La Russia ha espulso sei diplomatici britannici accusandoli di essere spie

L'esterno dell'ambasciata britannica a Mosca, il 13 settembre
L'esterno dell'ambasciata britannica a Mosca, il 13 settembre (AP Photo)

Venerdì il governo russo ha comunicato di aver revocato l’accredito a sei diplomatici del Regno Unito, accusandoli di spionaggio, e di averne disposto l’espulsione dal paese. Il Foreign Office, il ministero degli Esteri britannico, ha replicato dicendo che le accuse sono «completamente infondate» e che l’espulsione dei sei in realtà era già avvenuta lo scorso mese. È stata però resa nota nel giorno della visita negli Stati Uniti del primo ministro britannico Keir Starmer, che discuterà con il presidente Joe Biden anche la possibilità di consentire agli ucraini di colpire in territorio russo con le armi fornite dagli alleati.

Il governo del Regno Unito ritiene che la decisione sia una ritorsione per l’espulsione, a maggio, di un addetto militare dell’ambasciata russa a Londra accusato di essere un ufficiale dell’intelligence militare sotto copertura. In quell’occasione la durata massima  dei visti per i diplomatici russi era stata limitata a 5 anni. I servizi segreti russi (FSB) sostengono che i sei diplomatici abbiano compiuto «attività sovversive»: secondo alcuni canali televisivi russi queste includono l’incontro con giornalisti indipendenti e gruppi di attivisti che il regime di Vladimir Putin aveva dichiarato «agenti stranieri». La società di informazione russa RBC l’anno scorso aveva calcolato che tra l’invasione dell’Ucraina e l’ottobre del 2023 i paesi occidentali e il Giappone avessero espulso almeno 670 diplomatici russi; la Russia a sua volta ne aveva espulsi almeno 364 occidentali o giapponesi.

– Leggi anche: Il dibattito sulle armi occidentali usate dall’Ucraina, nuovo ma nemmeno tanto