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  • Mercoledì 11 settembre 2024

Il Senato del Messico ha approvato la contestata riforma del sistema giudiziario

Prevede che i giudici siano eletti dalla popolazione, e nelle ultime settimane era stata al centro di scioperi e proteste

Manifestanti interrompono il voto della riforma in Senato (AP Photo/Felix Marquez)
Manifestanti interrompono il voto della riforma in Senato (AP Photo/Felix Marquez)
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Mercoledì il Senato del Messico ha approvato in via definitiva una contestata riforma del sistema giudiziario voluta dal presidente uscente Andrés Manuel López Obrador, dopo che era già stata approvata la scorsa settimana in prima lettura dalla Camera.

Per entrare in vigore dovrà ora essere approvata anche dalla maggioranza dei singoli parlamenti statali, ma ci sono pochi dubbi che questo avverrà: il partito di López Obrador e i suoi alleati, di centrosinistra, hanno infatti la maggioranza in 25 dei 32 parlamenti statali.

La discussione della riforma in Senato era cominciata martedì sera, ed era stata interrotta dopo che un gruppo di manifestanti con megafoni e bandiere messicane aveva fatto irruzione nell’edificio chiedendo ai senatori di bloccare il voto. Alla fine, poco dopo la mezzanotte locale (le 8 di mercoledì in Italia), la riforma è stata approvata con 86 voti favorevoli e 41 contrari.

La riforma è stata molto contestata nelle ultime settimane: a fine agosto c’era stato un grande sciopero dei giudici e dei lavoratori dei tribunali, a cui anche la Corte suprema messicana aveva deciso di aderire. Il punto più criticato è quello che propone di rendere elettive le cariche dei giudici federali, che sono circa 1.650, e dei giudici della Corte suprema stessa.

Attualmente i giudici delle corti federali vengono nominati dalla Corte sulla base di qualifiche, titoli di studio e anni di esperienza. I componenti della Corte suprema vengono invece proposti dal presidente e nominati dal Senato per un mandato rinnovabile di 15 anni: la riforma di López Obrador vorrebbe ridurne il numero da 11 a nove, e accorciare il loro mandato da 15 a 12 anni.

La riforma è uno dei più rilevanti cambiamenti al sistema giudiziario messicano degli ultimi decenni e va inserita nell’ambito di un progressivo deterioramento dei rapporti fra López Obrador e la magistratura, specialmente la Corte suprema, che nell’ultimo anno ha impedito l’attuazione di diverse proposte del presidente. La prossima presidente del Messico Claudia Sheinbaum, eletta a giugno e che prenderà il posto di López Obrador a ottobre, è favorevole alla riforma.

I sindacati e le associazioni di categoria, così come alcuni esperti di diritto, ritengono che passare a un sistema elettivo – in cui i giudici devono candidarsi e fare campagna elettorale, in un paese con gravi problemi di corruzione – potrebbe avere l’effetto di politicizzare la magistratura e renderla più dipendente dal governo.