Un’altra canzone di Paul Simon
Incontri tra vecchi amori
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Nella serie su Netflix che si chiama The perfect couple (una specie di Dieci piccoli indiani, di quelle serie niente-di-che ma che vanno bene a passare una domenica pigra, con Nicole Kidman che fa la stessa parte che fa ovunque da anni) a un certo punto ha un ruolo All by myself di Eric Carmen.
I Pet Shop Boys pubblicheranno un’altra “edizione speciale” del loro ultimo disco, in una pratica frequente del business della musica che vuole saccheggiare i fan di ogni spicciolo con settecento varianti degli stessi prodotti (succede anche con i fumetti, per simile approfitto del fandom succube). Comunque, in questa hanno messo la loro versione di All the young dudes, inutile, ma valeva la pena citare tutta la storia per linkare l’originale.
Il Mercury Prize ( quello che ogni anno dico che era l’unico grosso premio musicale internazionale a valutare della qualità, ma che da qualche anno ha un po’ sbracato) quest’anno ha premiato almeno un disco originale, come faceva un tempo: quello degli English Teacher, di cui vi metto qui Albert road.
Venerdì era morto Will Jennings di cui – coincidenze – parlammo per via di una gran canzone cantata da Nicole Kidman:
“uno famoso tra quelli che scrivono le parole è Will Jennings, che sta seduto su una montagna di soldi, come si dice. Ha scritto il testo di My heart will go on, di Up where we belong e di Tears in heaven, per capirsi. Ma ha scritto anche While you see a chance e Higher love di Steve Winwood. In tutto questo ha molto collaborato con Joe Sample dei Crusaders, che invece scriveva le musiche: in particolare per due gran canzoni, tutte e due cantate da Randy Crawford. La prima è Street life, il più famoso pezzo dei Crusaders, con Crawford ospite, appunto; la seconda è One day I’ll fly away, che Crawford registrò nel 1980 e andò piuttosto bene in molti posti del mondo. In Italia Crawford è famosa quasi soltanto per una cosa svenevole che fu molto amata e ancora la sentite cantare in certi pianobar malinconici insieme ad Ancora di Eduardo De Crescenzo: si chiamava Why e l’aveva composta peraltro Pino Donaggio (per dire dove si può arrivare per associazioni, nel 1978 Crawford aveva cantato nel secondo disco da solo di Steve Hackett dei Genesis).
Ok, ci siamo: arriva il 2001 e in quel formidabile musical che è Moulin Rouge, Baz Luhrmann si inventa che la colonna sonora sia quasi tutta fatta di cover di gran pezzi rock e pop passati. Lo fa fare a Craig Armstrong, grande compositore di cui parleremo meglio un’altra volta se no non la finiamo più, il quale tra le altre cose prende One day I’ll fly away e la fa cantare – ripulita dall’arrangiamento stucchevole anni Ottanta – a Nicole Kidman, protagonista del film. Con una prima parte sobria e dolcissima e poi un baraccone orchestrale adeguato al resto del film. E Kidman se la cava. Ma se quel momento di enfasi orchestrale fosse troppo per chi di voi è già a letto con le cuffie, c’è la stupenda versione di Keith Jarrett e Charlie Haden, pianoforte e basso, del 2010.
Torniamo a Jennings, capace di testi circensi scritti per vincere un Oscar: e anche questa volta ce n’è, ma quei due versi lì sono semplici, e speciali.
“One day I’ll fly away
Leave your love to yesterday“.
E grazie a chi è venuto a Reggio Emilia, venerdì, a sentirmi affastellare considerazioni su una ventina di canzoni italiane: mi pare che ci siamo divertiti.
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