La faticosa campagna vaccinale contro la poliomielite in Pakistan
Nel 2022 sembrava che il virus stesse scomparendo, ma ora la situazione nel paese è peggiorata di nuovo e gli ostacoli sono diversi
Lunedì in Pakistan è cominciata una campagna nazionale per vaccinare oltre 30 milioni di bambini sotto i cinque anni contro la poliomielite, allo scopo di contenere la diffusione del virus nel paese. Il virus che causa la poliomielite è stato eradicato a livello mondiale grazie ai vaccini, ma il Pakistan è rimasto insieme all’Afghanistan l’unico paese in cui circola ancora. Tra il 2021 e il 2022 non erano state registrate infezioni e sembrava che il paese potesse infine essersi liberato del virus, ma nel giro di due anni la situazione è nuovamente peggiorata.
La scorsa settimana a Islamabad, la capitale, è stato registrato il primo caso di poliomielite degli ultimi 16 anni: il 17esimo in Pakistan dall’inizio dell’anno. Il virus che causa questa malattia si trasmette per lo più attraverso l’acqua contaminata dalle feci: nelle ultime settimane è stato trovato nelle acque di scolo delle principali città del paese, comprese le più grandi Peshawar e Karachi, e in zone in cui prima non era mai arrivato.
Prima dell’introduzione del vaccino, nel 1955, il virus della poliomielite colpiva centinaia di migliaia di bambini ogni anno in tutto il mondo, provocando forme permanenti di paralisi delle gambe, difficoltà respiratorie e nei casi peggiori la morte. Poiché si trasmette attraverso acqua contaminata, le popolazioni più a rischio sono quelle che vivono all’interno di baraccopoli sovraffollate e in cui le condizioni igieniche sono scarse: condizioni che in Pakistan riguardano milioni di persone.
Portare avanti una campagna vaccinale massiccia non si sta rivelando facile. Sono stati mobilitati 286mila operatori sanitari, con spese notevoli, ma il governo pakistano ha il problema di vincere il diffuso scetticismo della popolazione verso il vaccino, causato da campagne di disinformazione di gruppi di attivisti e di studiosi religiosi. Alcune delle teorie che circolano sostengono che i vaccini facciano parte di un piano dell’Occidente per rendere sterile la comunità musulmana o che contengano estratti della carne di maiale, che i musulmani non mangiano.
Questo fa sì che molti genitori chiedano al personale addetto alle vaccinazioni di registrare come vaccinati anche bambini che loro rifiutano di far vaccinare, e di segnarli con l’inchiostro come si fa per confermare che hanno ricevuto la dose. Molti operatori, d’altra parte, tendono a non segnalare questi comportamenti per proteggere le famiglie da multe e ripercussioni. La disinformazione sui vaccini ha portato quest’anno anche a un attacco violento contro un presidio vaccinale, dove 15 persone, soprattutto poliziotti che si trovavano lì per garantire la sicurezza degli operatori, sono state uccise. Una cosa simile è successa anche tre giorni fa nella regione del Bajaur, dove alcuni uomini armati hanno ucciso un operatore sanitario e un poliziotto.
In alcune zone povere e remote del Pakistan inoltre i leader locali stanno usando la minaccia di non vaccinare la popolazione per ottenere dal governo centrale fondi o servizi che chiedevano da tempo, senza ottenere risposta. Le famiglie in queste zone sono state costrette dagli amministratori a partecipare alla protesta.
In Afghanistan quest’anno sono stati registrati 18 casi di poliomielite nella zona a sud, vicino al confine col Pakistan. A luglio il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) aveva trovato il virus nelle fognature della Striscia di Gaza e il 16 agosto era stato registrato il primo caso di infezione in 25 anni nel territorio palestinese. Qui la somministrazione della prima dose ha coinvolto oltre 550mila bambini, più del 90 per cento di quelli che vivono nella Striscia, e si è conclusa venerdì con successo.
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