È stato arrestato il padre del ragazzo accusato della sparatoria nella scuola in Georgia
Per avere permesso al figlio, che ha 14 anni, di accedere a un'arma da fuoco: è un fatto piuttosto raro, ma significativo per diverse ragioni
In Georgia, negli Stati Uniti, è stato arrestato il padre del ragazzo accusato di aver ucciso quattro persone in una scuola superiore mercoledì mattina. Il ragazzo si chiama Colt Gray e ha 14 anni: era stato arrestato sul luogo della sparatoria, la Apalachee High School di Winder, ed è l’unica persona sospettata.
Il padre Colin, di 54 anni, è stato arrestato giovedì dalle autorità locali con varie accuse tra cui quattro di omicidio colposo e due di omicidio di secondo grado (reato che nel codice penale statunitense si riferisce a omicidi di carattere doloso o colposo, ma senza premeditazione e con varie possibili attenuanti). Colt ha compiuto la sparatoria con un fucile di proprietà del padre: il direttore del Georgia Bureau of Investigation, Chris Hosey, ha detto che le accuse contro Colin «derivano dal fatto che ha consapevolmente permesso a suo figlio di impossessarsi di un’arma da fuoco».
Colt Gray aveva già attirato l’attenzione della polizia federale più di un anno fa, quando erano arrivate delle segnalazioni anonime su qualcuno che minacciava di compiere un attacco in una scuola. L’FBI aveva inoltrato le segnalazioni alla polizia locale, le cui indagini avevano portato a interrogare sia Gray che il padre. In quell’occasione il padre aveva detto di avere delle armi da caccia in casa, ma aveva specificato che il figlio non vi aveva accesso senza la sua supervisione. Gray aveva a sua volta negato di essere l’autore di quelle minacce online. La polizia non aveva sufficienti elementi per procedere con un arresto e aveva solo avvisato le scuole locali di tenere monitorato il soggetto al centro delle segnalazioni.
Succede molto raramente che i genitori di un minorenne che ha compiuto una sparatoria vengano ritenuti responsabili delle azioni dei propri figli. Negli ultimi venticinque anni, dalla celebre sparatoria alla Columbine High alla più recente alla Apalachee High, ci sono state 195 sparatorie in contesti scolastici commesse da minorenni. Secondo il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, nell’80 per cento dei casi i responsabili hanno trovato l’arma da fuoco poi usata nella sparatoria a casa propria.
Soltanto 11 volte, però, i proprietari adulti di queste armi sono stati accusati di qualche tipo di reato per non averle tenute in sicurezza. Nel 2015 il padre di un quindicenne fu accusato di aver acquistato illegalmente una pistola che poi suo figlio aveva utilizzato per uccidere quattro persone e ferirne una quinta. Ad aprile in Michigan era invece successo per la prima volta che i genitori di un adolescente che aveva sparato a quattro compagni di classe, uccidendoli, fossero ritenuti legalmente responsabili dell’azione dei figli in una sparatoria scolastica: erano stati condannati a una pena detentiva compresa tra 10 e 15 anni dopo che una giuria li aveva giudicati colpevoli di omicidio colposo. In quel caso, i genitori tenevano armi in casa che erano facilmente accessibili al figlio quindicenne e, secondo i giudici, avevano ignorato vari suoi segnali di squilibrio.
Secondo Reuters, quella di ritenere i genitori responsabili dell’uso che i loro figli fanno delle armi lasciate incustodite in casa «potrebbe essere una nuova strategia per tentare di limitare l’epidemia di sparatorie nelle scuole statunitensi». Negli Stati Uniti, però, soltanto 21 stati hanno una legge che imponga sanzioni penali alle persone che conservano armi in un luogo accessibile a minorenni. Vari esperti legali hanno detto che il caso del Michigan, dove una legge del genere non esiste, potrebbe stabilire un precedente che permetta ai pubblici ministeri di perseguire accuse in casi simili anche se lo stato non ha leggi di questo tipo.
«La mia speranza più sincera è che non ci sia mai più bisogno di accusare i genitori di qualcuno per un’altra sparatoria in una scuola compiuta da loro figlio», ha detto Karen McDonald, la procuratrice che ha guidato il caso del Michigan. «Mettere in sicurezza un’arma da fuoco richiede meno di 10 secondi. Sarebbe stato facile salvare la vita di quattro persone».
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