Chi è Alessandro Giuli, il nuovo ministro della Cultura

Giornalista, ex condirettore del Foglio e presidente della fondazione MAXXI, ha una lunga storia di militanza giovanile nell'estrema destra romana

Alessandro Giuli durante la conferenza programmatica di Fratelli d'Italia a Pescara, 26 aprile 2024 (Foto Roberto Monaldo/LaPresse)
Alessandro Giuli durante la conferenza programmatica di Fratelli d'Italia a Pescara, 26 aprile 2024 (Foto Roberto Monaldo/LaPresse)

Il presidente della fondazione MAXXI Alessandro Giuli è il nuovo ministro della Cultura. Venerdì pomeriggio ha giurato al Quirinale davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prendendo il posto di Gennaro Sangiuliano, che si era dimesso poco prima per le polemiche generate dal caso di Maria Rosaria Boccia.

Nato a Roma nel 1975, Giuli ha una storia di militanza giovanile nell’estrema destra. Ereditò la fede politica dalla famiglia del padre: il nonno paterno era stato un convinto sostenitore del regime di Benito Mussolini e della Repubblica di Salò. A quattordici anni Giuli si iscrisse al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI, partito nostalgico del fascismo erede proprio della Repubblica di Salò). Partecipò anche a movimenti neofascisti e neonazisti attivi in città. Dopo la maturità classica al Liceo Tasso, nel 1994, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza, dove seguì perlopiù corsi di filosofia. In quegli anni sviluppò la sua passione per il paganesimo precristiano e le popolazioni italiche antiche, a cui avrebbe dedicato negli anni studi e ricerche con collegamenti alla cultura neofascista, che nel corso del Novecento si è ispirata spesso ai rituali e all’immaginario di quei popoli.

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Nel frattempo Giuli iniziò la sua carriera da giornalista nel quotidiano del Partito socialdemocratico italiano, di centrosinistra, L’Umanità. Durante gli anni dell’università, mai conclusa, iniziò a lavorare alla Vespina, un’agenzia di stampa fondata e diretta dal giornalista Giorgio Dell’Arti. Da lì nel 2004 passò al Foglio di Giuliano Ferrara, prima come collaboratore, poi come cronista politico, fino a diventare vicedirettore e poi condirettore del quotidiano tra il 2015 e il 2016. Giuli riteneva tuttavia sbagliata la linea editoriale del giornale, che in quel periodo andò più verso sinistra sostenendo l’ascesa politica di Matteo Renzi, allora segretario del PD. Lasciato Il Foglio, andò a dirigere la rivista Tempi, di orientamento cattolico e conservatore.

Giuli ha avuto anche varie collaborazioni con programmi tv e giornali. Tra il 2020 e il 2022 ha condotto e curato alcune trasmissioni su Rai 2, nessuna però di grande fortuna e alcune sospese dopo appena un paio di puntate per carenza di ascolti. Nel periodo del primo governo “gialloverde” guidato da Giuseppe Conte si è avvicinato alla Lega, ma è sempre rimasto molto legato agli ambienti della destra romana, ed è da tempo amico di Giorgia Meloni e di vari dirigenti del suo partito. Sua sorella Antonella Giuli, a lungo responsabile della comunicazione di Fratelli d’Italia e poi portavoce del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, lavora da qualche mese nell’ufficio stampa della Camera dei deputati.

Il suo nome era circolato con una certa insistenza già nell’ottobre del 2022, come possibile ministro della Cultura del governo di Meloni. Invece un mese dopo il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano lo nominò presidente della fondazione MAXXI, quella che gestisce il museo dell’arte contemporanea di Roma e che fino a quel momento era stata sempre controllata da persone di area progressista. Negli ultimi tempi, pur senza mai rinnegare il suo passato e la sua militanza giovanile, Giuli ha tentato di rappresentare un approccio più moderato e istituzionale della destra, predicando la necessità di abbandonare le istanze sovraniste più radicali e contro l’“establishment” cosiddetto che caratterizzano la propaganda di Fratelli d’Italia. È sposato con Valeria Falcioni, giornalista di Sky, con cui ha due figli.