina di città. Le manifestazioni sono state promosse da associazioni femministe che da sempre si occupano di combattere la cosiddetta “cultura dello stupro” e in generale il maschilismo sistemico che secondo loro è alla base di violenze come quella del caso Pélicot.
La stessa Gisèle Pélicot è diventata in questi giorni un’ispirazione, per via della lucidità e della determinazione con cui ha testimoniato al processo e per essersi opposta a un processo chiuso al pubblico, permettendo in questo modo che la storia venisse seguita e dibattuta dai giornali di tutto il mondo (per lo stesso motivo ha detto di voler continuare a essere chiamata col nome dell’ex marito fino alla fine del processo, quando riprenderà il proprio).
L’attivista Anne-Cécile Mailfert ha citato una richiesta già fatta in passato di una “legge globale contro la violenza sessista e sessuale”, che secondo le stime costerebbe 3 miliardi di euro, che preveda una formazione specifica per chi si occupa di raccogliere le denunce e seguire i processi, e che permetta alle vittime di violenza di genere di denunciare in sicurezza e senza timore di non essere credute.
Tra gli slogan più ricorrenti si sono visti “Io ti credo”, riferito al problema diffuso tra le donne che denunciano di non essere prese sul serio; “La vergogna deve cambiare lato”, perché spesso chi subisce violenze prova vergogna nonostante sia solo una vittima; e “Non tutti gli uomini, ma sempre uomini”, che cita un’obiezione che le femministe si sentono spesso rivolgere, e ribadisce che anche se quello della violenza di genere non è un problema che riguarda tutti gli uomini è comunque un problema maschile.
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