La Spagna ha concesso asilo politico al principale oppositore di Maduro
Edmundo González Urrutia, incriminato per accuse motivate politicamente, ha lasciato il Venezuela in mezzo a una crisi diplomatica che coinvolge anche Argentina e Brasile
Il governo spagnolo ha concesso asilo politico a Edmundo González Urrutia, il candidato dell’opposizione alle ultime elezioni in Venezuela, vinte dal presidente uscente Nicolás Maduro grazie a brogli elettorali e molto contestate. A inizio settembre un tribunale venezuelano aveva emesso un mandato d’arresto per González Urrutia, accusandolo tra le altre cose di falsificazione di documenti ufficiali, sabotaggio e associazione terroristica: tutte accuse considerate pretestuose e motivate politicamente.
La vicenda di González Urrutia è una diretta conseguenza delle politiche di repressione del dissenso messe in atto da tempo dal regime del Venezuela, che in questi giorni stanno peraltro coinvolgendo altri oppositori politici di Maduro e creando un caso diplomatico in cui sono coinvolti anche Argentina e Brasile.
González Urrutia ha 75 anni ed è un ex ambasciatore. Secondo le opposizioni sarebbe stato lui, e non Maduro, il vero vincitore delle elezioni in Venezuela, con oltre il 70 per cento dei consensi. Alle elezioni le opposizioni avrebbero voluto candidare la loro leader più rappresentativa, María Corina Machado, che nell’ottobre del 2023 aveva vinto le primarie con il 93,13 per cento. Ma le era stato impedito di candidarsi a causa di una sentenza molto contestata. Il nome di González Urrutia era emerso solo dopo che era stata bloccata anche la candidatura della persona che Machado aveva indicato come sua sostituta, Corina Yoris, senza che il Consiglio nazionale elettorale fornisse alcuna spiegazione.
Le accuse mosse contro di lui probabilmente lo avrebbero fatto finire in carcere: per questo era stato accolto dalla residenza dell’ambasciatore spagnolo a Caracas, la capitale del Venezuela.
Fonti diplomatiche sentite dal quotidiano spagnolo El País dicono che è stato proprio González Urrutia ad aver chiesto asilo in Spagna. La vicepresidente venezuelana Delcy Rodríguez ha detto che il regime ha accordato il suo trasferimento «per la tranquillità e la pace politica del paese». Il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares ha confermato che González Urrutia ha lasciato il Venezuela a bordo di un aereo spagnolo, ma ha negato che il governo di Maduro sia stato coinvolto nell’operazione e ha precisato che la Spagna non riconosce la «presunta vittoria» alle elezioni.
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Nelle ultime settimane González Urrutia non si era presentato alle udienze convocate in seguito alle accuse e si era rifiutato di parlare con la procura, contestando la mancanza di indipendenza del sistema giudiziario, di fatto controllato dal regime. Secondo fonti del ministero degli Esteri spagnolo citate dal País è arrivato domenica pomeriggio a Madrid, dopo aver incontrato alcuni diplomatici spagnoli in un’ambasciata europea, e adesso cominceranno le pratiche per la richiesta d’asilo.
Nella notte tra venerdì e sabato le forze di sicurezza venezuelane avevano accerchiato l’edificio dell’ambasciata argentina a Caracas, dove da mesi sono rifugiati sei collaboratori di Machado, segno del fatto che per gli oppositori politici in Venezuela neanche le ambasciate sono luoghi sicuri. La polizia e i servizi segreti avevano assediato insieme ad altri uomini armati e incappucciati l’ambasciata, che sta accogliendo i più importanti responsabili della campagna elettorale di Machado e González Urrutia. Il ministero della Sicurezza argentino aveva accusato le forze di sicurezza venezuelane di voler «violare tutte le norme internazionali».
Visto che nei mesi scorsi Maduro aveva interrotto i rapporti diplomatici con l’Argentina, dal primo agosto l’ambasciata argentina nel paese era di fatto gestita dal ministero degli Esteri brasiliano. Sabato, in un clima di crescente tensione, il governo di Maduro ha tuttavia revocato il permesso al Brasile, sostenendo di avere prove che gli oppositori politici rifugiati all’interno dell’ambasciata stiano portando avanti «attività terroristiche e piani per uccidere» Maduro e Rodríguez.