Il processo contro il Manchester City può cambiare il calcio inglese
Comincerà lunedì, il club è accusato dalla Premier League di 115 violazioni dei regolamenti finanziari: l'esito è imprevedibile
Lunedì comincerà nel Regno Unito il processo in cui il Manchester City è accusato di 115 violazioni dei regolamenti finanziari della Premier League, il massimo campionato di calcio inglese. La lega calcistica inglese aveva aperto un’inchiesta ormai sei anni fa e le violazioni riguardano un periodo che parte dalla stagione 2009-10 e arriva, per alcune delle accuse, fino al 2023. È un caso enorme, reso ancora più rilevante dal fatto che il City è da anni la squadra più forte del campionato inglese e ha vinto gli ultimi quattro campionati. Il Manchester City rischia pene che vanno dalle multe in denaro all’espulsione dalla Premier League: sono possibili anche penalizzazioni nell’attuale classifica, che potrebbero essere così consistenti da causare la retrocessione della squadra.
L’esito del processo e l’entità della pena sono però totalmente imprevedibili, perché il caso non ha precedenti paragonabili e perché le accuse sono complesse e contestate: il City nega di aver violato alcun regolamento. Per accuse simili il club nel 2020 era stato squalificato per due anni dalle competizioni della UEFA, la federazione calcistica europea, ma poi la pena è stata cancellata dal Tribunale arbitrale dello sport di Losanna (CAS).
Il Manchester City dal 2008 è di proprietà dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti, vice primo ministro dal 2004 e ministro degli Interni. Formalmente la proprietà è di un fondo privato, ma di fatto è riconducibile alla famiglia regnante, che da allora ha costruito un enorme gruppo calcistico che controlla 13 squadre nei cinque continenti, fra cui il Palermo in Italia. Il Manchester City è la più importante, forte e vincente di queste squadre: prima che la comprasse Mansour aveva vinto due campionati inglesi, di cui l’ultimo nel 1968, da allora ne ha vinti otto. Nel 2023 ha vinto anche la prima Champions League della sua storia.
Questa grande ascesa, che ha portato il City a essere uno dei club più importanti al mondo, è stata possibile grazie alle enormi disponibilità finanziarie del fondo degli Emirati. I costanti investimenti della proprietà si sono spesso scontrati con le regole finanziarie della UEFA e della Premier League. Le regole europee sono state approvate nel 2010 e sono conosciute come Fair play finanziario: stabiliscono, semplificando molto, che le squadre debbano fare in modo che le loro uscite non siano troppo superiori alle entrate. L’obiettivo era quello di rendere il sistema del calcio finanziariamente solido ed evitare che le società si indebitassero eccessivamente, rischiando il fallimento. Ma le regole avevano l’effetto secondario di impedire che le squadre guidate da società o persone particolarmente ricche potessero comprare i giocatori migliori senza doversi troppo preoccupare di venderne altri, rendendo quasi impossibile una competizione vera tra club. Il City è stato accusato di aver violato le regole UEFA due volte: era stato punito con una multa e una limitazione del mercato nel 2014, poi nel 2020 c’era stata la squalifica cancellata dal CAS.
La Premier League, che organizza e gestisce il campionato inglese, dal 2012 ha regole finanziarie simili (Profit and Sustainability Rules, PSR): nel 2018 aprì un’inchiesta sul City in seguito ad alcune rivelazioni del settimanale tedesco Der Spiegel, basate principalmente su diciotto milioni di documenti finanziari riservati consegnati da una fonte anonima, in seguito identificata nell’hacker portoghese Rui Pinto. Tutte quelle rivelazioni, quelle indagini e quelle inchieste sono note “Football Leaks”.
Secondo le accuse il City violava i regolamenti finanziari della UEFA e della Premier League principalmente in due modi. Faceva passare parte degli investimenti della proprietà come sponsorizzazioni di società terze, ma in realtà legate alla famiglia regnante degli Emirati Arabi Uniti; pagava più di quanto dichiarato allenatori e giocatori, aggiungendo allo stipendio ufficiale compensi per consulenze e sponsorizzazioni personali, sempre provenienti da società degli Emirati (fra i casi citati dai documenti di Football Leaks c’era anche quello dell’allora allenatore della squadra Roberto Mancini). Con questi due espedienti avrebbe aumentato i ricavi e diminuito le spese iscritte a bilancio.
La linea difensiva del club, che non ha mai riconosciuto la veridicità dei documenti (comprese le conversazioni e le mail di alcuni dirigenti di alto livello) si basa sul fatto che la proprietà del club non sia riconducibile al governo degli Emirati, ma sia di un fondo privato. Le altre società che hanno commissionato le consulenze o hanno pagato le sponsorizzazioni sarebbero entità indipendenti.
La questione legale è molto complessa, l’inchiesta è durata anni e si stima che sia costata già milioni di euro in spese legali: a gennaio 2023 è infine arrivata l’incriminazione da parte della Premier League, che verrà esaminata da lunedì nel processo, destinato a durare almeno un paio di mesi. I 115 capi d’accusa riguardano violazioni delle regole sui ricavi e sui pagamenti dei giocatori dal 2009 al 2018, ma anche la mancata collaborazione alle inchieste dal 2018 al 2023.
Le dimensioni del caso e l’assenza di precedenti di questo livello rendono impossibile ipotizzare in cosa potrebbe consistere la punizione se il City fosse ritenuto colpevole. Nella scorsa stagione la Premier League aveva sanzionato l’Everton e il Nottingham Forest per violazioni delle regole finanziarie (su scala molto più ridotta), togliendo alle due squadre rispettivamente otto e quattro punti in classifica, mentre il Leicester City aveva vinto in appello un processo simile.
Nel corso degli scorsi mesi i media britannici (e non solo) hanno fatto molte speculazioni sul possibile futuro dell’allenatore Pep Guardiola e di molti dei migliori giocatori della squadra nel caso il City fosse ritenuto colpevole e condannato a pene consistenti, ma al momento ogni ipotesi pare prematura. Resta possibile, anche se complesso, un accordo extra-giudiziale fra City e Premier League prima della fine del processo.
Un eventuale verdetto di colpevolezza potrebbe dare il via a nuovi processi in sede civile nei confronti del Manchester City, con richieste di indennizzi da parte degli altri club della Premier League che ritenessero di essere stati danneggiati nei loro obiettivi sportivi ed economici dalla eventuale “concorrenza sleale” del City.