La Federcalcio cinese ha squalificato a vita 38 calciatori e 5 dirigenti, accusati di scommesse e partite truccate

Tifosi della Nazionale cinese durante la partita contro il Giappone, il 5 settembre
Tifosi della Nazionale cinese durante la partita contro il Giappone, il 5 settembre (AP Photo/Shuji Kajiyama)

La Federazione calcistica cinese, l’ente regolatore del calcio nel paese, ha squalificato a vita 43 persone – 38 giocatori e 5 dirigenti di club – accusate di aver scommesso sulle partite o di averle truccate. Il provvedimento, comunicato martedì dall’agenzia di stampa statale Xinhua, arriva dopo un’indagine di due anni sulla corruzione nel settore calcistico che ha coinvolto 41 squadre. Secondo il ministero della Sicurezza pubblica, che ha annunciato i risultati dell’indagine, sono state truccate 120 partite. Tra gli squalificati a vita ci sono tre ex calciatori della Nazionale cinese: Jin Jingdao, Guo Tianyu e Gu Chao. Alcuni sportivi stranieri, come il sudcoreano Son Jun-ho e il camerunese Ewolo Donovan, hanno ricevuto squalifiche più corte, di cinque anni.

Molti calciatori stranieri erano stati attirati nel campionato cinese ai tempi in cui era ricchissimo e ambizioso, dopo la pandemia però non è più così: nel 2023 il valore complessivo delle squadre si era dimezzato rispetto a tre anni prima. I grandi piani del presidente Xi Jinping, che voleva rendere la Nazionale cinese una delle migliori al mondo, sono falliti: la federazione calcistica è al centro di vari casi di corruzione, molti dei suoi investimenti nel calcio estero sono stati bloccati e quelli nel calcio cinese si sono sgonfiati dopo il fallimento di decine di squadre. La settimana scorsa la Nazionale maschile ha perso per 7 a 0 contro il Giappone nelle qualifiche per i Mondiali del 2026.

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