Il governo cinese ha interrotto le adozioni internazionali
A causa anche del calo demografico; la decisione impatta su centinaia di famiglie che avevano già avviato da tempo le pratiche adottive
Giovedì il governo cinese ha detto di aver sospeso con effetto immediato le adozioni internazionali, che erano già state interrotte negli anni della pandemia da Covid-19 e poi pressoché azzerate. La decisione è stata comunicata dalla portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, e l’unica eccezione riguarderà chi vuole adottare minorenni figli o figli adottivi di propri parenti. Mao non ha dato particolari spiegazioni, ma il provvedimento va inserito nel contesto del calo della popolazione cinese, che nel 2023 è diminuita per il secondo anno di fila, e dell’insuccesso delle politiche statali per incoraggiare le persone a fare più figli. La decisione è particolarmente problematica per centinaia di famiglie, soprattutto statunitensi, che avevano già avviato le pratiche adottive e che ora dovranno modificare i loro piani.
Le adozioni internazionali erano state rese possibili in Cina nel 1992. All’epoca era ancora in vigore la politica del figlio unico, introdotta nel 1979 e abrogata nel 2016, che permetteva a ogni coppia di avere soltanto un figlio per evitare la sovrappopolazione del paese. In quel periodo le adozioni all’estero vennero intese come un altro modo per rallentare la crescita della popolazione, anche perché chi violava le norme sul figlio unico rischiava di venire multato o di perdere il lavoro. In oltre trent’anni si calcola che più di 150mila minori, per la maggioranza femmine, siano stati adottati da famiglie straniere, soprattutto statunitensi. Tra il 1999 e il 2023 oltre 82mila minori cinesi sono stati adottati negli Stati Uniti, secondo i dati del dipartimento di Stato statunitense, su un totale di circa 160mila adozioni a livello globale.
Nel 2007 il governo cinese rese più stringenti le regole per le adozioni internazionali dopo alcuni scandali: alcuni orfanotrofi avevano accettato donazioni da migliaia di dollari per velocizzare e facilitare le pratiche di adozione. Secondo le statistiche ufficiali il numero di minori registrati per l’adozione era comunque molto diminuito: dai 44mila del 2009 era calato a circa 15mila nel 2018. Le adozioni di minori cinesi negli Stati Uniti si sono pressoché azzerate durante la pandemia e poi non sono più tornate ai livelli del passato.
Mercoledì il dipartimento di Stato ha avvisato le agenzie che seguivano le adozioni che il governo cinese ha cancellato tutte le pratiche in corso, tranne quelle per cui erano già state emesse le autorizzazioni di viaggio. Secondo i giornali statunitensi la decisione riguarda centinaia di famiglie, alcune in attesa da prima della pandemia. Diverse famiglie hanno detto al New York Times di essere devastate dalla notizia, arrivata in modo inaspettato. Alcune avevano già comprato i vestiti, preparato le camerette e modificato le proprie abitazioni per accogliere i bambini, molti dei quali con disabilità.
In Italia al 30 giugno scorso risultavano 79 richieste pendenti, secondo i dati della Commissione per le adozioni internazionali, dipendente dalla presidenza del Consiglio dei ministri.
La sospensione è in parte legata ai cambiamenti nella situazione demografica cinese. Le nascite sono in calo da anni, e nel 2022 la popolazione è diminuita per la prima volta in oltre 60 anni. A questo si aggiunge il costante invecchiamento della popolazione. Alla fine del 2023 la popolazione cinese era di 1,409 miliardi di persone: 2,08 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. È il risultato del fatto che il numero dei decessi (11,1 milioni) ha superato quello delle nascite (9,2 milioni) e la differenza si è ulteriormente ampliata rispetto al 2022, quando la popolazione si era ridotta di 850mila persone.
Da quando ha abbandonato la politica del figlio unico, il governo cinese ha tentato in vari modi di incoraggiare le famiglie ad avere un secondo o un terzo figlio, anche attraverso incentivi fiscali, senza particolare successo. Gli esperti sono concordi nel sostenere che la crisi demografica cinese ha radici profonde e che difficilmente consentire alle coppie di avere tre figli potrà cambiare la situazione. Il problema principale è che la maggior parte delle coppie in Cina non ha intenzione di avere più di un figlio, anche perché per la prima volta da decenni l’economia cinese si trova in seria difficoltà: a circa un anno e mezzo dall’abbandono delle politiche di durissimo lockdown disposte a causa della pandemia, anziché ripartire come tutti si aspettavano ha subìto un forte rallentamento.
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