In Messico la maggioranza dei parlamenti statali ha approvato la contestata riforma del sistema giudiziario, che sarà legge

Andrés Manuel López Obrador durante una conferenza stampa nel palazzo presidenziale, l'11 settembre
Andrés Manuel López Obrador durante una conferenza stampa nel palazzo presidenziale, l'11 settembre (EPA/MARIO GUZMAN)

Giovedì anche la maggioranza dei parlamenti statali del Messico ha approvato la contestata riforma del sistema giudiziario fortemente voluta dal presidente uscente Andrés Manuel López Obrador. Questo è l’ultimo passaggio prima dell’entrata in vigore, ed era largamente atteso in quanto i partiti che sostengono il presidente hanno la maggioranza in 25 dei 32 parlamenti statali e 18 l’hanno già approvata. López Obrador ha detto che la riforma verrà pubblicata sulla gazzetta ufficiale domenica 15 settembre, cioè in occasione del giorno dell’indipendenza del paese.

Tra martedì e mercoledì scorso, dopo l’approvazione al Senato, a Città del Messico c’erano state proteste contro la riforma. L’aspetto più criticato è quello che renderà elettive le cariche dei giudici della Corte suprema e dei circa 1.650 giudici federali: secondo sindacati ed esperti di diritto, in un paese con gravi problemi di corruzione la misura potrebbe politicizzare la magistratura e renderla più dipendente dal governo. La prima elezione straordinaria – per sostituire gli attuali 11 giudici della Corte suprema, il cui numero scenderà a 9 – si dovrebbe tenere a giugno del 2025. Gli altri giudici verranno eletti nel 2027.

Il mandato di López Obrador, cominciato nel 2018, sta per finire: a ottobre prenderà il suo posto la nuova presidente Claudia Sheinbaum, eletta a giugno e favorevole alle riforme costituzionali del predecessore.