Zelensky sta cercando sostegno per attaccare la Russia con le armi occidentali
L'Italia è uno dei paesi europei più contrari all'idea, e anche per questo il presidente ucraino è stato al Forum Ambrosetti di Cernobbio
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha iniziato una serie di viaggi in Occidente: venerdì è stato alla base aerea di Ramstein, in Germania, dove si è incontrato con diversi ministri della Difesa, incluso quello statunitense, e poi è arrivato in Italia, al Forum Ambrosetti di Cernobbio (Como), un rinomato convegno annuale a tema economico organizzato da uno studio di consulenza.
Questi viaggi di Zelensky, che si concluderanno alla sede dell’ONU di New York, servono principalmente a uno scopo: convincere gli alleati – in particolare gli Stati Uniti – a dare all’Ucraina il permesso di usare le armi occidentali a lungo raggio per attaccare il territorio russo.
Non è un caso che tra tutti i leader occidentali, la prima a incontrarsi con Zelensky sia stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche lei a Cernobbio in questi giorni. L’Italia infatti è il paese europeo più contrario alla richiesta di Zelensky, non solo per quanto riguarda l’uso di armi a lungo raggio, ma per tutti i tipi di armi. Assieme all’Ungheria, poi, ha riserve sull’attacco militare ucraino in territorio russo in corso da inizio agosto, nella regione di Kursk. I due si sono visti in un incontro bilaterale venerdì sera, poi sabato mattina Zelensky ha parlato con la stampa in un incontro moderato dalla giornalista della Rai Monica Maggioni.
Per il governo italiano la questione è delicata sia dal punto di vista interno che dal punto di vista diplomatico: per quanto riguarda la politica interna, sostenere un intervento militare ucraino in territorio russo porterebbe a tensioni soprattutto tra Fratelli d’Italia, il partito di Meloni, più fermo nel sostegno all’Ucraina, e Lega, che ha posizioni decisamente più sfumate e invoca spesso la necessità di smettere di inviare armi in Ucraina e trovare una soluzione diplomatica.
In politica estera, invece, l’Italia si trova molto isolata sull’argomento, peraltro nel momento in cui il paese detiene la presidenza del G7, la riunione delle democrazie più industrializzate al mondo.
A fine agosto l’Alto rappresentante per gli affari esteri europei Josep Borrell, cioè il capo della diplomazia europea, aveva invitato tutti i paesi più restii a togliere le restrizioni sull’uso delle armi occidentali contro la Russia. Gli Stati Uniti e i maggiori paesi europei, tra cui Germania e Regno Unito, sono già d’accordo da mesi, mentre l’Italia e l’Ungheria continuano a opporsi. A fine maggio il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello della Difesa Guido Crosetto avevano risposto dicendo che le armi italiane si sarebbero potute usare solo in territorio ucraino per via dell’articolo 11 della Costituzione, quello che dice «l’Italia ripudia la guerra». Secondo Crosetto un conto è difendersi militarmente nel proprio paese, un conto invece è attaccare un paese nel suo territorio: in questo caso fornire le armi per farlo violerebbe il principio dell’articolo 11.
Il discorso sulle armi a lungo raggio poi è ancora diverso: sono in grado di colpire obiettivi a centinaia di chilometri di distanza, e su quelle c’è anche il veto degli Stati Uniti, almeno per ora.
Su queste armi, parlando al Forum con la stampa, Zelensky ha detto in tono scherzoso: «So che gli alleati sono preoccupati che l’Ucraina le possa usare per colpire il Cremlino [sede del governo russo, ndr]. Beh, è un peccato che non si possa fare». Poi ha usato toni concilianti con il governo italiano, dicendo che con Meloni venerdì sera ha parlato «di ricostruire l’Ucraina» e «dei preparativi per la conferenza sul tema che si terrà in Italia nel 2025». Zelensky ha anche spiegato di non avere nessun «problema» con il governo italiano, nonostante la sua posizione sull’offensiva in Russia: ha detto che l’attacco è servito per prevenirne un altro nella città di Sumy, nel nord-est del paese, e che gli ucraini, a differenza dei russi, non vogliono usare le armi contro i civili.