All’Aquila inizia il sedicesimo anno scolastico nei prefabbricati provvisori
La costruzione delle nuove scuole dopo il terremoto del 2009 sta andando ancora a rilento e in molti casi non è nemmeno iniziata
Lunedì 16 settembre all’Aquila, in Abruzzo, inizierà l’ennesimo anno scolastico senza vere scuole: per il sedicesimo anno di fila le lezioni si terranno nei moduli prefabbricati provvisori installati dopo il terremoto del 6 aprile del 2009, in cui morirono oltre 300 persone e che provocò circa 80mila sfollati. Da anni diversi comitati civici formati per lo più dai genitori degli studenti chiedono al comune di accelerare la progettazione e la costruzione dei nuovi edifici, ma finora i loro appelli non sono stati ascoltati: negli ultimi anni sono state inaugurate solo 3 scuole, di altre 9 sono stati appaltati i lavori e 6 sono ancora in fase di progettazione. A causa di questa lentezza molti studenti aquilani hanno frequentato tutti i cicli scolastici – elementari, medie e superiori – nei moduli prefabbricati.
I moduli provvisori sono chiamati con l’acronimo MUSP, Moduli ad Uso Scolastico Provvisorio. Furono essenziali nei mesi immediatamente successivi al terremoto, quando decine di migliaia di persone rimasero senza casa, le strade erano bloccate e c’era una situazione di emergenza generale. In tutta l’Aquila ne furono costruiti 36, pensati per rimanere aperti solo cinque anni in attesa della messa in sicurezza delle scuole danneggiate o della ricostruzione completa.
Alcune strutture sono più solide, con uno scheletro in acciaio e pannelli in lamiera, altre sono semplici container affiancati a formare le aule e gli spazi comuni. La coibentazione (cioè l’isolamento termico e acustico) dei prefabbricati è meno efficiente rispetto a quella degli edifici in muratura: d’estate all’interno fa molto caldo e nei mesi invernali molto freddo. Gli insegnanti e gli studenti hanno denunciato più volte altri disagi dovuti alla precarietà di una sistemazione diventata a tutti gli effetti definitiva: non ci sono i refettori, le palestre, i laboratori, e a causa della mancanza di insonorizzazione delle pareti è complicato fare lezione.
Al comune dell’Aquila spetta la gestione di 18 progetti di ricostruzione. Finora sono state inaugurate solo tre scuole: la scuola dell’infanzia e primaria Taranta in località Arischia, la scuola primaria Mariele Ventre e il polo scolastico in via Madonna di Pettino aperto lo scorso marzo. Altri nove progetti sono stati appaltati, ma di alcuni non è stato ancora aperto il cantiere. Sei scuole sono ancora nella fase di progettazione: il polo scolastico di Sassa, la scuola elementare di Pianola, la scuola media di Paganica, il polo scolastico di Collemagno, la scuola elementare di Coppito, il polo scolastico Giovanni XXIII. L’investimento complessivo è di 101 milioni di euro.
Secondo i dati diffusi a maggio dal comune dell’Aquila, durante l’ultimo anno scolastico i moduli prefabbricati hanno accolto 3.587 studenti, un numero che sarà più o meno confermato nell’anno scolastico che sta per iniziare. Dal 2023 l’amministrazione ha iniziato a pubblicare un “dossier scuole”, un aggiornamento periodico sull’andamento dei lavori che tuttavia subisce di volta in volta delle correzioni in caso di intoppi o lungaggini. Spesso le stime relative alle date di fine lavori o di inaugurazione cambiano: nell’ultimo aggiornamento, per esempio, è emerso che 8 progetti sono in ritardo rispetto ai piani diffusi nel 2023.
Le scuole sono il segnale più evidente del divario tra i tempi della ricostruzione privata e pubblica. Negli ultimi anni all’Aquila sono stati ricostruiti palazzi, case, negozi e aziende, mentre molti edifici pubblici sono ancora diroccati e abbandonati.
Nonostante i fondi messi a disposizione dai governi e le procedure semplificate, i progetti stanno andando avanti a rilento a causa di intoppi, ritardi e di una generale lentezza. Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, esponente di Fratelli d’Italia, dice però di essere soddisfatto. «Sull’edilizia scolastica, nonostante la complessità generale della situazione, abbiamo fatto molti passi in avanti. Tutte le scuole per cui il quadro economico era soddisfatto sono state appaltate», aveva detto alla fine di maggio.
Secondo Stefano Palumbo, consigliere comunale del Partito Democratico, la gestione della ricostruzione è stata invece inadeguata: la programmazione è stata approssimativa e si pensato molto più alla ricostruzione privata che a quella pubblica. «Basta fare un giro nel centro storico per rendersi conto della differenza abissale», dice. «Le scuole dovevano essere la priorità».
Negli ultimi anni il PD e alcuni comitati civici hanno promosso una campagna per sollecitare l’amministrazione a costruire scuole anche nel centro storico e non solo in periferia. L’obiettivo di questa idea era mantenere un presidio sociale in strade dove sono aumentate le risse e i furti. La risposta della maggioranza è stata negativa. «Se c’è qualcuno in grado di trovarmi, nel centro storico dell’Aquila, un immobile riadattabile a scuola, che risponda alle esigenze numeriche, formative e di spazi per i ragazzi aquilani, lo dica chiaramente», ha detto il sindaco Biondi. «Le scuole devono essere sicure e devono avere spazi comuni come palestre, refettori, aule didattiche, aule informatiche, luoghi per fare musica, aree verdi e aree sportive esterne. Nel centro storico dell’Aquila questa cosa non si può fare».
In merito alle priorità, il comitato civico “Scuole Sicure L’Aquila” ha rinfacciato alla maggioranza di aver speso molti soldi per spettacoli e manifestazioni estive mentre la costruzione delle nuove scuole è in ritardo di anni. Negli ultimi mesi l’amministrazione ha speso circa un milione di euro per l’allestimento di spettacoli e concerti nel centro della città. Il comitato dice che con questi soldi – insieme a quelli spesi negli ultimi anni per lo stesso scopo – si poteva finanziare la costruzione di una scuola nuova e sicura, «magari proprio in centro storico dove è completamente assente la rete sociale degli abitanti che rende una città viva».
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