Cos’è la “Casa Rider” che aprirà a Firenze
Uno spazio dove i lavoratori che fanno consegne a domicilio potranno riposarsi e ricaricare o riparare le bici, ma anche avere consulenze giuridiche e orientamento al lavoro
Entro la fine dell’anno a Firenze aprirà un centro che servirà a ospitare i cosiddetti rider, i lavoratori delle piattaforme digitali che fanno consegne a domicilio, che abbiano bisogno di uno spazio per riposarsi e ristorarsi tra una consegna e l’altra. Si chiamerà “Casa Rider” e sarà gestito dal sindacato Cgil insieme alle organizzazioni L’Altro diritto, Cat, Oxfam e Nosotras.
La sede sarà in pieno centro, in via Palmieri 11, a circa 200 metri dalla basilica di Santa Croce. Lo spazio è stato concesso dal comune gratuitamente alla Cgil e alle altre organizzazioni, che però devono ancora effettuare lavori di messa a norma e allestimento. Per finanziare questi lavori sono necessari in totale 30mila euro, per cui è stata lanciata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma “Produzioni dal basso”.
Cgil e comune di Firenze hanno spiegato che “Casa Rider” sarà aperta nel pomeriggio, nella fascia oraria di minor lavoro «in cui i rider sono costretti a sostare in strada, in attesa di una consegna per la quale sono pagati pochi euro, nonostante il gran caldo o le giornate fredde e di pioggia». Il locale sarà un luogo di ristoro con servizi igienici, accesso all’acqua, e possibilità di utilizzo di un microonde. Sarà anche uno spazio dove i rider possano ricaricare le batterie dei propri strumenti di lavoro, cioè soprattutto cellulari e bici elettriche, e avere accesso ad attrezzature per piccoli interventi di riparazione delle bici e a prodotti per la pulizia degli zaini con cui effettuano le consegne.
È previsto anche uno sportello di orientamento per i lavoratori del settore, che spesso sono persone migranti. L’obiettivo dello sportello è dare ai rider consulenza sui problemi lavorativi per prevenire e contrastare fenomeni di sfruttamento, ma anche fornire loro un primo orientamento riguardo alle questioni giuridiche sull’immigrazione e sull’accesso ai diritti sociali. All’interno del centro sono previsti anche percorsi di socializzazione, sensibilizzazione e formazione, con corsi di lingua italiana e sui diritti dei lavoratori, le tutele sociali, salute e sicurezza sul lavoro, e sulle norme del codice della strada.
Oltre che fornire un luogo di ristoro, l’obiettivo delle organizzazioni che hanno lavorato al progetto è anche creare spazio di socializzazione e di confronto «in cui mettere a disposizione primi servizi di informazione e orientamento per rompere la condizione di isolamento in cui vivono molti rider, che nella maggior parte dei casi portano con sé percorsi migratori, di vita e familiari molto complessi», hanno spiegato in un comunicato.