La Banca Centrale Europea ha annunciato la seconda riduzione consecutiva dei tassi di interesse, visto che l’inflazione è scesa

(Hannelore Foerster/Getty Images)
(Hannelore Foerster/Getty Images)

Giovedì la Banca Centrale Europea ha annunciato che ridurrà i tre tassi di interesse di riferimento, portandoli in un intervallo compreso tra il 3,50 e il 3,90 per cento, dal precedente compreso tra il 3,75 e il 4,50. I tassi di interesse sono lo strumento con cui le banche centrali tengono sotto controllo le dinamiche che influiscono sui prezzi: questo è il secondo taglio consecutivo dopo una decisione analoga di giugno, che aveva messo fine a un periodo di quasi due anni in cui la BCE, insieme alle banche centrali di tutto il mondo, aveva prima aumentato i tassi di interesse in modo rapidissimo e li aveva poi tenuti ai loro massimi di sempre.

Lo aveva fatto per fermare l’inflazione, l’aumento fortissimo dei prezzi che era stato innescato dalla crisi energetica iniziata con la guerra in Ucraina e da alcune conseguenze economiche della pandemia, quando l’economia cresceva a un ritmo troppo alto rispetto alla capacità produttiva. Con l’aumento dei tassi di interesse di riferimento erano saliti di conseguenza anche i costi dei mutui e dei prestiti alle imprese, ma è stato così favorito un rallentamento dell’inflazione: ad agosto è risultata del 2,2 per cento, molto sotto il picco del 10,6 per cento a fine del 2022. L’inflazione è tornata così a un livello vicino al 2 per cento, la soglia considerata accettabile per un’economia sana, ed è anche l’obiettivo di crescita dei prezzi che secondo il suo statuto la BCE è impegnata a mantenere.

A differenza delle altre decisioni questo taglio sui tre tassi di riferimento non è lineare: ha ridotto di 0,25 punti percentuali (quindi dal 3,75 al 3,5) quello sui depositi, cioè quello pagato alle banche che decidono di mettere i loro soldi sul conto della BCE; ha ridotto invece di 0,60 punti percentuali quelli sui rifinanziamenti principali e quelli sui prestiti che fa alle banche, che sono quindi passati rispettivamente dal 4,5 al 3,9 e dal 4,25 al 3,65. La conseguenza è che scenderanno, come stanno già facendo da tempo, i tassi di interesse sui mutui e sui prestiti alle imprese.

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