Le app di appuntamenti stanno sviluppando assistenti virtuali per aiutare a flirtare

Tinder, Bumble, Hinge e Grindr sperano che possano rendere meno frustrante l'esperienza e trattenere gli utenti

(Samson Katt/Pexels)
(Samson Katt/Pexels)
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Negli ultimi due anni sia grandi aziende sia startup hanno provato ad applicare l’intelligenza artificiale a prodotti di qualsiasi tipo: c’è chi sta usando queste tecnologie per generare canzoni che ricordino quelle di band sciolte da tempo, chi per piazzare ordini al ristorante, chi per cercare di truffare le persone.

Le principali app per appuntamenti – Tinder, Hinge, Bumble e Grindr – stanno invece provando a sviluppare e introdurre sulle proprie piattaforme una “spalla” virtuale, ovvero una funzionalità basata sull’intelligenza artificiale che aiuti gli utenti a trovare le frasi migliori per rompere il ghiaccio, flirtare con successo e riorganizzare il profilo in modo da ottenere il maggior quantitativo di attenzione e “match” – cioè compatibilità con altri utenti, che permettono di avviare conversazioni – possibili.

La speranza delle aziende è che queste funzionalità convincano gli utenti disillusi e frustrati dallo scarso successo riscontrato su queste app a restarci ancora per un po’. Negli ultimi tre anni, infatti, il settore delle app per appuntamenti è entrato in grossa crisi: tra le spiegazioni principali c’è il fatto che i fruitori storici di questi servizi (ovvero i cosiddetti “millennial”, nati tra gli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta) oggi sono più avanti con gli anni e per vari motivi le usano meno, mentre le persone della generazione successiva, la cosiddetta “Gen Z”, mostrano invece una generale diffidenza per queste app, che considerano sempre più datate per dinamiche e finalità.

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Anche tra chi le vorrebbe usare nel tempo si è diffusa una certa stanchezza: a marzo, un sondaggio condotto da OnePoll per Forbes Health ha mostrato che il 78 per cento degli utenti statunitensi intervistati si sente emotivamente, mentalmente o fisicamente esausto delle dating app. Di queste persone, il 40 per cento ha detto di essere stanco perché non riesce a trovare qualcuno con cui sviluppare il genere di legame di qualità che cerca, il 27 per cento perché si sente rifiutato, il 24 per cento perché le conversazioni su queste app finiscono per essere molto ripetitive.

A questo si aggiunge il fatto che negli anni app come Tinder e Bumble hanno introdotto pochi aggiornamenti, e le loro funzioni sono rimaste più o meno sempre le stesse. Introdurre un assistente virtuale sarebbe una novità, benché gli utenti con una maggiore propensione alle nuove tecnologie abbiano già trovato il modo di utilizzarle per flirtare: c’è chi usa semplicemente ChatGPT per farsi dare consigli su come rispondere ai messaggi e chi si affida a startup specifiche, come YourMove.ai o Rizz, che dicono di avere lo scopo di aiutare le persone a superare l’imbarazzo dei primi messaggi.

Già da qualche mese, poi, esiste Volar, una nuova dating app dove gli utenti vengono seguiti fin dal primo momento da un chatbot che li aiuta a creare il profilo e a spiegare cosa cercano in un partner. Man mano, il software impara a riflettere gli interessi e lo stile di conversazione dell’utente, in modo da potersi poi interfacciare con gli assistenti virtuali degli altri utenti e cercare persone potenzialmente interessanti per conto dell’utente. I giornalisti che l’hanno provata dicono che è un’esperienza strana e un po’ inquietante, e Volar finora non ha avuto particolare successo.

In questo contesto Match Group, la società che possiede due delle principali dating app, Tinder e Hinge, ha detto di aver reindirizzato tutti gli ingegneri di Hyperconnect, un’azienda tecnologica sudcoreana acquisita nel 2021, verso la creazione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale per le proprie piattaforme di appuntamenti. Tinder ha detto che introdurrà una funzionalità di questo tipo nei prossimi 12 mesi, e sull’app è già disponibile una prima versione di uno strumento che aiuta a scegliere le foto migliori da mettere sul profilo.

Hinge, che si è a lungo posizionata come app utile specificatamente per chi cerca relazioni, da tempo obbliga gli utenti a rispondere a una serie di domande su di sé – come “Se potessi collaborare con qualsiasi artista, vivo o morto, chi sarebbe e cosa creereste insieme?” o “Andremo d’accordo se…” – e a mostrare le risposte sul profilo. Ora dice di star lavorando a uno strumento che offra consigli sulle domande che funzionano meglio, o su quanto sia efficace la risposta scelta dall’utente.

Anche Bumble, che funziona in modo simile a Tinder, ha detto che sta lavorando a funzionalità di questo tipo. La sua amministratrice delegata, Lidiane Jones, ha detto che per loro la priorità è sviluppare strumenti che aiutino i clienti «ad acquisire maggiore sicurezza in modo da essere di più sé stessi».

Parlando con il Financial Times un dirigente di Grindr, la più famosa dating app per la comunità gay, ha detto che «l’intelligenza artificiale aiuterà le persone a stabilire connessioni migliori», come «quell’amico al bar che ti aiuta a chiedere a qualcuno di uscire, ma in un contesto virtuale». «Vale la pena esplorare l’idea che a un certo punto la spalla virtuale di una persona parlerà con la spalla virtuale di un’altra per vedere come potrebbe essere un appuntamento tra loro o per trovare interessi comuni tra loro ed eventualmente decidere se vale la pena esplorarli», ha aggiunto. Grindr starebbe anche assumendo esperti di relazioni e di salute sessuale per assicurarsi che il proprio assistente virtuale fornisca consigli informati agli utenti.

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