• Konrad
  • Giovedì 12 settembre 2024

Le regole etiche del Parlamento Europeo non si applicano proprio a tutti

La presidente Roberta Metsola non è tenuta a dichiarare il lavoro del marito, che fa il lobbista: Politico si è chiesto se questo possa portare a un conflitto di interessi

La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e suo marito Ukko Metsola vanno a votare alle elezioni europee nel seggio di Silema, a Malta, l'8 giugno 2024 ( REUTERS/Darrin Zammit Lupi)
La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e suo marito Ukko Metsola vanno a votare alle elezioni europee nel seggio di Silema, a Malta, l'8 giugno 2024 ( REUTERS/Darrin Zammit Lupi)

Lo scorso aprile è entrato in vigore al Parlamento europeo un nuovo codice etico che fra le altre cose richiede che gli europarlamentari dichiarino l’esistenza di eventuali conflitti di interesse, ossia situazioni in cui l’esercizio del loro mandato potrebbe essere «impropriamente influenzato da ragioni che riguardano la [loro] famiglia, la [loro] vita affettiva o il [loro] interesse economico, o qualsiasi altro interesse privato». L’aggiornamento di queste regole è stato voluto dalla presidente del Parlamento, Roberta Metsola, in vista delle elezioni europee che si sono tenute a giugno del 2024 e dopo le quali Metsola è stata riconfermata nel suo ruolo.

Un dettagliato articolo pubblicato qualche giorno fa dal quotidiano online Politico ha però fatto notare che il codice non prevede lo stesso obbligo per chi ricopre la carica di presidente del Parlamento, quindi per la stessa Metsola. Dal 2005 Metsola è sposata con Ukko Metsola, da cui ha anche preso il cognome: cioè uno dei principali lobbisti in Europa per il Royal Caribbean Group, la seconda compagnia di navi da crociera più grande al mondo, con sede negli Stati Uniti. Quello delle navi da crociera è un settore molto inquinante e dannoso per l’ambiente, che spesso ha priorità diverse da quelle dell’Unione Europea riguardo alla transizione ecologica.

Secondo Politico non ci sono prove che Metsola «abbia usato i suoi poteri ufficiali per influenzare impropriamente» le norme europee e favorire gli interessi dell’azienda del marito; l’articolo ha sollevato diverse perplessità, anche perché anche all’interno delle istituzioni europee non sono in molti a sapere che il marito di Metsola è un influente lobbista.

Il Parlamento europeo si era trovato in mezzo a discussioni su possibili conflitti di interesse, attività di lobbying illecite e atti di corruzione nel 2022, quando c’era stato il cosiddetto “Qatargate”, in cui alcuni europarlamentari furono accusati di aver fatto gli interessi di almeno tre paesi esterni all’Unione (Qatar, Marocco e Mauritania) in cambio di denaro e regali. Dopo quello scandalo il Parlamento, su iniziativa di Metsola, aveva approvato una serie di protocolli per rendere più trasparenti i processi decisionali e il rapporto fra gli europarlamentari e i lobbisti: fra questi c’era proprio il nuovo codice etico, entrato in vigore ad aprile.

– Leggi anche: Che ne è stato del Qatargate

Jüri Laas, portavoce di Roberta Metsola, ha detto a Politico che «il tentativo di classificare l’impiego del signor Metsola [cioè di Ukko] come un possibile conflitto di interessi – reale o percepito – è sbagliato»: essere sposati con qualcuno non costituisce di per sé un conflitto di interessi, ha detto Laas.

Il nuovo codice etico si applica infatti ai parlamentari che ricoprono alcune cariche particolari, come quella di vicepresidente (nel Parlamento europeo ce ne sono 14), che li rendono responsabili di uno specifico portafoglio o di una specifica area tematica, con conseguenti responsabilità amministrative e finanziarie. Per esempio, se un europarlamentare eletto a capo della commissione parlamentare sull’ambiente avesse un parente che lavora in una lobby per l’uso della plastica, sarebbe obbligato a rendere formalmente nota questa informazione all’inizio del suo mandato.

Lo stesso devono fare gli europarlamentari comuni qualora si trovino a dover votare durante una sessione plenaria una legge con cui abbiano un conflitto di interessi: in questo caso basta che lo dichiarino a voce durante la sessione del voto (non sono obbligati a farlo prima).

Queste norme sono state giudicate positivamente da The Good Lobby, un’organizzazione non governativa che si occupa di trasparenza e partecipazione attiva, ma «meno stringenti ed efficaci di quanto sperato». Nicholas Aiossa, direttore dell’ong Transparency International EU, che si concentra sul contrasto alla corruzione e al riciclaggio di denaro nei paesi dell’Unione e nelle istituzioni europee, ha fatto notare che il piano originario di Metsola era molto più ambizioso, e che è stato ridimensionato per volontà degli europarlamentari di tutti gli schieramenti politici (Metsola fa parte del principale partito europeo di centrodestra, il PPE, di cui però non controlla le priorità politiche). Aiossa ha detto a Politico che Metsola è stata «una grande sostenitrice di molte, se non della maggior parte, delle nostre politiche».

– Leggi anche: Il piano del Parlamento Europeo per limitare la corruzione

Al contempo in questi anni Metsola non ha nascosto le attività di suo marito, ma non ha nemmeno diffuso attivamente informazioni al riguardo: dei 14 eurodeputati, funzionari dell’Unione Europea e attivisti anticorruzione sentiti dai giornalisti di Politico, solo due sapevano che Ukko Metsola lavorasse come lobbista. Questo nonostante lui sia regolarmente e pubblicamente registrato come tale da anni. Un portavoce del Parlamento Europeo ha detto al Times of Malta che peraltro l’incarico di Ukko Metsola «non è una novità ed era emerso già in passato».

