Le tante vite sportive di Francesca Porcellato
A 54 anni una delle migliori atlete italiane di sempre ha detto che si ritirerà, dopo aver vinto 14 medaglie in 12 diverse Paralimpiadi, 9 estive e 3 invernali
Giovedì 5 settembre alle Paralimpiadi di Parigi la cinquantaquattrenne Francesca Porcellato è arrivata quarta nella prova in linea di ciclismo categorie H1-H4, che raggruppano tutte le cicliste paraplegiche o con gravi problemi agli arti e prevedono quindi l’uso di una handbike, o handcycle, la bicicletta in cui si “pedala” con le mani. Parlando con la Rai, Porcellato ha detto che questa è stata la sua ultima gara e che si ritirerà dalla Nazionale italiana, terminando così una carriera sportiva lunga e decisamente eccezionale, durante la quale ha partecipato a 12 Paralimpiadi diverse (9 estive e 3 invernali), vincendo 14 medaglie in 3 sport diversi e dimostrandosi una delle atlete paralimpiche più longeve e versatili di sempre.
Porcellato è nata a Castelfranco Veneto il 5 settembre 1970 (oggi, giorno dell’ultima gara, è anche il suo compleanno) ed è paraplegica da quando fu investita da un camion all’età di un anno e mezzo. Le persone paraplegiche sono paralizzate negli arti inferiori e per questo Porcellato si muove in carrozzina. «Quando a 6 anni mi hanno dato la prima carrozzina l’unica cosa a cui ho pensato è stata quella di farla andare più veloce che potevo», disse una volta.
La sua prima partecipazione alle Paralimpiadi risale addirittura a Seul 1988, quando aveva solo 18 anni e in maniera abbastanza inattesa vinse cinque medaglie nell’atletica leggera, tutte nella velocità: l’oro nei 100 metri piani e nella staffetta 4×100, l’argento nei 200 metri e il bronzo nelle staffette 4×200 e 4×400. Quelle di Seul furono le prime Paralimpiadi che si tennero nello stesso luogo delle Olimpiadi, a due settimane di distanza, come avviene oggi. Nelle successive Paralimpiadi estive vinse altre medaglie fino a essere scelta, per quelle di Pechino del 2008, come portabandiera della delegazione italiana, in un momento che di recente ha definito tra i migliori della sua carriera.
Nel frattempo, per partecipare alle Paralimpiadi invernali di Torino del 2006 cominciò a praticare anche lo sci di fondo. A Torino arrivò al nono posto nella 5 chilometri, ma quattro anni dopo, a Vancouver, vinse la medaglia d’oro nello sprint sitting, una gara di sci di fondo lunga un chilometro nella quale le atlete gareggiano sedute. Tra le atlete e gli atleti paralimpici capita più di frequente che ci sia chi riesce a gareggiare in diversi sport, anche alternando estivi e invernali, ma non molti sono riusciti a vincere un oro in entrambi gli eventi.
La capacità di Porcellato di essere competitiva in contesti molto diversi si vede non solo nel suo gareggiare ad alti livelli in vari sport, ma anche nel suo saper eccellere in discipline molto diverse all’interno dello stesso sport. Nell’atletica leggera per esempio ha vinto titoli olimpici e mondiali nelle gare di velocità come 100 e 200 metri, ma è arrivata anche prima in alcune delle più importanti maratone del mondo, e quindi in gare di resistenza: vinse a New York, Londra, Parigi. Nel ciclismo va forte sia a cronometro sia nelle prove in linea. Per via della sua velocità e del colore dei suoi capelli è stata soprannominata “la rossa volante”, che è anche il titolo che ha dato alla sua biografia, scritta assieme al giornalista Matteo Bursi e pubblicata nel 2022 da Baldini+Castoldi.
Dopo le Paralimpiadi invernali di Sochi 2014 cominciò a praticare con continuità il ciclismo paralimpico, che aveva scoperto proprio allenandosi per lo sci di fondo durante i mesi estivi. Nel 2015, alla sua prima partecipazione ai Mondiali su strada, vinse l’oro sia nella prova a cronometro sia in quella in linea, gareggiando nella categoria H3, dove H sta per handcycle e 3 indica l’impatto della disabilità sulle capacità di movimento dell’atleta (nell’handcycle vanno da 1 a 5: nell’1 ci sono le atlete con disabilità più gravi, nella 5 quelle che hanno una certa mobilità del tronco e possono stare in ginocchio sul mezzo). La handbike, come viene chiamata in Italia (curiosamente in modo diverso da come viene chiamata in inglese, cioè handcycle), funziona come una bicicletta, con le ruote azionate dagli ingranaggi di una catena, e in modo invece diverso da una carrozzina da corsa, che è messa in movimento da una spinta che si applica con le braccia direttamente sulle ruote (quella che usava Porcellato quando competeva nell’atletica leggera).
Alle Paralimpiadi di Parigi gli organizzatori, per mancanza di atlete e per problemi nella gestione di troppe gare, hanno deciso di accorpare le categorie dall’H1 all’H4, nelle quali le atlete gareggiano completamente sdraiate sulla bicicletta (l’accorpamento delle gare sta succedendo sempre più spesso alle Paralimpiadi). Alla fine della gara di oggi, Porcellato si è lamentata di questa «regola assurda dell’accorpamento», dicendo che molti ciclisti e cicliste sono stati penalizzati perché sono arrivati dopo avversari con disabilità meno limitanti delle loro: lei stessa se avesse gareggiato solo contro altre H3 avrebbe vinto la medaglia di bronzo (la nederlandese Jennette Jansen infatti, seconda, è categoria H4). «Fa male essere battuti da chi è meno disabile di te», ha detto.
Nella gara peraltro Porcellato è arrivata quarta a soli quattro secondi dal terzo e dal secondo posto, e dopo essere stata penalizzata da un piccolo incidente che l’ha coinvolta avvenuto non per colpa sua: verso l’inizio della gara un’avversaria si era incastrata con la ruota anteriore della sua handbike in una delle due ruote posteriori di Porcellato, facendole perdere diversi secondi sulle avversarie per disincastrarsi e ripartire, e costringendola poi a una rimonta durata gran parte della gara. Quei secondi alla fine si sono rivelati decisivi.
Porcellato ha detto però anche di essere molto contenta della sua gara, annunciando che sarebbe stata l’ultima, e di essere orgogliosa della sua carriera. Nel ciclismo ha vinto comunque tre medaglie paralimpiche: due bronzi a Rio de Janeiro (nella prova a cronometro H1-H3 e in quella su strada H1-H4) e un argento a cronometro nella categoria H1-H3 a Tokyo, tre anni fa, l’ultima delle sue quattordici medaglie paralimpiche totali.