Per il Piemonte l’alternativa a Stellantis è la Cina
La Regione sta cercando stabilimenti dismessi e vuole metterli a disposizione per la produzione di aziende come BYD e Dongfeng
Mercoledì sera durante la festa della Fiom di Torino (il sindacato dei metalmeccanici) il presidente del Piemonte Alberto Cirio ha confermato una notizia di cui si discuteva da giorni: la Regione sta cercando uno stabilimento dismesso per attrarre un produttore di auto dalla Cina, il paese più attivo nello sviluppo di nuove auto, soprattutto elettriche. L’obiettivo del Piemonte è trovare un’alternativa al monopolio di Stellantis, che negli ultimi anni ha ridotto fortemente la produzione di auto in Italia e a Torino, con gravi conseguenze per l’occupazione diretta e per il cosiddetto indotto, cioè le centinaia di piccole e grandi aziende che riforniscono Stellantis di componenti come sedili, tettucci, filtri dell’aria, filtri dell’olio. «L’interlocutore dalla Cina, credetemi, c’è», ha detto Cirio.
Già lo scorso febbraio il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva detto che il governo stava lavorando da mesi per l’insediamento in Italia di un nuovo produttore di auto. Si era parlato di una trattativa con BYD, azienda cinese produttrice di auto elettriche, ma alle dichiarazioni non erano seguiti sviluppi concreti anche per via dell’esplicita ostilità di Stellantis a questa ipotesi.
Ma negli ultimi mesi qualcosa è cambiato. Stellantis ha ridotto ulteriormente la produzione di auto in Italia e in particolare nello stabilimento di Mirafiori, a Torino, dove oggi vengono costruite solo la 500 elettrica e due modelli di Maserati. La produzione della 500 elettrica, inizialmente prevista fino a settembre, è stata sospesa fino all’11 ottobre per scarsità di ordini.
Nel 2023 Stellantis ha prodotto in Italia 752mila veicoli, di cui 521mila auto. Il calo rispetto al passato è evidente: nel 1990 in Italia venivano costruiti 2 milioni di auto, nel 2000 erano circa 1,7 milioni, nel 2010 erano scese a 850mila. Il 2024 si annuncia peggiore: in tutta Italia il calo sarà almeno del 30 per cento e secondo le stime dei sindacati a Torino si rischia di non raggiungere le 30mila auto prodotte.
Dall’inizio dell’anno Stellantis ha preso tempo annunciando nuovi progetti che hanno evitato la chiusura totale dello stabilimento di Mirafiori, ma non hanno risolto i problemi soprattutto per le centinaia di aziende dell’indotto, molte delle quali hanno chiuso perché senza le commesse di Stellantis non hanno più senso di esistere. Il declino occupazionale e le sollecitazioni dei sindacati, che hanno aperto all’ipotesi di un nuovo produttore, hanno convinto la Regione a farsi carico del lavoro necessario ad attrarre un’azienda straniera.
È stata fatta una ricognizione in tutto il Piemonte per trovare stabilimenti dismessi dove poter insediare gli impianti di una nuova azienda. Le caratteristiche sono semplici: spazi grandi e funzionali in una zona ben collegata alle principali vie di esportazione. Alcuni dei siti industriali che soddisfano questi criteri sono l’ex stabilimento Maserati a Grugliasco, messo in vendita da Stellantis un anno fa, oppure l’ex Olivetti a Scarmagno dove nel 2023 è sfumato il progetto di aprire la Italvolt, una fabbrica di batterie per veicoli elettrici. Il Gruppo Imprese Chieresi, un’associazione che raggruppa alcune aziende di Chieri, vicino a Torino, ha invitato la Regione a considerare anche l’area dell’ex Embraco, dove si producevano compressori per frigoriferi.
Oltre a BYD ci sono altre aziende interessate. Negli ultimi giorni – in concomitanza con il salone dell’auto di Torino – si è parlato molto di Dongfeng, azienda con sede a Wuhan, di proprietà del governo cinese e con un fatturato annuo di 12 miliardi di euro. Dongfeng aprirà un concessionario a Moncalieri, in provincia di Torino. È il primo in Europa: l’obiettivo è arrivare a vendere almeno 50mila auto elettriche nei paesi europei, entro la metà del 2026. «Con Dongfeng annunci ancora non ci sono, ma ne stiamo parlando», ha detto l’assessore al Bilancio della Regione, Andrea Tronzano. «Loro attraverso il governo stanno cercando dei siti sui territori. Noi abbiamo proposto due o tre siti che presumibilmente verranno a vedere e dopo sceglieranno. Siamo attenti. Dobbiamo collaborare molto con il governo perché i cinesi sono una nazione importante che si contrappone però al blocco occidentale, quindi bisogna, dal punto di vista industriale, cercare di fare in modo che vengano a produrre qui. Che assumano persone del territorio».
Ma Lei, amministratore delegato di Dongfeng, ha però ridimensionato le aspettative. A un’esplicita domanda sulla possibilità di insediare una fabbrica in Piemonte ha detto che l’azienda punta prima a creare una rete di vendita con 160 concessionari in Europa entro la fine del 2025. Anche per via degli inevitabili tempi lunghi, i sindacati hanno chiesto alla Regione di studiare un accordo sugli ammortizzatori sociali specifico per il settore della produzione di auto.
Le aziende automobilistiche cinesi hanno da tempo iniziato a interessarsi ai mercati occidentali, dove riescono a ottenere un discreto successo grazie ai loro prezzi competitivi: mentre il mercato nordamericano è ancora poco interessato, nel 2023 le imprese cinesi hanno esportato auto elettriche in Unione Europea per un valore di circa 10 miliardi di euro, raggiungendo una quota di mercato dell’8 per cento, il doppio rispetto all’anno precedente. L’interesse a delocalizzare parte della produzione in Europa è dovuto anche ai dazi imposti dall’Unione Europea sulle importazioni di auto provenienti dalla Cina, che hanno l’obiettivo di portare i rivenditori a venderle a un prezzo più alto e in linea con quelli di mercato, per tutelare i produttori occidentali dalla concorrenza sleale di quelli cinesi.
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