La decisione della Germania di aumentare i controlli di frontiera sta creando scompiglio
È stata criticata da vari paesi confinanti, tra cui la Polonia: c'entrano le politiche di respingimento dei migranti, e il rischio di limitare troppo la libertà di movimento
La decisione della Germania di aumentare temporaneamente i controlli alle sue frontiere di terra per limitare l’immigrazione irregolare è stata criticata dai governi di alcuni paesi confinanti, e in generale sta provocando reazioni piuttosto negative nell’Unione Europea. Il più critico finora è stato il primo ministro polacco Donald Tusk, che ha definito la decisione tedesca «una sospensione di fatto dell’accordo di Schengen su larga scala», facendo riferimento all’accordo europeo che nel 1985 stabilì la libertà di movimento tra alcuni paesi membri della Comunità Economica Europea.
La decisione di imporre controlli di frontiera è stata annunciata lunedì dalla ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser, secondo cui la misura dovrebbe servire a ridurre l’immigrazione irregolare e contrastare il pericolo di terrorismo in Germania. La Germania ha già attivi controlli alle frontiere con Polonia, Repubblica Ceca, Svizzera e Austria. Dal 16 settembre saranno introdotti anche con tutti gli altri paesi confinanti: Francia, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi e Danimarca. I controlli dureranno per sei mesi, poi la misura sarà rivalutata.
I nuovi controlli di frontiera non saranno sistematici: le forze dell’ordine tedesche non fermeranno ogni singolo mezzo che cercherà di passare il confine via terra, ma dovrebbero aumentare notevolmente la sorveglianza dei varchi principali e fare più controlli a campione sui veicoli.
La misura fa parte di una serie di politiche che il governo tedesco sta introducendo per limitare l’immigrazione irregolare nel paese e cercare così di contrastare l’ascesa del partito di estrema destra e anti immigrazione Alternative für Deutschland (AfD), che a inizio settembre ha vinto le elezioni regionali in Turingia e in Sassonia. Il successo elettorale dell’AfD sta mettendo in ulteriore difficoltà i partiti della coalizione di maggioranza – ossia i Socialdemocratici dell’SPD (il partito del cancelliere Olaf Scholz), i Verdi e i Liberali dell’FDP – che già da tempo sono in crisi.
Annunciando le misure, la ministra Faeser ha detto esplicitamente che l’obiettivo del governo è respingere i richiedenti asilo che hanno fatto domanda in un altro paese europeo, in modo che le loro pratiche siano gestite nel paese d’arrivo e non in Germania. In Germania, come altrove in Europa, da tempo la questione dell’immigrazione è legata a quella della sicurezza. Le polemiche si sono acuite in particolare a fine agosto, quando nella città di Solingen c’era stato un accoltellamento in cui erano state uccise tre persone: l’attacco era stato rivendicato dall’ISIS e aveva generato molte polemiche il principale sospettato è un uomo arrivato in Germania nel 2022 la cui richiesta d’asilo era stata respinta, ma che era rimasto nel paese anziché essere espulso.
La decisione tedesca ha provocato reazioni negative soprattutto per questioni legate alla gestione dell’immigrazione. In Austria, dove l’estrema destra anti immigrazione è avanti nei sondaggi per le elezioni legislative del prossimo 29 settembre, il ministro dell’Interno Gerhard Karner ha detto che il paese non accetterà i migranti respinti al confine dalla Germania: «Non c’è alcuna possibilità», ha detto. Anche Tusk, il primo ministro polacco, ha criticato il fatto che il governo tedesco stia adottando misure che influenzano i paesi confinanti ma che sono dettate soprattutto da ragioni di politica interna (cioè il tentativo del governo di contrastare l’AfD): «Sono certo sia la situazione politica interna in Germania a provocare un aumento dei controlli, e non la nostra politica sull’immigrazione illegale», ha detto Tusk.
Altri sono preoccupati del fatto che un aumento dei controlli possa provocare ritardi e complicazioni nei movimenti tra i confini, anche perché la Germania è uno dei paesi più grandi d’Europa e la sua posizione centrale la rende essenziale per i traffici di mezzi e di persone. Joris Bengevoord, il sindaco di Winterswijk, una cittadina olandese di frontiera, ha ricordato come già in passato alcuni rafforzamenti temporanei dei controlli (per esempio durante gli Europei di calcio del 2024) avessero creato grossi disagi: «Ad alcuni varchi di frontiera, i tempi di attesa erano anche di mezz’ora», ha detto.
Secondo le regole europee un paese ha il diritto di sospendere temporaneamente la libertà di movimento prevista da Schengen «come misura di ultima istanza» e «in situazioni eccezionali». Abitualmente i controlli vengono imposti in occasione di grossi eventi sportivi, quando avvengono attentati terroristici o in altri casi straordinari, come fu per esempio la pandemia di Covid-19. L’Accordo di Schengen prevede piena libertà di movimento tra quasi tutti i paesi dell’Unione Europea (sono esclusi soltanto Cipro e Irlanda) più Svizzera, Islanda, Norvegia e Liechtenstein.
Negli ultimi anni, tuttavia, vari paesi europei hanno aumentato i controlli alle loro frontiere per periodi di tempo più o meno lunghi, adducendo ragioni legate all’immigrazione o alla sicurezza. Attualmente, per esempio, l’Austria sta mettendo in atto controlli rafforzati ai suoi confini orientali, e la Danimarca al confine con la Germania. Altri paesi che applicano controlli sono la Norvegia, la Svezia, la Francia e la Finlandia.
Anche l’Italia, dall’anno scorso, ha rafforzato i suoi controlli di frontiera con la Slovenia, che ha risposto con una misura speculare. Il governo italiano ha motivato la decisione con la necessità di rispondere a possibili minacce terroristiche e alla sicurezza nazionale, ma in realtà vari politici locali e nazionali sostengono che la misura serva anche a limitare l’arrivo in Italia di persone migranti provenienti dai Balcani.
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