Gennaro Sangiuliano è indagato

Per il caso di Maria Rosaria Boccia: dalla procura di Roma per peculato e rivelazione di segreto d’ufficio, dalla Corte dei conti per danno erariale

Gennaro Sangiuliano (Mauro Scrobogna / LaPresse)
Gennaro Sangiuliano (Mauro Scrobogna / LaPresse)
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L’ex ministro della Cultura Sangiuliano, dimessosi il 6 settembre, è indagato dalla procura di Roma per peculato (ovvero appropriazione indebita di beni pubblici da parte di un pubblico ufficiale) e rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio, ha scritto per primo il Corriere della Sera. L’indagine è stata avviata in seguito a un esposto presentato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, in merito al caso emerso a fine agosto riguardante il rapporto di Sangiuliano con Maria Rosaria Boccia, che aveva sostenuto di essere una sua collaboratrice. Il caso aveva causato molte polemiche e Sangiuliano venerdì scorso aveva infine dato le dimissioni da ministro, ed era stato sostituito con Alessandro Giuli.

Come da protocollo, il fascicolo d’indagine verrà ora trasmesso al Tribunale dei ministri, organo speciale presente all’interno di ogni Corte d’Appello che ha competenza sui reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. È al Tribunale dei ministri che spetterà decidere se procedere con le indagini o archiviare il caso.

Oltre all’indagine della procura di Roma, ne è stata aperta un’altra da parte della Corte dei conti, organo costituzionale che ha il compito di controllare i conti dello Stato: in questo caso si indaga per verificare un eventuale danno erariale legato alle spese effettuate da Sangiuliano per i viaggi istituzionali che avrebbe fatto insieme a Boccia.

Il caso era cominciato dopo che il 26 agosto scorso Maria Rosaria Boccia si era qualificata come collaboratrice di Sangiuliano dandone notizia sui suoi canali social, con un post in cui lo ringraziava per averla nominata «Consigliera del Ministro per i Grandi Eventi». Il ministero aveva inizialmente smentito l’attribuzione dell’incarico, ma da quel momento era iniziata una controversia tra Boccia, i collaboratori del ministro e Sangiuliano stesso. Boccia aveva continuato per giorni a pubblicare sui social documenti, foto, screenshot, frammenti di video e registrazioni di telefonate che smentivano le ricostruzioni ufficiali e informali del ministero della Cultura, mettendo in mostra la sua vicinanza al ministro e al suo staff.

In un’intervista alla Stampa del 6 settembre Boccia aveva raccontato, tra le altre cose, di aver viaggiato con Sangiuliano per varie «lunghe trasferte» a bordo di auto della scorta, specificando che erano stati sia viaggi istituzionali che viaggi fatti a titolo personale. Precedentemente, in un’intervista al Tg1, Sangiuliano aveva ammesso di aver avuto una relazione affettiva con Boccia, ma aveva detto che nessuna delle spese delle trasferte istituzionali a cui aveva partecipato la donna era stata pagata con soldi pubblici. Proprio su questo aspetto si concentreranno le indagini della procura di Roma e della Corte dei conti.

– Leggi anche: Maria Rosaria Boccia ha ancora cose da dire sul suo caso

La procura di Roma indaga anche per rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio, dato che Boccia aveva detto di aver avuto accesso a documenti riservati del ministero relativi all’organizzazione del G7 della Cultura in Campania, in programma a fine settembre. Nell’intervista alla Stampa la donna aveva detto, come rivelato inizialmente dal sito Dagospia, che il 5 giugno aveva ricevuto una mail dal direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, inviata ai più stretti collaboratori di Sangiuliano per definire alcuni delicati dettagli della visita agli scavi dei ministri della Cultura dei paesi del G7. Secondo Boccia la mail conteneva informazioni riservate: «Il percorso principale, i due percorsi alternativi per i ministri che partecipano al G7 e il dettaglio dell’organizzazione».

Anche queste dichiarazioni di Boccia erano in contraddizione con quanto detto al Tg1 da Sangiuliano, secondo il quale Boccia non aveva avuto accesso a informazioni riservate di alcun tipo.