Il TAR del Lazio ha di nuovo sospeso un provvedimento restrittivo del governo sulla cannabis light

(Ansa/Andrea Fasani)
(Ansa/Andrea Fasani)

Mercoledì il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio ha bloccato un altro decreto del governo che inseriva il cannabidiolo – o CBD, un principio attivo della marijuana – tra le sostanze psicotrope e stupefacenti. Il decreto era stato pubblicato lo scorso giugno dal ministero della Salute e aveva l’obiettivo di rendere illegale la vendita, se non in farmacia e dietro ricetta medica, di prodotti per uso orale che contenessero CBD, fra cui la cosiddetta “cannabis light”, ma anche, per esempio, oli o tisane. Il tribunale ha fissato un’udienza in merito per il 16 dicembre.

È la seconda volta che il Tar blocca un tentativo del governo di rendere illegale la vendita di prodotti contenti CBD: nell’ottobre del 2023 aveva accolto un ricorso su un decreto molto simile. In entrambi i casi i ricorsi sono stati presentati dall’associazione Imprenditori canapa Italia (ICI), che rappresenta la categoria dei produttori e venditori di questi prodotti.

L’attuale governo considera da sempre la cannabis light una sostanza stupefacente, anche se in realtà ha un livello molto basso di THC, il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana, mentre contiene maggiori quantità di CBD, principio attivo che provoca un più blando effetto di rilassatezza. Su questa interpretazione si basa sia il decreto di giugno che l’articolo 18 del disegno di legge sulla sicurezza, inserito con un emendamento approvato lo scorso agosto dalla commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

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