Nei primi mesi dall’entrata in vigore del nuovo codice etico però nessuno aveva notato l’esenzione della presidente dall’obbligo di dichiarare conflitti di interesse. Laas ha detto che la carica non è inclusa perché la presidente «rappresenta gli interessi del Parlamento europeo come istituzione» e non è direttamente responsabile di alcun portafoglio. È un tema delicato e anch’esso piuttosto discusso: da una parte Roberta Mestola non ha infranto alcuna legge, dall’altra alcuni sostengono che, ricoprendo uno dei tre principali incarichi dell’Unione Europea, lei possa avere una qualche tipo di influenza sulle priorità e sui temi trattati del Parlamento, anche indirettamente.

Roberta e Ukko Metsola si conobbero a Malta nel 1999 e si sposarono nel 2005. Poi si trasferirono a Bruxelles, dove Roberta iniziò a lavorare nelle istituzioni europee mentre Ukko fu assunto come consulente della Royal Caribbean Group. Entrambi provarono a costruirsi una carriera politica, ma solo Roberta Metsola nel 2014 riuscì infine a farsi eleggere al Parlamento Europeo col Partito Nazionalista maltese, affiliato al Partito Popolare europeo. Nel 2022, dopo una rapida e brillante carriera da europarlamentare, Metsola è diventata a 43 anni la più giovane presidente del Parlamento della storia dell’Unione.

Quando sua moglie fu eletta presidente del Parlamento, Ukko Metsola non lasciò il Royal Caribbean Group ma smise di essere la persona incaricata di fare pressioni dirette sugli europarlamentari, e un’altra persona fu assunta per prendere il suo posto. Tuttavia nonostante entrambi abbiano negato a Politico che Ukko ne abbia tratto qualsiasi beneficio pratico, in qualità di marito della presidente del Parlamento europeo in questi anni ha partecipato a moltissimi incontri con capi di stato e di governo.

Sono occasioni che potrebbe aver sfruttato nella sua carriera lavorativa da lobbista, in maniera anche indiretta: raccogliendo contatti, costruendo relazioni e amicizie, ottenendo informazioni a cui soltanto una piccola frazione di persone ha accesso. Una zona grigia molto difficile da normare. Parlando di questo aspetto con Politico Ukko Metsola ha negato di aver beneficiato personalmente di questi incontri e ha detto che la sua lista di contatti era già molto lunga prima che sua moglie diventasse presidente.

Ukko Metsola e Roberta Metsola, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e alla ministra degli Esteri belga Hadja Lahbib con il re e la regina del Belgio a gennaio del 2023 (ANSA/Benoit Doppagne/Belga via ZUMA Press)

In tutto questo, come ha notato Jacob Armstrong della ong ambientalista Transport & Environment, Ukko Metsola non è un lobbista qualsiasi, ma uno dei più importanti nel suo settore: nel 2020 fu direttore generale della sezione europea della Cruise Lines International Association, il più potente organismo di lobbying del settore, e oggi è vicepresidente per le relazioni governative per l’Europa, l’Asia e il Pacifico del Royal Caribbean Group.

Quella delle navi da crociera è un’industria altamente inquinante: il Royal Caribbean Group produce da solo il 36 per cento delle emissioni di gas serra nelle città portuali. In questo ambito gli interessi di Ukko sono direttamente opposti a quelli dell’istituzione che la moglie presiede. In tutti i negoziati sul Green Deal, il principale strumento con cui l’Unione Europea sta cercando di normare e finanziare la transizione ecologica, il Parlamento è sempre stata l’istituzione che ha chiesto misure più ambiziose.

Durante il primo mandato di Roberta Metsola, il Parlamento ha poi approvato delle norme piuttosto vincolanti per le navi da crociera. Ce n’è una per esempio che impone loro per la prima volta nella storia di usare carburanti più sostenibili e di pagare delle tasse di compensazione in base a quante emissioni producono.

Nel 2021 Ukko Metsola parlò positivamente delle politiche europee sulla sostenibilità ma definì queste riforme uno «tsunami normativo» per il suo settore. Negli ultimi anni ha spinto perché l’Unione stanziasse sussidi per facilitare la transizione delle navi da crociera verso modelli più sostenibili: più o meno la stessa richiesta che il settore delle auto chiede da anni alle istituzioni nazionali ed europee (nel secondo trimestre del 2024 il Royal Caribbean Group ha avuto un utile di circa 770 milioni di euro). Nel 2024 Ukko ha anche chiesto che la Commissione valutasse la possibilità di allentare alcune di queste regole per le navi che lavoravano sia in acque europee che in acque extraeuropee. La Commissione ha fatto sapere a Politico che sta valutando questa richiesta.

In definitiva, non ci sono prove che Ukko Metsola abbia approfittato dell’incarico di sua moglie per ottenere vantaggi diretti per il proprio incarico di lobbista; al contempo è possibile sostenere che abbia ottenuto qualche vantaggio indiretto e un po’ intangibile, data la sua prossimità a una delle persone più influenti delle istituzioni europee. Il fatto che quasi nessuno fosse a conoscenza del suo incarico e l’assenza di ogni vincolo nel codice etico approvato dallo stesso Parlamento hanno alimentato qualche sospetto, soprattutto da parte di alcuni avversari politici di Metsola.

Dopo la pubblicazione dell’articolo di Politico l’europarlamentare Alex Agius Saliba, del Partito Socialista maltese, ha annunciato che porrà la questione al gruppo dei Socialisti al Parlamento Europeo.