Anche i governi britannici e alcune aziende hanno delle responsabilità per il disastro della Grenfell Tower
Lo dice la seconda parte dell'inchiesta sull'incendio del grattacielo di Londra in cui morirono 72 persone nel 2017
Mercoledì 4 settembre nel Regno Unito sono stati pubblicati i risultati della seconda e ultima parte dell’inchiesta sull’incendio che il 14 giugno 2017 bruciò la Grenfell Tower, un grattacielo residenziale di Londra, in cui morirono 72 persone. Il rapporto dedicato attribuisce delle responsabilità a diversi governi britannici che per anni non cambiarono le regole sulla sicurezza degli edifici, agli amministratori locali del quartiere del grattacielo, a uno studio di architettura, alle ditte di costruzione con cui aveva lavorato e soprattutto ad alcune aziende produttrici di materiali da costruzione.
L’inchiesta era stata commissionata dall’allora prima ministra Theresa May ed è stata diretta dall’ex giudice della Corte Suprema Martin Moore-Bick. Complessivamente è durata sei anni, due in più di quanto inizialmente previsto. La prima parte dell’indagine, le cui conclusioni erano state rese pubbliche nel 2019, accusava i vigili del fuoco di Londra di aver gestito male le operazioni di soccorso alle persone nel grattacielo: se non avessero detto ai residenti di rimanere nelle loro case (una pratica standard in tutto il mondo, dato che generalmente le fiamme passano da un piano all’altro lentamente) ci sarebbero stati meno morti.
Nella conferenza stampa con cui è stata presentata la seconda parte dell’inchiesta, dedicata all’analisi di come la Grenfell Tower era stata costruita e poi manutenuta, Moore-Bick ha detto che tutte le morti nell’incendio erano «evitabili». Tra le persone morte ci furono anche due italiani, Marco Gottardi e Gloria Trevisan.
L’incendio della Grenfell Tower cominciò in un appartamento del quarto piano, un quarto d’ora dopo la mezzanotte del 14 giugno, e sebbene i vigili del fuoco spensero rapidamente il fuoco all’interno dell’alloggio, le fiamme si diffusero nei piani superiori attraverso il rivestimento del palazzo. Passarono attraverso l’intercapedine tra il cappotto esterno dell’edificio e il rivestimento isolante, uno spazio largo circa cinque centimetri che correva lungo tutta la facciata dell’edificio. Furono alimentate proprio dall’isolante.
Moore-Bick ha spiegato che, secondo le prove raccolte, già nel 1991 era emerso che alcuni materiali usati nel rivestimento dell’edificio erano «pericolosi». Tuttavia i governi britannici e altri enti competenti non aggiornarono tempestivamente le regole per l’uso di tali materiali nei rivestimenti delle costruzioni. Il capo dell’inchiesta ha accusato di «disonestà sistematica» le aziende produttrici dei rivestimenti presenti nella Grenfell Tower, fatti di alluminio e polietilene: avrebbero portato avanti per anni pratiche commerciali ingannevoli per vendere i materiali pericolosi.
Le tre aziende in questione sono Arconic, una grande società statunitense, e l’irlandese Kingspan e la britannica Celotex. Arconic possiede la società francese che produsse i pannelli di rivestimento della Grenfell Tower: secondo l’indagine sapeva da quasi dieci anni dei rischi legati a quei pannelli, ma continuò a venderli nei paesi dove le regole sull’edilizia erano meno stringenti, come il Regno Unito. Avrebbe volontariamente deciso di «nascondere» i rischi.
Kingspan e Celotex invece sono le due aziende produttrici delle schiume isolanti impiegate nel rivestimento. Sapevano da una decina d’anni dei rischi associati al proprio prodotto in caso di incendio, secondo le prove raccolte durante le indagini.
Anche due enti che forniscono le certificazioni riguardo alla sicurezza dei materiali da costruzione sono stati ritenuti corresponsabili, perché non bloccarono l’uso dei rivestimenti in questione.
L’inchiesta ha comunque attribuito delle responsabilità anche al consiglio municipale di Kensington e Chelsea, in cui si trovava la Grenfell Tower.
La zona, North Kensington, è fatta di abitazioni popolari costruite in mezzo ai ricchissimi quartieri di Chelsea e Kensington ed è abitata in buona parte da immigrati, rifugiati e persone con redditi bassi. Dopo l’incendio si era molto parlato delle differenze sociali tra i residenti del quartiere e c’erano state molte accuse nei confronti del consiglio municipale di Kensington e Chelsea – composto perlopiù da esponenti del Partito Conservatore – che avevano imposto i lavori di ristrutturazione e isolamento che avevano reso il grattacielo pericoloso e avevano ignorato una serie di segnalazioni degli abitanti.
Secondo l’inchiesta il consiglio non avrebbe fatto le opportune verifiche sulla sicurezza del palazzo. Inoltre la società che si occupa delle abitazioni popolari del quartiere influenzò il processo per la scelta di uno studio di architettura che seguisse i lavori di ristrutturazione affinché venisse selezionato lo Studio E (ora non più in attività). Tale studio, che scelse tra le altre cose i materiali usati per l’esterno della Grenfell Tower, non aveva esperienze pregresse di installazione di rivestimenti sui grattacieli.
Alla fine dei lavori di ristrutturazione la società che amministrava il palazzo non fece fare le dovute verifiche sulla sicurezza antincendio.
Per quanto riguarda le responsabilità dei governi britannici, secondo l’inchiesta ci sarebbero state diverse occasioni nei 30 anni precedenti all’incendio per aggiornare le regole sulle costruzioni che avrebbero potuto scongiurare il disastro della Grenfell Tower. Infatti nel 1991 un condominio di Liverpool venne distrutto da un incendio propagatosi proprio nel rivestimento e nel 1999 una commissione avvisò il governo dell’allora primo ministro laburista Tony Blair dei rischi in questo ambito, ma non vennero fatti interventi.
In anni più recenti, dopo una serie di incendi che coinvolsero i rivestimenti di vari palazzi del mondo, i governi conservatori avrebbero dovuto sapere che le regole antincendio erano «poco chiare e non ben comprese» da molte aziende del settore, ma si continuò a ignorare il problema.