Giovedì anche la maggioranza dei parlamenti statali del Messico ha approvato la contestata riforma del sistema giudiziario fortemente voluta dal presidente uscente Andrés Manuel López Obrador. Questo è l’ultimo passaggio prima dell’entrata in vigore, ed era largamente atteso in quanto i partiti che sostengono il presidente hanno la maggioranza in 25 dei 32 parlamenti statali e 18 l’hanno già approvata. López Obrador ha detto che la riforma verrà pubblicata sulla gazzetta ufficiale domenica 15 settembre, cioè in occasione del giorno dell’indipendenza del paese.
Tra martedì e mercoledì scorso, dopo l’approvazione al Senato, a Città del Messico c’erano state proteste contro la riforma. L’aspetto più criticato è quello che renderà elettive le cariche dei giudici della Corte suprema e dei circa 1.650 giudici federali: secondo sindacati ed esperti di diritto, in un paese con gravi problemi di corruzione la misura potrebbe politicizzare la magistratura e renderla più dipendente dal governo. La prima elezione straordinaria – per sostituire gli attuali 11 giudici della Corte suprema, il cui numero scenderà a 9 – si dovrebbe tenere a giugno del 2025. Gli altri giudici verranno eletti nel 2027.
Il mandato di López Obrador, cominciato nel 2018, sta per finire: a ottobre prenderà il suo posto la nuova presidente Claudia Sheinbaum, eletta a giugno e favorevole alle riforme costituzionali del predecessore.
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