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  • Venerdì 6 settembre 2024

Alla sinistra francese non piace per nulla la nomina di Michel Barnier

La scelta di Macron del nuovo primo ministro, conservatore, è stata criticata molto dal Nuovo Fronte Popolare, che aveva vinto le ultime elezioni legislative

Michel Barnier fotografato a mezzo busto in un completo blu parla al microfono nel cortile dell'Hotel Matignon
Il nuovo primo ministro Michel Barnier nel cortile dell’Hotel Matignon, la residenza ufficiale del primo ministro francese, a Parigi, il 5 settembre 2024 (ANSA/Henri Szwarc/Xinhua via ZUMA Press)
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Giovedì, dopo settimane di consultazioni infruttuose e stallo politico, il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato primo ministro Michel Barnier, ex commissario europeo e membro dei Repubblicani, un partito di centrodestra arrivato quarto alle elezioni legislative di luglio. La nomina di Barnier è arrivata in modo piuttosto inaspettato ed è stata molto criticata dai partiti di sinistra, che hanno accusato Macron di aver ignorato i risultati delle elezioni in cui la loro coalizione, il Nuovo Fronte Popolare, era arrivata prima.

Nelle ore successive all’annuncio tutti i principali esponenti del Nuovo Fronte Popolare (composto principalmente dalla France Insoumise, dal Partito Socialista e dal partito ecologista Europe Écologie Les Verts) hanno detto che appena sarà possibile proporranno una mozione di sfiducia contro il primo ministro: al momento però non sembra che abbiano i voti per farla approvare, poiché Barnier ha già ricevuto l’appoggio dei partiti che formano la coalizione centrista di Macron e del suo partito, i Repubblicani.

Soprattutto il partito di estrema destra Rassemblement National non ha respinto la sua nomina. Questo ha fatto parlare di un presunto accordo fra Macron e il Rassemblement National, uno sviluppo che in campagna elettorale il presidente aveva decisamente escluso. Venerdì il principale quotidiano di sinistra francese, Libération, ha messo in copertina una foto di Barnier con la scritta «Approvato da Marine Le Pen».

Il più critico nei confronti della nomina è stato il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, che in una serie di video pubblicati giovedì pomeriggio sui suoi profili social ha detto che «le elezioni sono state rubate ai francesi» e che Barnier è stato nominato «con il permesso e forse su suggerimento del Rassemblement National». Ha inoltre rinnovato la proposta di provare a sfiduciare Macron attraverso una procedura di impeachment e ha esortato i francesi a manifestare questo fine settimana contro la decisione.

Gli stessi toni li hanno avuti però anche i leader ed esponenti dei partiti più moderati della coalizione. La leader degli Ecologisti, Marine Tondelier, ha definito la nomina un «affronto» e «un vero scandalo». L’ex presidente Socialista François Hollande ha detto che se Barnier ha potuto essere nominato «è perché il Rassemblement National ha dato una forma di assenso». Il segretario del Partito Socialista Olivier Faure è stato particolarmente duro e ha scritto che la «negazione democratica» in Francia «ha raggiunto il suo apogeo: un primo ministro del partito che è arrivato quarto e non ha nemmeno partecipato al fronte repubblicano» contro l’estrema destra.

Anche questo ultimo punto è molto importante per capire le reazioni della sinistra: durante le elezioni legislative di luglio la coalizione centrista di Macron e il Nuovo Fronte Popolare erano riuscite, pur con qualche difficoltà, a collaborare per impedire che venissero eletti molti deputati del Rassemblement National. L’avevano fatto ritirando i loro candidati arrivati terzi ai ballottaggi a tre in cui la presenza di un candidato centrista e di un candidato di sinistra avrebbe diviso i voti e avvantaggiato il terzo candidato di destra.

A questa alleanza, una specie di «cordone sanitario», non avevano però partecipato i Repubblicani, che si erano rifiutati di collaborare con i partiti di sinistra e soprattutto con La France Insoumise.

La strategia aveva comunque dato i suoi frutti e aveva reso il Nuovo Fronte Popolare la coalizione più votata, seguita dal Rassemblement National, dalla coalizione centrista e dai Repubblicani.

All’indomani delle elezioni, la sinistra aveva chiesto a Macron di nominare un primo ministro che venisse dal suo schieramento; non è obbligatorio, ma è tradizione che il vincitore lo esprima. Macron però si era detto da subito contrario, specialmente a un nome appoggiato anche dal partito di Mélenchon, e aveva rifiutato anche la proposta di nominare Lucie Castets, attuale direttrice finanziaria del Comune di Parigi e non affiliata ad alcun partito, che sembrava un buon compromesso.

Macron ha sempre detto che era inutile nominare un primo ministro proposto dal Nuovo Fronte Popolare perché gli altri partiti avrebbero subito fatto fronte comune e l’avrebbero sfiduciato. Secondo la sinistra queste sono state sempre e solo scuse per impedirle di provare a governare, anche se con un governo di minoranza.

La nomina non è stata criticata solo per l’appartenenza politica di Barnier. Dopo l’annuncio, il leader del partito di estrema destra Rassemblement National, Jordan Bardella, ha detto che i deputati del partito aspetteranno di sentire il primo discorso di Barnier all’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento francese, prima di decidere se sostenerlo o meno. L’ex segretaria del partito Marine Le Pen si è sbilanciata, dicendo che Barnier «soddisfa almeno il primo criterio che avevamo chiesto» ossia l’essere «una persona rispettosa delle diverse forze politiche». Ha aggiunto che è un uomo che non ha mai parlato in modo offensivo del Rassemblement National e che «non l’ha mai ostracizzato».

Queste posizioni sono state lette come un implicito assenso del Rassemblement National alla nomina: nel caso in cui la sinistra proponesse una mozione di sfiducia contro Barnier ma la destra si astenesse dal votarla, la maggioranza assoluta non sarebbe raggiunta e il governo reggerebbe.

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