Le forze di sicurezza venezuelane hanno accerchiato l’ambasciata argentina a Caracas, in cui sono rifugiati sei oppositori di Maduro
Venerdì sera le forze di sicurezza venezuelane hanno accerchiato l’edificio dell’ambasciata argentina a Caracas, la capitale del paese, dove da mesi sono rifugiati sei collaboratori della leader delle opposizioni del regime del presidente Nicolás Maduro, María Corina Machado. I primi a darne notizia sono stati proprio loro attraverso i social network: Pedro Urruchurtu, coordinatore internazionale di Vente Venezuela, il partito di Machado, ha scritto su X che i servizi segreti e le forze di sicurezza venezuelane avevano accerchiato e assediato l’ambasciata argentina assieme ad altri uomini armati e incappucciati. Visto che di recente il regime di Maduro ha interrotto i rapporti con l’Argentina, mandando via il personale diplomatico argentino, dal primo agosto l’ambasciata del paese a Caracas è di fatto gestita da quella del Brasile.
Oltre a Urruchurtu nell’ambasciata argentina si sono rifugiati la responsabile della campagna elettorale di Machado, Magalli Meda, la responsabile della comunicazione del partito Claudia Macero, l’ex ministro Fernando Martínez Mottola, l’ex deputato Omar González e il coordinatore elettorale del partito, Humberto Villalobos. Secondo quanto ha detto González sempre su X, nell’edificio è stata tolta la corrente elettrica e nel giro di poche ore sono arrivati nuovi agenti di polizia. Al momento non si da cosa è successo dopo. Maduro, che governa il Venezuela in maniera autoritaria dal 2013, ha vinto le ultime elezioni con ampi brogli elettorali, e sia prima sia dopo ha messo in atto una dura repressione delle opposizioni; tra le altre cose descrive il presidente argentino Javier Milei come uno dei suoi principali nemici.
Vente Venezuela ha descritto la situazione come «un assedio». Per la ministra della Sicurezza argentina, Patricia Bullrich, i servizi segreti venezuelani hanno l’obiettivo di entrare nell’edificio e «violare tutte le norme internazionali». Bullrich ha aggiunto che l’accerchiamento è «un campanello d’allarme per tutta la comunità internazionale e per tutti i venezuelani e un invito a resistere alla brutalità del regime assolutamente autoritario e dittatoriale di Maduro». Venerdì il governo argentino aveva detto che avrebbe chiesto alla Corte penale internazionale – il principale tribunale internazionale per i crimini di guerra e contro l’umanità – di ordinare l’arresto di Maduro e di altri dirigenti del suo regime.