La procura di Palermo ha chiesto 6 anni di carcere per Salvini nel processo Open Arms
L'accusa all'ex ministro dell'Interno è di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito alla nave dell'ong spagnola di attraccare a Lampedusa nel 2019
Sabato la procura di Palermo ha chiesto una condanna a 6 anni di carcere per il ministro dei Trasporti e leader della Lega Matteo Salvini. Il processo in cui Salvini è coinvolto va avanti da aprile del 2021, quando fu rinviato a giudizio con l’accusa di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per aver impedito alla nave della ong spagnola Open Arms di attraccare a Lampedusa nell’agosto del 2019, dopo aver salvato 147 migranti nel Mediterraneo. Ai tempi Salvini era ministro dell’Interno.
La richiesta della procura è arrivata dopo una lunga e dura requisitoria. La procuratrice aggiunta Marzia Sabella ha precisato tra le altre cose che «le convenzioni internazionali sono chiarissime» e che «non si può chiamare in causa la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare. Ecco perché i migranti andavano soccorsi, concedendo subito un porto sicuro». L’udienza dedicata all’arringa della difesa, che verrà fatta dall’avvocata Giulia Bongiorno, è stata fissata per il 18 ottobre.
Salvini, che sabato non era in aula, ha pubblicato sui suoi profili social una specie di spot di 4 minuti in cui ripercorre la vicenda e ribadisce la sua versione dei fatti, e cioè di aver agito per «difendere i confini». Sui suoi profili social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso «totale solidarietà al ministro Salvini» e definito «incredibile» la richiesta della procura. Oltre a lei altri politici hanno fatto lo stesso: il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di «evidente e macroscopica stortura» e «ingiustizia» e la sua dichiarazione è stata ripresa dall’account del ministero. Domenica, l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha scritto in una nota che «insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di Governo, sono dichiarazioni gravi».
Nell’agosto del 2019 la Open Arms rimase in mare per 20 giorni. Salvini infatti aveva bloccato l’ingresso della nave in Italia in base al “decreto sicurezza bis”, ma una sentenza del TAR del Lazio gli aveva dato torto. La Open Arms era quindi potuta entrare in acque territoriali italiane, ma lo sbarco non era avvenuto a causa delle pressioni di Salvini sulla Guardia costiera e sulla Capitaneria di porto di Lampedusa. A decidere lo sbarco dei migranti era infine stato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, dopo aver visitato la nave, incontrato la Capitaneria di porto e ordinato lo sbarco immediato delle persone a bordo.
Al momento dello sbarco solo 83 persone si trovavano ancora a bordo perché nel frattempo altre si erano buttate in mare, avevano eluso i controlli e raggiunto la terraferma con piccole imbarcazioni o erano state autorizzate a scendere perché minorenni. Per giorni la situazione sulla nave fu molto tesa, le persone soccorse erano esauste della situazione di stallo ed estremamente provate dai giorni passati in mare.
Nella requisitoria di sabato i pubblici ministeri hanno risposto a tutte le tesi sostenute dalla difesa di Salvini e dallo stesso ministro pubblicamente: Sabella ha detto che «a bordo dell’Open Arms non c’era alcun terrorista» e che «la ong spagnola operò nel rispetto delle regole».